La suocera considera i miei figli “nipoti finti” perché non sono sua figlia.

Mia suocera considera i miei figli “nipoti non veri” perché non sono sua figlia

Ho sempre pensato di essere fortunata con mio marito. E anche con la sua famiglia, a dire il vero. Matteo è gentile, pacato, equilibrato. Sua madre, Elena Maria, è una donna elegante, raffinata, che sa rispettare i confini e non si intromette nella vita degli altri. Soprattutto, non mi ha mai fatto rimproveri diretti: tutto era detto con delicatezza, con rispetto. Eravamo amiche, davvero. Anche nei piccoli dettagli non c’erano conflitti, e ingenuamente credevo che fosse quella la “suocera perfetta” di cui si racconta nelle favole.

La sorella di mio marito, Silvia, viveva a Milano, si era sposata molto prima di noi ma non aveva fretta di avere figli. Diceva di voler vivere per sé, fare carriera, viaggiare. Così i primi nipoti dei genitori di Matteo furono i nostri bambini: Luca e la piccola Sofia.

I suoceri li adoravano. Regali, feste, attenzioni, parole dolci, fotografie ovunque — tutto sembrava creare l’immagine di una famiglia unita e felice. Persino Sofia chiamava la nonna “seconda mamma”. Ero felice che i miei figli avessero questo affetto da parte della famiglia paterna. E Elena Maria diceva spesso:
“Avete reso la nostra vita perfetta! I vostri bambini sono meravigliosi. Spero che anche Silvia un giorno ci regalerà questa gioia.”

E quel giorno arrivò. Alla fine dello scorso anno, Silvia chiamò per annunciare di essere incinta. La gioia in casa era incontenibile: lacrime di felicità, telefonate ai parenti, discussioni sul nome. Anche la mia Sofia correva per casa urlando: “Avrò presto un cuginetto o una cuginetta!”

Ma, come spesso accade, le crepe nei rapporti emergono proprio nei momenti di esaltazione.

Tutto iniziò con una semplice passeggiata al parco. Ero con Luca e stavamo dando da mangiare alle anatre nello stagno. Ci imbattemmo in una vicina, Giovanna, con cui avevamo chiacchierato qualche volta quando vivevamo nella vecchia casa. Ci scambiammo due parole, e lei improvvisamente chiese:
“Allora, Silvia ha già partorito?”

“No, non ancora. Tra poco”, risposi sorridendo.

E fu allora che pronunciò una frase che mi gelò il sangue:
“Be’, presto tua suocera avrà dei nipoti veri. Tutto cambierà, lo capisci, vero?”

“Che vuoi dire con ‘nipoti veri’?” chiesi, incredula.

“Be’, tu non sei sua figlia. È diverso. Quando nasce un figlio a tua figlia, è più naturale, più intimo. Capirai col tempo.”

Me ne andai come intontita. Quella frase, apparentemente innocente, mi bruciò dentro. Quindi i miei figli erano “non veri”? Perché nati da un figlio maschio e non da una figlia? E se la pensavano così i vicini… forse anche mia suocera, così saggia e buona, la pensava allo stesso modo?

Non riuscii a togliermi quel pensiero dalla testa. Ripensai a tutto: a quando Elena Maria teneva in braccio Sofia, a quando giocava a tombola con Luca, a quando li chiamava la sua “felicità”. Davvero tutto questo non era… vero? Oppure lo era, ma ora sarebbe cambiato?

Silvia partorì un maschietto. Lo chiamarono Alessandro. E da quel giorno, effettivamente, molte cose cambiarono. Almeno, cominciai a notare ciò che prima non vedevo.

Le foto di Luca e Sofia sparirono dagli scaffali, sostituite da quelle di Ale. Ci invitavano meno spesso. E nelle conversazioni si sentiva sempre più spesso: “Silvia ha detto che…”, “Ale è così intelligente…”, “Se solo Sofia e Luca imparassero dal cuginetto…”.

Non sono invidiosa. Non sono gelosa. Ma soffro.

Perché ho cercato di fare tutto bene. Perché credevo nell’autenticità di quei legami. Perché i miei figli sono nipoti come gli altri, ugualmente cari, anche se nati da un figlio. E ora mi chiedo: c’è del vero nelle dure parole di Giovanna? Le suocere dividono davvero i nipoti tra “veri” e “quasi”?

Non voglio litigi. Non voglio discussioni. Ma dentro di me resta l’amarezza. L’amarezza di capire che forse l’amore ha delle condizioni. Persino per i bambini. Persino per i nipoti.

Ragazze, ditemi: vi è mai capitato? Hanno mai fatto differenze tra i vostri figli in famiglia? O forse è solo la mia percezione, troppo dolorosa?

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