L’angolo del ritorno misterioso

In un vicolo dimenticato di una vecchia città italiana, dove le case portavan le tracce del tempo come rughe sui volti degli anziani, un giorno apparve una strana insegna. Sorse dal nulla, come un fantasma del passato, intessuto nella grigia tela del quotidiano. “L’ANGOLO MISTERIOSO DEL RITORNO. Accettiamo ciò che è perduto. Condizioni personali.” Le lettere, sbiadite come bruciate dal sole dei secoli, sembravan un’eco d’un altro mondo. Sul vetro opaco e polveroso, parevan un sussurro d’un sogno dimenticato che ancora turbava il cuore.

Lorenzo aveva percorso quella strada centinaia di volte. Un tempo c’era un accogliente negozio d’antiquariato, poi una bettola con caffè scadente, infine il vuoto. La facciata si sbriciolava, le finestre velate di grigio, le vecchie insegne sommerse nella polvere. Lorenzo da tempo non notava più quel angolo, come si smette di notar un dolore diventato abituale. Ma quel giorno l’insegna gli trafisse lo sguardo come un ago conficcato in una vecchia ferita che cercava di dimenticare.

Si fermò. Nel riflesso del vetro opaco si vide: occhi stanchi, capelli striati d’argento, un giaccone logoro. Il suo volto era una mappa di perdite—le rughe come strade verso ricordi che avrebbe voluto cancellare. Occhi senza più fede nei miracoli. Un uomo che aveva perso troppo per credere a insegne misteriose. Amore, fiducia, una figlia—tutto svanito, dissolto come fumo. Persino i ricordi sbiadivano, perdendo calore e profumo, diventando piatti come foto sbiadite.

Spinse la porta. Si aprì con un lieve cigolio, come se l’avesse aspettato. Dentro, l’odore di vecchi libri e pere mature—l’aroma dell’infanzia, sepolto in fondo alla memoria. Dietro il banco, una donna—alta, capelli raccolti in un elegante chignon, uno sguardo che penetrava più in profondità della pelle. Non guardava Lorenzo, ma qualcosa dentro di lui, come se vedesse le ombre di chi aveva perduto.

“Cosa si può riavere?” chiese, e la sua voce tremò, come se a parlare fosse un altro, da tempo dimenticato.

“Tutto ciò che è perduto,” rispose calma. “Ma il prezzo è sempre suo.”

Voleva ridere, scrollarsi di dosso quel gioco strano, ma sentì invece qualcosa stringersi dentro.

“Voglio riavere quel giorno,” sussurrò. “L’ultimo colloquio con mia figlia.”

Il suo volto rimase immobile, come se richieste così fossero all’ordine del giorno.

“Raccontatemelo.”

Lorenzo si sedette. Il gesto fu pesante, come se portasse sulle spalle il fardello di tutti i suoi errori.

“Litigammo. Per una sciocchezza, come sempre. Voleva andare a studiare all’estero, e io… le dissi che ci abbandonava, che tradiva la famiglia. Urlai che era egoista, che non pensava a sua madre, a me. Lei tacque, poi sbottò: ‘Non hai mai cercato di capirmi.’ Sbatté la porta. Se ne andò. Una settimana dopo… se ne andò per sempre. Un incidente. Da allora vivo, ma è come se non respirassi. Continuo a pensare: se l’avessi ascoltata, abbracciata, detto che ero fiero di lei… Forse sarebbe rimasta. Forse tutto sarebbe diverso.”

La donna annuì, come se quella storia l’avesse già sentita.

“Il prezzo: dimenticherete ogni altro momento con lei. Tutto. Le sue risate, i primi passi, i discorsi mattutini col tè, le gite al mare. Resterà solo quel giorno—riscritto come lo volete. Ma tutto il resto sparirà, come se non fosse mai esistito. Non resterà il calore del suo sorriso, né il suono della sua voce. Solo un colloquio.”

Lorenzo s’irrigidì. Le mani gli tremavano, aggrappate al bancone.

“È come… strappare via un pezzo dell’anima. Non il corpo, ma il tempo. La mia vita.”

“Esatto,” disse lei. “Ma avrete ciò che chiedete. Parola per parola. Tutto come avrebbe potuto essere.”

Tacque. A lungo. Le labbra si mossero, come se rivangasse vecchie scene: le risate da bambina, il profumo del suo perfume, le discussioni a cena. Poi si alzò, goffo, come dopo una caduta.

“Grazie. Devo pensarci.”

Non lo trattenne. Solo aggiunse, fissando il vuoto:

“Siamo aperti fino a mezzanotte. Poi—chiuderemo. Per sempre. E non riapriremo, per quanto possiate implorare.”

Tutto il giorno Lorenzo vagò per la città come un fantasma. Ogni suono, ogni odore sembrava un frammento del passato. Una canzone dal caffè gli ricordò le serate con la moglie. L’odore di pane fresco—le torte di sua madre. Persino la voce d’un musicista di strada gli riecheggiò un’assenza. Catturò brandelli di discorsi altrui, e in ogni parola gli parve di cogliere qualcosa che un tempo conosceva, ma aveva perduto.

Tornò al negozio mezz’ora prima di mezzanotte. La porta era ancora aperta, come se l’aspettasse.

“Ho cambiato idea,” disse, sulla soglia. “Voglio un altro ritorno.”

La donna alzò un sopracciglio, e nei suoi occhi balenò stupore.

“Quale?”

“Voglio riavere me stesso. Chi ero prima del dolore, del vuoto, della sensazione che ogni passo sia una battaglia. Voglio risentire cosa vuol dire vivere, senza temere ogni nuovo giorno.”

Tacque a lungo, troppo. Poi si avvicinò, i passi lenti, come se soppesasse non solo le parole, ma il suo destino.

“È il prezzo più alto,” disse, guardandolo negli occhi. “Perderete tutte le ragioni per cui vi importava. Tutto ciò che vi rende voi, svanirà. Sarete leggeri, ma vuoti. Senza dolore, ma senza senso. Come una foglia portata dal vento.”

“E il dolore sparirà?” chiese, con la voce che tremava.

“Sì. E tutto ciò che avete amato, anche. Tutto ciò che vi trattiene qui, si dissolverà. Diventerete… nessuno.”

Lorenzo si sedette. Appoggiò le mani sulle ginocchia. Chiuse gli occhi. Dentro, infuriava una tempesta—ricordi, colpa, amore, paura.

Poi riaprì gli occhi e mormorò:

“Rinuncio. Voglio tenermi questo dolore. È tutto ciò che mi resta di lei. Mi lacera, ma è vivo. Non voglio il vuoto.”

La donna sorrise—per la prima volta, con calore, come un addio.

“Allora non vi serve un ritorno. Avete già trovato ciò che cercavate.”

Lorenzo uscì in strada. Dell’insegna, nessuna traccia. Al posto della porta, un muro cieco, come se il negozio non fosse mai esistito. Niente odore di pere, né cigolio. Solo lui, la città notturna e il vento freddo che gli sfiorava il volto.

Ma dentro, qualcosa era cambiato. Non ottenne ciò per cui era venuto. Ma trovò ciò di cui aveva bisogno. E per la prima volta da anni, non si pentì della sua scelta.

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