La suoneria sul telefono di mia nuora ha cambiato i miei propositi di aiutare la giovane famiglia a trovare casa
Vivo da sola in un grazioso monolocale nel cuore di Roma. Mio marito se ne andò ormai cinque anni fa e io ereditai da mia zia un altro bilocale, stavolta in una zona meno prestigiosa, ma comunque ben disposta e luminosa. Da anni lo affitto a giovani in gamba e rispettosi, ed una volta al mese passo a ritirare laffitto e dare unocchiata allappartamento. In due anni non ebbi mai lamentele da muovere.
Quando mio figlio si sposò, lui e sua moglie scelsero di costruirsi la loro vita autonomamente: presero un appartamento in affitto e iniziarono a mettere via dei soldi per la caparra di un futuro mutuo. Non mi opposi mai alla loro scelta, anche se nel mio cuore già sapevo che un giorno avrei dato loro lappartamento di mia zia e gli avrei lasciato piena libertà di venderlo, ristrutturarlo o arredarlo a loro piacimento.
Un anno dopo il matrimonio nacque il loro primogenito, e con larrivo del mio nipotino la mia idea maturò ancora di più: pensai fosse giunto il momento di preparare i documenti necessari per passare la proprietà a mio figlio. Ma, appena una settimana fa, cambiai completamente opinione.
Era appena trascorso il giorno del mio sessantesimo compleanno. Decisi di festeggiare in grande stile, soprattutto per me stessa: prenotai una sala in una trattoria tipica e invitai tanti amici e parenti, ovviamente anche mio figlio e mia nuora.
Io e mia nuora ci rapportiamo senza difficoltà, anche se lei è di carattere molto espansivo e ogni tanto le scappa qualche parola di troppo, anche verso di me. Ma ho sempre attribuito tutto questo alla gioventù, senza portare rancore. Tuttavia, ciò che accadde quella sera, davanti a tutti gli invitati, cambiò radicalmente la mia considerazione nei suoi confronti.
Mio figlio e mia nuora arrivarono insieme al bambino. Sapevo che la confusione di una trattoria romana non sarebbe stata ideale per un bimbo così piccolo, così lei mi annunciò subito che sarebbero rimasti al massimo per unora: accettai con comprensione.
Al momento di andarsene, mia nuora non riusciva più a trovare il telefono. La seguii ansiosa, aiutandola a cercarlo, e per agevolarla decisi di chiamare il suo numero col mio.
Gli ospiti si accorsero che trattenevamo la partenza e latmosfera divenne un po tesa, il brusio calò e, proprio in quellistante, dal davanzale esplose un ringhio furioso, un latrato misto ad ululato di cane! Tutti si voltarono verso la fonte di quel rumore, mentre mia nuora si arrossì fin sopra le orecchie, corse alla finestra, afferrò il cellulare e interruppe la chiamata.
Gli amici e i parenti che mi conoscevano restarono sbalorditi, alternando lo sguardo tra me e lei. Fu mio fratello a riprendere in mano la situazione: la musica ripartì e lui propose un altro brindisi in mio onore; ma, come si dice dalle nostre parti, qualcosa si era incrinato.
Per tutta la serata notai gli sguardi e i bisbigli degli invitati circa la scelta originale della suoneria che mia nuora aveva dedicato al mio numero. Il giorno dopo chiesi spiegazioni a mio figlio, che sicuramente aveva già sentito quellululato più di una volta, ma lui minimizzò dicendo che non era nulla di cui preoccuparsi.
Da quel momento non ho più mantenuto rapporti con loro, e la questione del regalo della casa è stata rimandata a tempi migliori, magari se un giorno riceverò almeno delle scuse sincere da entrambi. Se davvero mi considerano un cane, che dire sarà pure un loro diritto.
