La suocera smascherata: l’astuzia istantanea di una madre

La mamma ha subito capito la suocera e ha frenato le sue ambizioni

Essere in debito con qualcuno è un peso grave, ma cento volte peggio è quando il creditore ti sbatte continuamente in faccia la sua “generosità”, pretendendo eterna gratitudine. Io, Sofia, e mio marito, Matteo, abbiamo sempre cercato di vivere secondo i nostri mezzi, senza indebitarci. Ma sua madre, Luciana Rossi, ci imponeva il suo aiuto solo per ricordarci all’infinito come ci avesse “salvati”. Questi rimproveri finivano solo se ci “prestava” di nuovo soldi. Anche quando Matteo le chiedeva un prestito e lo restituiva in tempo, trovava un modo per lodarsi: “Vedi, non avete avuto bisogno delle banche, con i loro tassi da strozzini, la mamma vi ha aiutato!” Viviamo in un paesino vicino a Bologna, e questo gioco della “benefattrice” ci avvelenava l’esistenza.

Quando si è presentata l’occasione di comprare un appartamento, io mi sono opposta fermamente all’aiuto della suocera. L’opportunità è arrivata dopo la morte di mia nonna. Aveva lasciato a mia mamma un appartamento, che lei ha venduto, dividendo i soldi tra me e mia sorella. Era quasi la metà della somma necessaria. Ma Luciana Rossi si è immediatamente offerta di aggiungere il resto, con una condizione: che l’appartamento fosse intestato a lei. Sono rimasta senza parole: “Perché a voi?” ho chiesto. “E a chi? Sono io che do i soldi!” ha tagliato corto. Non mi sono trattenuta: “Anche mia mamma ha dato dei soldi. Forse volete essere comproprietarie con lei?” La suocera è diventata paonazza: “Ma stai scherzando?” “No,” ho risposto, “compreremo l’appartamento e lo intestaremo a noi. I vostri soldi non ci servono. Un mutuo non è così terribile da dover diventare vostri debitori per sempre.”

A quel punto, non tacevo più come prima e avevo imparato a risponderle con la sua stessa moneta. Questo la infuriava, e si lamentava con i parenti che la nuora “si era fatta insolente.” Ma i soldi per l’appartamento li ha comunque ficcati a Matteo, ignorando le nostre obiezioni. È tornato a casa sconvolto: “Scusami, ho preso i soldi da mamma. Mi ha assillato con la tua ‘testardaggine’ e con i discorsi sul mutuo.” Ho solo sospirato: “Va bene, inchini e ringraziamenti.” Ma non immaginavo l’incubo che ci aspettava.

Avendo pagato parte dell’appartamento, Luciana Rossi si è creduta la padrona. Ci diceva quali carte da parati attaccare, quali mobili comprare, dove mettere il divano. “Togliete la doccia, vi porto una vasca. Per me è più comoda, e poi avrete figli, dove li laverete?” ordinava. Respingevamo i suoi “consigli”, ma era come lottare contro i mulini a vento. Quando la casa fu sistemata, la suocera ha preteso le chiavi “per ogni evenienza”. Sentivo la rabbia ribollire, ma ho accettato per evitare scenate. Fu un errore.

La prima domenica, mi sono svegliata per uno strano rumore in cucina. Ancora assonnata, in maglietta, sono andata a vedere e mi sono bloccata: Luciana Rossi stava riordinando i piatti negli scaffali. “Cosa sta facendo?” ho detto a denti stretti. Invece di rispondere, ha strillato: “Senza vergogna! Non riesci a metterti una vestaglia?” La pazienza mi è finita: “Perché? Questa è casa mia! Posso andare in giro come mi pare! E voi cosa ci fate qui?” “Tua casa?” ha ribattuto. “E chi ha dato i soldi?” Senza trattenermi: “Non voi! La cucina l’ha pagata mia mamma. I vostri soldi sono andati in bagno, andate a fare la regina là!” Matteo, svegliato dalle urla, si è preso la testa ed è scappato in camera, lasciandoci litigare.

Ho capito che da sola non ce l’avrei fatta e ho chiamato rinforzi: mia mamma, Carla Bianchi. Chiusa in bagno, le ho sussurrato la situazione. Mezz’ora dopo, hanno suonato alla porta. La suocera, come se nulla fosse, ha aperto: “Oh, Carla Bianchi, con le borse? Che sorpresa!” Mamma, senza perdere tempo, ha risposto: “Mi annoiavo da sola, ho deciso di stare qui un paio di settimane. Ho messo soldi per la casa, ne ho il diritto. E voi cosa ci fate?” La suocera è rimasta interdetta: “Io… ero solo di passaggio.” “A fare cosa?” ha insistito mamma. “A controllare la doccia che volete togliere? A me piace, tra l’altro. E la vostra vasca sarà vecchia come il mondo. Dividiamo: voi con la varca antica, io con la doccia con l’audio!”

Mamma non le dava tregua, e lei ha capito di aver trovato un avversario alla sua altezza. Ha iniziato a indietreggiare: “Su, comare, perché litigare? Andiamo al bar sotto casa, prendiamo un caffè e parliamo con calma.” Se ne sono andate, e io e Matteo, facendoci il segno della croce, abbiamo finalmente iniziato la giornata. Non so cosa mamma abbia detto alla suocera, ma da allora Luciana Rossi ha smesso i suoi assalti. Non si presenta più senza avvisare, non dà “consigli” e mi tratta con rispetto, sapendo che mia mamma non mi lascerà mai sola.

Il mio cuore gioisce per questa piccola vittoria, ma l’ansia resta. La suocera cova il rancore e sento che aspetta il momento per ricordarci la sua “generosità”. Ma ora so che mia mamma è la mia roccia. Con una sola conversazione, ha rimesso la suocera al suo posto, difendendo la nostra casa e il nostro diritto di vivere come vogliamo. Le sono grata, ma nel profondo temo che Luciana Rossi proverà a riprendersi il controllo. Eppure sono pronta: con mamma al mio fianco, non mi arrenderò. La vera pace arriva quando impari a difendere ciò che è tuo, senza paura.

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