La vecchia Evelina si asciugava le lacrime che le scendevano lungo le guance pallide, segnate da mille rughe. Ogni tanto agitava le mani e borbottava incomprensibilmente, come un neonato che balbetta. I paesani si grattavano la testa, mentre le donne cercavano invano di capirla.
Dall’alba, pazza dal dolore, Evelina correva per il paese, batteva alle finestre e piangeva. Era muta dalla nascita e un po’ “fuori dal mondo”, tanto che la gente la evitava, anche se non le faceva del male. Incerti su cosa fare, mandarono a chiamare Giacomo, ubriacone e burlone, l’unico che frequentava la casa della vecchia, aiutandola con le faccende in cambio di una cena e una bottiglia di grappa.
Finalmente arrivò lui, ancora intontito dalla sbornia della sera prima, e si fece strada tra la folla. La vecchia gli corse incontro, mugolando e singhiozzando, agitando le mani freneticamente. Solo lui sapeva interpretare quel linguaggio. Quando ebbe finito, Giacomo diventò più scuro di un temporale. Si tolse il cappello e fissò la gente in attesa.
«Su, parla!» gli gridò qualcuno.
«È sparita Mariolina!» annunciò, riferendosi alla nipotina di sette anni.
«Come sparita? Quando?» strillarono le donne.
«Dice che… la madre l’ha portata via stanotte!» biascicò lui, impallidendo.
Un brusio si diffuse tra la folla. Le donne si fecero il segno della croce, gli uomini accesero nervosamente sigarette.
«Ma come può una morta rubarsi la bambina?» ribatté uno scettico.
Tutti sapevano che la madre, Graziella, era annegata nelle paludi tre mesi prima. Anche lei, come la nonna, era nata muta. Era andata a raccogliere frutti di bosco con le altre donne, ma qualcosa era andato storto. Si era persa, era sprofondata nella melma e, non potendo gridare aiuto, era finita male. E così Mariolina era rimasta orfana, un peso pesante per la vecchia Evelina. Se ci fosse stato un padre, ma invece… niente. Graziella aveva portato nella tomba il segreto della paternità. Qualcuno mormorava: «Non sarà mica Giacomo il padre?» Dopotutto, era giovane, scapolo, e andava spesso a casa loro.
Lui però si schermiva sempre: «Macché, non è successo niente!»
Evelina ricominciò a ululare e ad agitare le mani.
«Che dice?» sussurrarono le donne curiose. «Ehi, Giacomo?»
«Racconta che ogni notte la morta veniva alla loro casetta. Evelina accendeva candele e segnava croci su porte e finestre, per proteggersi dagli spiriti. Ma Graziella non la smetteva: bussava, sbirciava dentro, chiamando piano la bambina. E anche stanotte è rimasta sotto la finestra, pallida alla luce della luna, occhi vuoti, labbra che sussurravano per attirare Mariolina.»
La vecchia la sgridava, allontanando la bimba curiosa dal vetro. Ma appena si girava, quella ritirava subito la tendina. E fu così che, tra sonno e veglia, Evelina non si accorse in tempo. La morta aveva portato via Mariolina, ingannando l’innocente! «Dobbiamo cercarla!» concluse Giacomo, asciugandosi il sudore.
Gli uomini digrignarono i denti e corsero a casa: alcuni a prendere i fucili, altri i cani. Persino Giacomo, ignorando la sbornia, si incamminò per unirsi alle ricerche.
Presto si divisero in gruppi. Controllarono prima i cortili, poi il cimitero. Niente. Restava solo il bosco e, infine, quella maledetta palude dove riposava Graziella. Finita la sigaretta, partirono.
Sul bordo del bosco trovarono impronte di piedini scalzi. I cani abbaiarono e si lanciarono tra gli alberi, ma per ore girarono in tondo, sfiancando i padroni, quasi qualcuno li stesse prendendo in giro.
Il crepuscolo scendeva sugli alberi quando i cani, esausti, crollarono a terra. E con loro gli uomini. I più giovani continuarono a cercare nella palude, ma la speranza svaniva.
Giacomo avanzava con cautela, temendo di sprofondare. E fu così distratto che non si accorse di essersi perso. Però conosceva bene quel posto e avanzò comunque.
«Dove sei, Mariolina?» borbottò, scrutando l’acqua stagnante.
A duecento metri, un corvo nero e enorme gracchiò da un ramo, fissandolo con occhi lucenti. «Craaa! Craaa!»
Il cuore di Giacomo sobbalzò. Qualcosa in quel richiamo lo attirò verso l’albero più alto.
Tra le radici, raggomitolata sul muschio, c’era una bambina.
«Mariolina!» sussurrò, per non spaventarla.
La piccola aprì gli occhi e lo guardò.
«È viva!» esclamò, togliendosi la camicia per avvolgerla.
«Come sei finita qui?» domandò, senza aspettarsi risposta – dopotutto, come la madre e la nonna, non parlava.
«Sono venuta con la mamma», rispose invece lei, improvvisamente.
L’uomo trasalì. «Miracolo!» La sollevò e si affrettò a lasciare la palude. «Dai, dimmi qualcos’altro!»
«La mamma è diventata la sposa dello spirito della palude», spiegò Mariolina. «Voleva portarmi con sé, ma lui non gliel’ha permesso.»
«Chi?» chiese Giacomo, confuso.
«Il nonno. Vecchissimo, ma forte e saggio. Voi lo chiamate il Linchetto. Ha sgridato la mamma: “Non si uccide la propria figlia! Questo non è il tuo posto. La bambina deve vivere, servirà a tutti.” Poi ha soffiato, e un vento caldo mi ha toccato le labbra. E ho cominciato a parlare. Il nonno mi ha spiegato tutto, ora so ogni cosa!»
«E cosa sai?» domandò Giacomo, deglutendo.
«So che gli alberi parlano e l’erba sussurra. E che tu sei mio padre!»
L’uomo si bloccò. La posò a terra, si inginocchiò e, guardandola negli occhi pieni di lentiggini, chiese: «Te l’ha detto il Linchetto?»
«Sì!» annuì lei, avvinghiandosi al suo collo.
Lui la strinse, incerto.
“Possibile che sia davvero mia?” pensò, turbato. Con Graziella era successo solo quella volta. Poi lei si era allontanata, evitandolo. E infine era sparita, tornando solo con una bambina.
“Ecco perché dicevano che mi somiglia!”
Mariolina fece un passo indietro, apri la manina e mostrò una bacca rossa.
«Mangiala», ordinò. «Lo vuole il Linchetto!»
Giacomo obbedì.
«Acida», fece una smorfia.
«Da oggi smetterai di bere!» dichiarò lei, trascinandolo verso casa.
Lui sorrise tra sé. “Come farò senza la grappa?” Non ci credeva… ma si sbagliava.
Smise davvero. Rimise la testa a posto. Riconobbe la figlia, la crebbe e la educò.
E lei mantenne la promessa. Divenne una guaritrice, aiutando uomini e animali, curando ogni male senza mai rifiutarsi. Girava per boschi e paludi a cercare erbe medicinali, ma tornava sempre sana e salva.E forse, come sussurravano i vecchi del paese, il Linchetto vegliava ancora su di lei, protettore silenzioso tra gli alberi e le nebbie della palude.