Ludovica, la più cara amica di mia moglie, si ritrova spesso in situazioni sgradevoli, nonostante non faccia nulla per cercarsele. È semplicemente una persona con una sfortuna fuori dal comune.
Il primo episodio assurdo è avvenuto circa tre anni fa.
Ludovica tornava a casa dal lavoro a mezzanotte, parcheggiò l’auto e come al solito si avviò velocemente verso la porta del palazzo, per quel breve e intenso maratone di cento metri. Non riuscì a percorrere nemmeno tre metri.
Dal buio apparvero due individui incappucciati e le consigliarono di non muoversi. Chiesero soldi, gioielli e altri beni, e per essere sicuri che Ludovica non facesse troppe domande, la colpirono con una mazza in testa.
Risultato: commozione cerebrale, ematoma diffuso e, per dirla tutta, le rubarono anche la borsetta contenente documenti importanti, denaro, chiavi e documenti personali. Una volta ripresasi, Ludovica denunciò l’accaduto alla polizia. I carabinieri, riluttanti, aprirono un fascicolo, ma lo chiusero subito con la motivazione: “Impossibilità di identificare i responsabili”.
Ludovica era molto amareggiata, ma non si arrese e andò a chiedere ai vicini se avessero visto o sentito qualcosa.
Finalmente, trovò qualcuno che quella notte aveva una telecamera in auto nel parcheggio, e riportò il video alla polizia. Sebbene il video mostrasse gli aggressori in fuga con una borsetta, non era sufficiente per identificarli. I carabinieri dissero che se almeno fossero stati identificati chiaramente o se avessero dichiarato il loro indirizzo con chiarezza davanti alla telecamera, qualcosa sarebbe cambiato. Ma così com’era, non c’era nulla da fare.
Ludovica dovette arrendersi e tenere il video come un triste ricordo.
Da allora, suo marito cercava di incontrarla sempre nel parcheggio, mentre i bambini osservavano dalla finestra.
Ma anche suo marito era un uomo molto impegnato e talvolta lavorava fino a tardi. Ludovica, a volte, era costretta a percorrere quel tragitto da sola, e inevitabilmente lo stesso scenario si ripeté quasi identico. Le uniche differenze furono che, dopo essere stata nuovamente colpita alla testa, riuscì a utilizzare un gas urticante sui ladri, ma subì un secondo colpo, più forte del primo.
La polizia chiuse il caso più rapidamente del primo, dato che Ludovica non aveva visto i volti degli aggressori.
Passò un anno difficile e stressante, durante il quale suo marito fece le valigie e partì per una vita più semplice all’estero, mentre Ludovica cambiò diversi lavori, fece una nuova pettinatura e ristrutturò l’appartamento.
Un giorno, andando a lavare la macchina, riconobbe uno dei suoi aggressori. Lui sembrava un habitué del posto, e la polizia le disse chiaramente: “Anche se fosse lui, non abbiamo prove sufficienti per procedere legalmente. Il video è sfocato e non chiarisce la situazione. Non possiamo stazionare costantemente all’autolavaggio per catturare un ignoto. Ti conviene portare un casco tedesco, se esci di notte.”
Passò un altro anno strano e bizzarro, durante il quale Ludovica superò i dolori e riuscì a sposarsi felicemente con una persona solida come una roccia.
Infine, il vecchio caso di rapina riemerse dai polverosi archivi della questura. Incredibilmente, entrambi gli aggressori furono catturati rapidamente e condannati a dodici anni di carcere. Ma pur avendo messo ordine nella sua vita, piccoli e spiacevoli problemi continuavano a fiorire attorno a Ludovica.
Una sera, durante l’ora di punta, Ludovica era in ritardo per un appuntamento importante. Lasciò l’auto e si tuffò nella metro. Appena uscita, scoprì un lungo e brutale taglio sulla sua borsa preferita, e il portafoglio vistoso contenente documenti, carte di credito e una cifra consistente per le vacanze era sparito.
Ludovica, senza perdersi d’animo, fece un rapido controllo emozionale e chiamò suo marito (fortunatamente il telefono non era stato sottratto): “Ciao amore, non crederai, ma mi hanno di nuovo derubata, sicuramente in metro.”
Il marito, comprensivo e solidale, rispose subito: “Non preoccuparti Ludovica, tutto si risolverà. Dove sei?”
“Alla stazione di Cadorna.”
“Resta al telefono, ritorna in metropolitana e cerca un agente. Dai loro il telefono.”
Nel giro di un minuto e mezzo Ludovica si trovò al sicuro nella centrale metro mentre gli agenti agitati le offrivano vari tipi di tè: verde, nero o nero al bergamotto. Dopo due ore, entrò un capitano sudato ma felice con il suo portafoglio colorato.
Dentro c’era tutto: documenti, carte, e persino il denaro. È davvero utile essere sposati con un generale della polizia.