**La verità al forno: come un merluzzo ha ribaltato la famiglia**
Luca tornò a casa dal lavoro, stanco ma soddisfatto. Dall’aria della cucina saliva un profumo delizioso. Si strofinò le mani, incuriosito:
— Mmm, che buon odore! Cosa stai cucinando, Giulia?
— Ho deciso di fare il pesce al forno, rispose lei tranquilla.
Prima che potesse chiedere quali spezie avesse usato, da una stanza lontana arrivarono strani rumori. Luca si irrigidì:
— Sono i vicini di nuovo?
— No, non sono i vicini. Nell’altra stanza c’è una sorpresa per te, disse Giulia con un sorriso enigmatico.
— Che sorpresa? si stupì lui.
— Vai a vedere.
Luca attraversò lentamente il corridoio, aprì con cautela la porta e rimase di pietra. Sulla poltrona, come se nulla fosse, sedeva sua madre, signora Maria.
Era arrivata senza preavviso. Giulia, pensando fosse una consegna, aveva aperto subito.
— Signora Maria, buongiorno. Perché non ci ha avvertiti? Potevamo non essere a casa…
— Luca lavora, tu sei qui. Non sono un’invalidà, mi arrangio. Dov’è la mia camera?
— Intanto accomodati qui, poi vedremo.
— Avete tre stanze e non sai decidere subito? E lui non lo sapeva?
— Nemmeno lui era al corrente. Non gliel’ha detto?
— E perché dovrei? Non sono in visita. Rimarrò a vivere con voi.
Giulia trattenne un sospiro, anche se sentiva tutto stringersi dentro di lei. Doveva finire il lavoro e chiese alla suocera di aspettare. Quella lanciò un’occhiata sarcastica in giro, aggiungendo:
— Il frigo è vuoto…
— Sta arrivando la spesa a domicilio.
Quando il rider portò i sacchetti, Giulia preparò in fretta un pasto semplice: tagliò formaggio, salame, pane e fece il tè.
— Vuole della pasta, delle crespelle?
— Non scomodarti. Se ho fame, preparerò da sola.
Giulia annuì e se ne andò. Dopo mezz’ora, consegnato il lavoro, tornò in cucina e scoprì che la suocera si era “installata” nella stanza accanto al bagno — quella dove Luca passava le notti al pc. Maria aveva già detto la sua:
— Che disordine, che sporcizia, i piatti. Ma almeno lui li lava?
— Lavora, qui si rilassa.
— Lavora? Qui ci sono i suoi giochi. Tu stai a casa, ordini la spesa online. E lui, poveretto, deve sgobbare giorno e notte.
Giulia trattenne il respiro. Troppo amaro era già accumulato, ma ora non era il momento. Ricordò una recente chiacchierata con sua madre, quando si lamentava del marito e delle sue passioni:
— Almeno non va in giro. Gioca in silenzio, la consolò la madre.
— E quando avremo figli?
— Non ha finito di giocare da bambino…
Era vero. Tutti i soldi che sua madre aveva dato per la casa, Luca li aveva spesi in costosissimi gadget. “Un sogno d’infanzia”, aveva detto. Eppure, l’appartamento era intestato a Giulia, grazie al contributo dei suoi genitori.
Dopo pranzo, Maria si addormentò nella sua “nuova” stanza. Luca tornò dal lavoro, sentì russare e si stupì:
— Ma cos’è, i vicini?
— No, tua madre. Entra, parlaci.
La madre si svegliò proprio allora. Senza preamboli:
— Ora sono in pensione. Voglio viaggiare, e tra un viaggio e l’altro stare da voi. Venderò la mia casa, tanto i soldi te li ho dati. Quindi anche qui ho i miei metri.
— Mamma, dici sul serio? Volevamo farne una cameretta. Giulia non sarà d’accordo.
— Allora ridammi i soldi. Sia giusto.
— Ti do già un contributo ogni mese. Abbiamo una famiglia.
— Famiglia? Giulia sta a casa. Lavori solo tu. Portatemi i documenti. Spero siano in regola?
Giulia uscì in silenzio, tornò con una cartella.
— Ecco i documenti. La casa è mia. I soldi li hanno messi i miei genitori.
— E i miei?
— Spesi. Dal tuo adorato figlio. Per la sua “infanzia”.
Luca si alzò, colpevole:
— Scusa, mamma. Ma allora li volevo davvero. Ora basta. Non mi interessa più.
— Ah sì? esplose Giulia. E se non la smetti, chiedo il divorzio. E tornerai da tua madre, con i tuoi giochini.
— Giulia, no! Venderò tutto. Promesso. Andiamo a cena. Stasera niente computer.
A tavola, la suocera tacque, accigliata.
— Quindi io qui non conto nulla? Eppure credevo di essere la padrona.
— Lei è la madre di mio marito. Ma questa è la mia famiglia. E non seguirò ordini.
— Luca, sei sotto la gonna!
— Meglio sotto la gonna di mia moglie che sotto il controllo di mia madre. Hai deciso tu per me tutta la vita. Ora basta. Sono cresciuto.
Maria si alzò in silenzio, prese la borsa:
— Chiamatemi un taxi. Me ne vado. E ti ricorderai di me…
Luca accompagnò la madre alla macchina senza dire una parola. Tornato, sedette a tavola:
— Mangio pesce e carne. Tutto. Ho una fame.
— E riguardo ai giochi… dicevi sul serio?
— Sì. Venderò tutto. Serviranno per i figli. Ora sono pronto. E con mia madre… sistemeremo. L’importante è che tu resti.
Giulia sorrise. E dentro sentì che quel “frutto proibito”, alla fine, era maturato.