Quella serata divise la vita di Beatrice in un “prima e dopo”.
“Capisci, Bea, ho incontrato un’altra. Con lei è tutto perfetto, romanticismo puro! Non come noi, che facevamo l’amore una volta all’anno, e solo se era Natale,” annunciò Valerio, sfilandosi la fede dal dito.
Lo disse con un tono sprezzante, come se la colpa fosse solo sua. Beatrice lo ascoltò in silenzio. Non lo supplicò, non pianse, non lo trattenne. Lo lasciò andare.
“Non divideremo nulla. L’appartamento è mio, comprato prima del matrimonio, così come la macchina. E il cane, proprio no. Anche se l’abbiamo preso insieme, lui è la mia unica consolazione.” Lo disse qualche minuto dopo.
“Che me ne faccio di quel cagnolino? Tienitelo! Ma l’appartamento e la macchina li dividerei.”
“Se avessi mai versato un euro per pagarli, forse,” lo interruppe Beatrice. “Ma visto che non l’hai fatto, non lamentarti.”
Valerio provò a ribattere, ma alla fine se ne andò. E lei rimase lì, con il cane, Fufi, e con un solo desiderio: vendicarsi. Di tutto.
Beatrice soffriva per il tradimento.
“Non credo che riuscirò mai più a fidarmi di qualcuno,” confidò all’amica.
“Non capisco come tu abbia potuto lasciarlo andare così. Dovevi fargliela pagare.”
“Come?”
“Trattenerlo con ogni mezzo, e poi mollarlo quando meno se l’aspettava.”
Beatrice scrollò le spalle.
“La vendetta è un piatto che va servito freddo. Aspetta, prima o poi ricomparirà.”
“Perché ne sei così sicura?”
“Perché siete stati insieme sette anni, mentre quella Cristiana è solo una cotta della palestra. Inoltre ha quindici anni meno di lui. Presto capirà di aver fatto un errore.”
E così fu.
Non passarono neanche tre mesi che Valerio riapparve all’orizzonte.
“Sei a casa? Sono di passaggio, posso salire?”
“Perché?”
“Ho lasciato il mio ombrello preferito da te. Con l’autunno che arriva, mi serve. Voglio riprendermelo.”
“Prendilo pure…” Beatrice non obiettò, lasciando che l’ex controllasse ogni armadio alla ricerca di oggetti dimenticati. Si divertiva a vedere quanto fosse in crisi. Le sembrava che inventasse scuse pur di tornare.
Quando ormai tutto era stato portato via, incluso l’ultimo chiodo, Valerio trovò una nuova scusa:
“Bea, arrivo tra poco. Aspettami.”
“Cosa hai dimenticato adesso?” chiese Beatrice, strofinandosi le mani per la gioia. L’ex marito si stava comportando esattamente come aveva previsto l’amica.
“Fufi. È tanto che non lo vedo. Mi manca. Sono sicuro che anche lui mi manchi.”
“Fufi? A te? Assolutamente no! Credi che i cani e le donne aspettino chi le tradisce?”
“Vengo comunque. Cristiana ha cambiato la serratura e se n’è andata a un raduno di fitness. Devo arrangiarmi fino a domani.”
“Prenota un hotel.”
“Ma… posso almeno venire a cena?”
“Va bene,” si lasciò convincere Beatrice.
Valerio arrivò.
“Questa pasta ai funghi… la venderei pure l’anima per un piatto così!” disse, lodando la cucina dell’ex moglie. “Da Cristiana è tutto insipido. Lei è sempre a dieta. Le ho chiesto di farmi un po’ di pasta, e sai cosa mi ha detto? Che sono ingrassato!”
Beatrice scoppiò a ridere. L’ex marito faceva pena. In quei tre mesi di “relazione fantastica”, Valerio non era solo dimagrito. Sembrava essersi prosciugato, e quell’aspetto gli aveva aggiunto dieci anni.
“Mangia. Anzi, dovresti ingrassare,” disse Beatrice, tagliando un pezzo di carne per Fufi. Valerio seguì con lo sguardo quel boccone, realizzando che il cane mangiava meglio di lui da Cristiana.
“È ora di andare,” disse Beatrice, vedendo che l’ex si era accomodato davanti alla TV come ai vecchi tempi.
“Lasciami riposare un attimo! È da un secolo che non passo una serata così piacevole!”
“Scusa, ma ho cose più importanti da fare.”
“Davvero?” Valerio socchiuse gli occhi. Non riusciva a credere che la sua Beatrice, sempre così fedele, avesse trovato qualcun altro.
“Ho un appuntamento,” disse lei, osservando la sua reazione.
“Con chi?”
“Non sono affari tuoi. Libera il divano. Mi servirà.”
La faccia di Valerio si allungò. Ma dovette darsi una regolata e andarsene. Lui sperava che Beatrice, per vecchia abitudine, gli offrisse non solo il divano, ma anche cure e attenzioni.
Mentre si preparava, Valerio non potesse trattenersi:
“Mentirai, Bea. Nessuno verrà da te.”
“E perché mai?”
“Se fosse vero, avrebbe già aggiustato il rubinetto. Un uomo che si rispetti non lascerebbe mai la casa della donna che ama in quello stato.”
“I miei uomini preferiti non vengono per aggiustare rubinetti, ma per divertirsi. Quindi vai, Valerio. Sistema il rubinetto da Cristiana. Anzi, ho il sospetto che lì sia tutto da rifare. Sai, quel rubinetto ha iniziato a perdere quando c’eri tu. E allora perché non ti sei mosso?”
“Non ne sono capace. Ma in altre cose sono bravissimo.”
“Non reggi il confronto con il mio nuovo,” disse Beatrice, sbattendogli la porta in faccia.
Lo guardò dallo spioncino, divertita dalla sua espressione. Valerio esitò un attimo, poi se ne andò.
La richiamò dopo due giorni.
“Che vuoi?”
“Mi sei mancata. Siamo stati insieme tante anni. Sarà l’abitudine.”
Se all’inizio Beatrice godeva nel sentire l’ex lamentarsi di Cristiana e nel vederlo tornare da lei, adesso la cosa la infastidiva. Con ogni visita, ogni chiamata, realizzava che non provava più niente. Nemmeno odio. La voglia di vendetta era svanita.
“Cosa devo fare? Come mi libero di lui?” chiese all’amica.
“Vendicati. È arrivato il momento.”
“Sai, cara… Penso che si sia già punito da solo. È infelice con Cristiana, e riprenderlo per poi lasciarlo non mi interessa più.”
“Allora ignoralo. Non aprirgli e non rispondere alle chiamate.”
Beatrice provò. Ma peggiorò la situazione. Valerio, improvvisamente, si trasformò in un conquistatore. Capì che la ex moglie gli stava sfuggendo e che il suo “piano B” si era chiuso.
Cominciò a tempestarla di chiamate da numeri diversi. Ad aspettarla fuori casa, a portarle fiori in ufficio.
“Vale, smettila. Ho una vita nuova,” disse Beatrice, sconvolta. Se solo qualcuno le avesse raccontato questa scenetta sei mesi prima, non avrebbe creduto.
Adesso portava Fufi a passeggio in un altro quartiere, per evitare di essere seguita. La persecuzione era diventata un problema.
“Vuoi venire da me?” propose gentilmente l’amica.
“E l’appartamento?”
“Affittalo. Anzi, conosco una collega che cerca casa per un mese.”
“Perfetto. Invitala nel weekend.”
“Ma c’è una cosa… È una perfezionista. Il tipo che chiude i rubinetti fino in fondo e mette il microonde in modalità ‘orologio’ dopo l’uso.”E quando Michele suonò alla porta qualche giorno dopo, questa volta con un anello invece di un cacciavite, Beatrice capì che la vita a volte ti ripaga con gli interessi.