“L’amore non conosce divieti”
“Lo sai, tesoro, come si dice: non tutte le Clelia sono di Milano, non tutti i Marco vengono da Sirmione. Santi su questa terra peccatrice ce ne sono pochi. Quindi, non giudicare, piuttosto guarda dentro te stessa. Sei stata davvero una moglie così perfetta per il tuo Marco?” – mia nonna strizzò gli occhi, come se già sapesse la risposta alla sua domanda.
“Nonna, Marco se n’è andato con la mia amica! Dov’è la giustizia? Devo stare zitta?” – sbottai indignata.
“Almeno non correre da Marco da lavoro a lamentarti col capo che tuo marito è un donnaiolo. Ti fai solo una figuraccia, ecco. Lo sappiamo, ci siamo passate… Mogli tradite che correvano dai sindacati in lacrime e mocciosi. Ma l’amore non segue i regolamenti e non conosce divieti. Non servirà a niente, piccola. Rassegnati. Il tempo mostrerà come andrà a finire” – la nonna era tranquilla.
La mia notizia sul marito infedele e l’amica traditrice non la turbò affatto. Come se fosse un avvenimento normale.
Mah, “rassegnati”, facile a dirsi. L’amica Claudia si era rivelata una vera vipera, una serpe in seno. Morto il marito, aveva messo gli occhi sul mio. Macché, non glielo lascio!
Certo, il mio Marco si inteneriva per Claudia. Ricordo quando andammo tutti alle terme. Lui non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Sembrava un gatto intorno alla fontina. La guardava così tanto che quasi la abbracciava e baciava con lo sguardo, lei avvolta in un asciugamano bianco. Io non davo peso a quegli accenni.
Claudia era indubbiamente bella, dolce, premurosa. E allora? Io e Marco vivevamo insieme da sedici anni, abbiamo un figlio, Leonardo. Ero convinta che la mia famiglia fosse solida e nessuna forza malvagia l’avrebbe scalfita.
Claudia e Elia non avevano figli. Lo so, Claudia ci soffriva molto. Elia non parlava, più che altro rimaneva cupo. Penso soffrisse a modo suo. Eravamo famiglie amiche. Uscivamo spesso in campagna, passavamo le vacanze insieme. Ci divertivamo come potevamo. Sì, pare che tutto abbia un tempo. La disgrazia era sul uscio, sogghignando.
“Ginevra, Elia l’ha portato via l’ambulanza. Infarto. Mamma mia, gliel’avevo detto io: prendiamo un bimbo dall’orfanotrofio! Ma lui non parlava e diventava sempre più imbronciato. Ora non so cosa aspettarmi. Si riprenderà?”
Una Claudia disperata piangeva dirotto.
“Calmati, Claudia. Andrà tutto bene! Vedrai. Elia è forte” – cercavo di consolare l’amica con sincerità.
“Eh, Ginevra! Senza Elia non so vivere! È la mia luce. Mi conforta, mi sostiene. Da sola cosa sono?” – singhiozzava Claudia.
“Non metterlo al cimitero prima del tempo, Claudia. Datti una regolata. Non scoraggiarti. Trucco, unghie, capelli… Metti su un sorriso e via dal marito in ospedale! Elia si ri-innamorerà di te e guarirà più in fretta…”
Quella volta finì tutto bene. Curarono Elia, riprese a lavorare. La vita riprese il suo corso.
Poco dopo, Elia e Claudia adottarono una bambina di tre anni, Viola. La famiglia era al culmine della felicità.
“Ora non ho nemmeno paura di morire!” – disse improvvisamente Elia a tavola durante i festeggiamenti.
“Ma che dici? Ora devi vivere, crescere la piccola” – ci sorprendemmo per le sue parole strane.
“Volevo dire che ho vissuto mica per niente. Quantomeno ho dato calore ad un’anima piccina, l’ho accolta. Conto su mia moglie Claudia. Lei ce la farà con la bimba. Se dovesse succedermi qualcosa… le do il permesso di risposarsi” – Elia parlava con una tristezza incontenibile negli occhi, come per enigmi.
“Oh Elia, smettila! Amici, beviamo alla nostra felicità familiare!” – brindò il mio Marco.
Così ci dimenticammo della confessione di Elia. Fino a quando…
L’angelo della morte, come un asino zoppo, si ferma ad ogni porta. Stavolta Elia non si salvò. Un secondo infarto massiccio non gli lasciò scampo. Dorme il sonno eterno.
Restò Claudia con la figlia adottiva. Pianse il marito per il tempo dovuto e poi si riprese. Aveva trent’anni. L’amica cambiò completamente look. Da bionda diventò una bruna esplosiva, aggiornò il guardaroba e sorrise più di prima. Ci incontravamo ancora nei giorni di festa.
Il mio Marco non vedeva l’ora di incontrarla. Quando Claudia arrivava, lui brillava di battute, rideva a sproposito, cercava di compiacere la giovane vedova. E portava in braccio continuamente la figlia di Claudia.
Io non davo peso alle attenzioni di mio marito. Pensavo volesse solo aiutare, sostenere nei momenti duri la moglie dell’amico scomparso. Pensa te…
Claudia ci invitò mio marito e me al compleanno della piccola. Viola compiva dieci anni.
A tavola ridevamo, auguravamo alla festeggiata di diventare grande e brava.
“Papà, ma quando vieni da noi per stare sempre?” – era Viola a sussurrare… all’orecchio di Marco.
Marco baciò
E così, mentre sorseggio il mio espresso al bar, mi son detta che forse la vera vittoria è vivere sereni, come un gatto che fa le fusa al sole dopo aver visto il topino scappare via.
L’AMORE NON HA LIMITI
