La suocera considera i miei figli “finti” nipoti perché non sono sua figlia.

Mia suocera considera i miei figli “nipoti non veri” — perché non sono sua figlia.

Ho sempre pensato di essere fortunata con mio marito. E anche con la sua famiglia. Matteo è gentile, calmo, equilibrato. Sua madre, Paola, è una donna raffinata e discreta, che sa rispettare i confini e non si intromette. Soprattutto, non mi ha mai fatto osservazioni dirette, tutto veniva detto con dolcezza e rispetto. Eravamo amiche, davvero. Non c’erano conflitti neanche nelle piccole cose, e ingenuamente credevo che quella fosse la “suocera perfetta” di cui si parla nelle favole.

La sorella di mio marito, Giulia, viveva a Milano, si era sposata molto prima di noi, ma non aveva fretta di avere figli. Diceva di voler vivere per sé, fare carriera, viaggiare. Così i primi nipoti dei genitori di Matteo furono i nostri bambini — Luca e la piccola Sofia.

I suoceri li adoravano. Regali, feste, attenzioni, parole affettuose, foto ovunque — tutto sembrava creare l’immagine di una famiglia unita e piena d’amore. Sofia chiamava persino la nonna “la mia seconda mamma”. Ero felice che i miei figli avessero questo legame con la famiglia paterna. E Paola spesso diceva:
— Ci avete reso le persone più felici del mondo! Che bambini meravigliosi. Spero che un giorno anche Giulia ci regalerà questa gioia.

E quel giorno arrivò. Alla fine dello scorso anno, Giulia chiamò per annunciare di essere incinta. La gioia in casa era palpabile — lacrime, chiamate ai parenti, discussioni sul nome. Persino Sofia correva per casa gridando: — Presto avrò un cuginetto o una cuginetta!

Ma, come spesso accade, le crepe si rivelano nei momenti di gioia più intensa.

Tutto iniziò con una semplice passeggiata al parco. Stavo camminando con Luca, davamo da mangiare alle anatre nello stagno, quando incontrai una vicina, Chiara, con cui chiacchieravo quando vivevamo nella vecchia casa. Scambiammo due parole, e lei improvvisamente chiese:
— Allora, Giulia ha partorito?

— No, siamo ancora in attesa. Sarà questione di giorni — risposi, sorridendo.

Ed è allora che mi lanciò una frase che mi gelò il sangue:
— Beh, finalmente tua suocera avrà dei nipoti veri. Tutto cambierà, lo sai.

— Cosa intendi per “nipoti veri”? — chiesi, incredula.

— Beh, tu non sei sua figlia. È diverso. Quando è la figlia ad avere un bambino, è più… intimo, più vicino. Lo capirai col tempo.

Me ne andai come in trance. Quella frase, apparentemente innocente, mi bruciò dentro. Significava che i miei figli erano “finti”? Perché nati dal figlio e non dalla figlia? E se i vicini la pensavano così, era possibile che anche Paola, così saggia e gentile, la pensasse allo stesso modo?

Passai giorni a rimuginare su quelle parole. Mi ricordavo di tutto: quando Paola teneva Sofia tra le braccia, quando giocava a tombola con Luca, quando li chiamava la sua “fortuna”. Davvero tutto questo era… finto? O c’era stato, ma ora sarebbe cambiato?

Giulia partorì un maschietto. Lo chiamarono Lorenzo. E da quel momento, molte cose cambiarono. O forse iniziai solo a notare ciò che prima non vedevo.

Le foto di Luca e Sofia sparirono gradualmente dagli scaffali, rimpiazzate da quelle di Lorenzo. Gli inviti a cena si fecero più radi. E nei discorsi si sentiva sempre più spesso: — Giulia ha fatto… —, — Lorenzo è così intelligente… —, — Chissà se Sofia e Luca impareranno qualcosa dal cuginetto… —

Non provo invidia. Non è gelosia. Ma fa male.

Perché ho fatto del mio meglio. Perché ho creduto nell’autenticità di quei legami. Perché i miei figli sono nipoti veri, sangue del loro sangue, anche se nati da un figlio maschio. E ora mi chiedo: c’è del vero in quelle parole crudeli di Chiara? Le suocere dividono davvero i nipoti in “veri” e “quasi veri”?

Non voglio litigi. Non voglio discussioni. Ma la pena rimane. La consapevolezza che, forse, anche l’amore ha i suoi asterischi. Persino verso i bambini. Persino verso i nipoti.

Ragazze, è mai capitato anche a voi? Hanno mai fatto distinzioni tra i vostri figli? O forse sono solo io che vedo tutto distorto?

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