**31 Dicembre**
Stamattina, mentre preparavo l’insalata russa, ho sentito mio genero, Marco, parlare sottovoce con mia nuora, Beatrice.
“Penso che Giovanni si stia arrendendo agli anni,” sussurrò lei, mescolando le patate. “Non è riuscito a sollevare Sofia per mettere la stella sull’albero.”
Marco scrollò le spalle. “Ma dai, papà è ancora fortissimo. Forse era solo stanco.”
“Non è questione di stanchezza, Marco. Gli anni passano per tutti. D’ora in poi, tu dovrai occuparti della spesa settimanale per loro, senza discutere,” rispose Beatrice, aggiustandosi i capelli prima di portare il piatto in sala.
Io ero lì, nel corridoio, per accendere la luce in bagno. Le loro parole mi raggiunsero come un pugno allo stomaco.
La nostra famiglia ha sempre festeggiato Capodanno insieme. Anche quest’anno, i figli erano arrivati primi. Beatrice aiutava in cucina, mentre i nipotini decoravano l’albero in salotto.
Mi sedetti sul bordo della vasca, lasciando scorrere l’acqua. “Ha ragione,” pensai. “Da quando sono in pensione, mi sento inutile. Ogni giorno è uguale, e tutto mi sembra così pesante…”
“Giovanni, tutto bene?” chiese Beatrice, bussando leggermente alla porta.
“Sì, sì, esco subito,” risposi.
Fuori, il piccolo Luca saltellava impaziente. “Nonno, vieni! L’albero è pronto!”
A tavola, però, il mio umore era cupo. Bevvo distrattamente ai brindisi, sorridendo appena.
“Papà, sei triste? È festa!” disse Marco, mentre si preparavano a partire.
“No, figliolo, sto bene. Porterete i bambini in vacanza?” chiesi, forzando un sorriso.
“Purtroppo no, abbiamo i lavori in casa. Li manderemo dai miei genitori, così riposate un po’,” intervenne Beatrice.
“Ah, capisco. Giusto, anche i suoceri meritano di vederli,” mormorai, cercando di nascondere la delusione.
Mia moglie, Maria, non la prese bene. “Ma che discorsi sono? Non abbiamo novant’anni! Perché non possiamo badare ai nipotini? Perché dobbiamo essere trattati come se fossimo già finiti?”
“Maria, non esagerare. Beatrice si preoccupa per noi,” dissi, ma dentro sapevo che aveva toccato un nervo scoperto.
Quella sera, disteso sul divano, riflettevo. “Se oggi non riesco a sollevare Sofia per la stella, domani non potrò raccoglierle una mela dall’albero. E poi?”
Decisi così di rimediare. Iniziò tutto con lunghe passeggiate, poi ritrovai dei pesi polverosi sotto il letto. Ogni giorno mi esercitavo, persino alla sbarra al parco, tra gli sguardi incuriositi dei ragazzi.
A luglio, ristrutturai il giardino della casa al mare, trasformandolo in un parco giochi per i nipoti. Quando vennero in agosto, Sofia e Luca non smettevano di ridere.
Il giorno dopo, Luca mi indicò un susino. “Nonno, prendimi quella prugna!”
“Prendila tu, piccolo!” Lo sollevai con un sorrido, e lui, felice, ne colse tre.
“Anche io, nonno!” gridò Sofia.
“Eccoti qua!” La alzai senza sforzo, ridendo. “Il nonno ha ancora un bel po’ di vigore, vedete?”
Non arrendetevi mai. Anche quando sembra tutto perso, c’è sempre una possibilità. Godetevi ogni giorno, perché la vita è un dono unico.