La suocera voleva spartire il mio appartamento

Ricordo come se fosse ieri, quando io e il mio amato Marco Bianchi ci sposammo, quasi sei anni fa, a una piccola chiesa di Venezia. Dopo la nascita del nostro piccolo Alessandro, decidemmo di vendere il monolocale che avevamo acquistato poco prima e di accendere un mutuo per comprare qualcosa di più spazioso, perché il bimbo avrebbe presto voluto una sua cameretta e noi avevamo bisogno di un angolo tutto nostro.

Lappartamento lo registrammo a mio nome, Livia Romano, così ero lunica proprietaria. Però, avendo comprato la casa durante il matrimonio, la legge prevedeva che, in caso di separazione, la proprietà sarebbe stata divisa a parti uguali tra me e Marco. Avevamo anche considerato la somma che avevamo messo come acconto, proveniente dalla vendita del mio precedente monolocale, dovevo essere conteggiata.

Allinizio non avremmo mai immaginato che il divorzio potesse diventare un ostacolo. Poi, però, qualcosa andò storto. Forse ci siamo semplicemente stancati luno dellaltro, o magari la vita ci ha travolti.

Mi sembrava che Marco confidasse le sue preoccupazioni a sua madre, la signora Maria Bianchi, una donna di grande saggezza. Pensavo fosse per cercare un consiglio, ma la realtà si rivelò ben diversa.

Una mattina, la suocera mi chiamò dicendo che sarebbe venuta a pranzo. La sua visita mi preoccupò, perché di solito eravamo noi a recarci da lei. Il padre di Marco era un uomo riservato, che raramente faceva visita, sempre con la scusa di non volere disturbare. Pensai che non fosse per nostalgia verso il nipote o per il figlio, ma semplicemente un gesto di cortesia, così mi misi a preparare una torta e un tavolo imbandito.

Quel giorno Maria Bianchi arrivò mentre Marco era ancora al lavoro. Io ero in cucina a sistemare la tavola quando la suocera, senza nemmeno salutare il piccolo Alessandro, passò subito al punto cruciale.

Livia, dobbiamo parlare seriamente. Ho saputo che tu e Marco avete dei problemi e, se doveste separarvi, non voglio che il mio figlio rimanga senza un tetto.

Quella frase mi lasciò senza parole. Chiesi subito:

Da dove nasce questa idea di divorzio? E perché ti interessa come divideremo i nostri beni? Anni fa ne avevamo già discusso, nel caso in cui dovesse succedere qualcosa.

Non sono per nulla contenta della situazione attuale. So bene che, oggigiorno, le donne a volte approfittano dei mariti per impossessarsi delle case. Perciò ti chiedo di trasferire metà dellappartamento a mio figlio, così, se dovesse esserci un problema, non finirà per strada.

Il suo tono fu un vero colpo al cuore.

Non tieni conto che la metà della casa labbiamo comprata con i soldi della vendita del mio vecchio monolocale, e poi sono stata io a continuare a pagare il mutuo dopo il congedo di maternità.

In caso di separazione, la legge vuole che tutto il patrimonio accumulato durante il matrimonio sia diviso in parti uguali.
Hai già parlato di questo con tuo figlio?

Nemmeno per idea, perché gli uomini non devono intromettersi in queste cose. Deciderò io stessa.

Ti prego, ascoltami! Non voglio più discutere di questo argomento. Marco e io possiamo decidere da soli cosa fare, senza il tuo intervento. Ti ringrazio per il buon consiglio, ma rinnego ogni ulteriore dibattito. Se vuoi, aspetta che tuo figlio torni dal lavoro; intanto vado a fare una passeggiata, e tu nel frattempo esci.

Mi alzai per cambiarmi, ma poco dopo sentii il cigolio della porta. Marco rientrò dal lavoro mezzora dopo la partenza della suocera, stupito dal fatto che la madre non laspettasse. Cercai di raccontargli con la massima calma tutta la conversazione con sua madre. Dopo che le emozioni si placarono, mi disse che non sapeva nulla dei piani di sua madre e che non ne aveva mai discusso con lei.

Marco promise di parlare seriamente con la suocera, affinché non sollevasse più questi temi. Quando la suocera se ne andò, rimasi ancora scossa; forse, per lemozione, dissi qualcosa di superfluo, ma al contempo credetti che fosse necessario mettere dei limiti, anche verso la famiglia, per difendere la nostra serenità.

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