Mia nuora ha tradito mio figlio da quel giorno, non è più lo stesso.
Non so come tirarlo fuori da questo abisso. Non so come aiutarlo, mentre il cuore di una madre si spezza tra dolore e impotenza.
Mio figlio, Andrea, è nato da un amore vero, forte. Io e suo padre gli abbiamo dato tutto: energie, tempo, speranze, gioventù. Labbiamo cresciuto onesto, buono, generoso. Lunica cosa che desideravamo era vederlo crescere, trovare una brava ragazza, farsi una famiglia e regalarci dei nipoti. Una piccola felicità umana, niente di più.
Ma tutto è andato diversamente.
Tre anni fa, quando Andrea aveva appena diciannove anni, si è legato a una donna che poteva quasi essere sua sorella maggiore. Divorziata, con un figlio, una vita complicata e, come ho scoperto dopo, un carattere altrettanto difficile.
Ancora oggi, non riesco a pensare senza fremere al momento in cui ho saputo che non poteva avere figli. Mio figlio mi ha detto: «Mamma, non illuderti. Non ci sarà nessun miracolo.» Mi è sembrato di cadere nel vuoto.
Ho vagato per casa in lacrime, implorando mio marito di parlare con Andrea. Lui è rimasto in silenzio, fumando una sigaretta dopo laltra. Poi ha detto: «Se ci opponiamo, lo perderemo.» Ci siamo piegati. Ho messo a tacere il mio cuore di madre e lho accettataper lui.
Ma era troppo furba. Occhi vispi, sorriso calcolatore. Più volte lho colta a flirtare con altri, notato conversazioni sospette, strane assenze. Con Andrea, però, era dolce, remissiva, gli accarezzava la guancia. E lui le credeva. A lei, non a me. A sua madre, noa lei, sì.
Poi, un giorno, io e mio marito stavamo per partire a trovare degli amici in un paese vicino. Eravamo già alla stazione degli autobus quando mi sono accorta di aver dimenticato i biglietti a casa. Sono corsa indietro, di fretta. E poi lho vista: unauto sconosciuta parcheggiata davanti a casa nostra.
Non ho suonato il campanello. Avevo le chiavi in borsa, e sono entrata in punta di piedi, quasi senza respiro. Come se il cuore sapesse già che cosa avrei trovato.
Nella nostra camera, sul nostro letto, cera lei. Con un tipo che, come ho scoperto dopo, era uscito dal carcere da una settimana. Tutti in paese già si pentivano del suo ritorno. E lei lo aveva portato lì. Nella casa dove vive mio figlio. Sono rimasta di pietra.
Sapevo che se glielo avessi semplicemente raccontato, Andrea non mi avrebbe creduto. Così ho mentito. Lho chiamato al lavoroallora faceva il barista in un caffè vicinoe gli ho detto che ero davanti alla porta, senza chiavi. Che venisse ad aprirmi. Volevo che vedesse con i suoi occhi chi era diventata colei che aveva chiamato moglie.
È arrivato subito. Ha aperto la porta, è entrato, e basta. Nessuna parola, nessun urlo. È diventato rosso, è caduto a sedere sul pavimento e ha pianto. Come un bambino. Come quel piccolo che cullavo tra le brace. Ripeteva solo una cosa: «Perché?»
Da quel giorno, non è più lui. È unombra. Non ride, non scherza, non parla. Cammina come se fosse sottacqua. Lei vive ancora con lui. Si pavoneggia, mente, finge che nulla sia accaduto. E luiè come se morisse lentamente.
A volte mi chiedo: ho fatto male ad aprirgli gli occhi? Forse sarebbe stato meglio vivere nellillusione? Ma poi ripenso: non merita una bugia così. Nessuno la merita. Che soffra, ma almeno conosca la verità. Che sia crudele, ma almeno sia reale. Perché essere traditi e non saperloè cento volte peggio.
E tutto quello che voglio ora è che mio figlio torni a vivere. Che riesca a lasciarla andare. Che trovi qualcuno di vero. Perché lui è buono, puro, degno. E non lho cresciuto per vedere una donna dallanima sporca calpestargli il cuore.