Elena non riusciva a stare ferma. Tra le braccia si era addormentata la piccola Caterina, eppure lei non riusciva a distogliere lo sguardo dalla finestra.
Era ormai un’ora che osservava il cortile.
Qualche ora prima, il suo amato marito Antonio era tornato dal lavoro. Elena era in cucina, ma lui non si era fatto vedere. Quando era uscita in salotto, lo aveva visto riempire una borsa con i suoi vestiti.
«Dove vai?» chiese, sconvolta.
«Me ne vado. Ti lascio per la donna che amo.»
«Antonio, scherzi? È successo qualcosa al lavoro? È per una trasferta?»
«Ma non capisci? Sono stanco di te. Hai solo Caterina in testa, non mi noti più, non ti curi di te stessa.»
«Non gridare, sveglierai Caterina.»
«Ecco. Ci risiamo, pensi solo a lei. Sto lasciando mia moglie, e tu…»
«Un uomo vero non abbandonerebbe sua moglie con una bambina piccola.» Disse Elena a bassa voce prima di tornare dalla figlia.
Conosceva il carattere di suo marito. Se avesse continuato la discussione, sarebbe scoppiato un litigio. Aveva già gli occhi lucidi, ma non voleva che lui le vedesse. Prese Caterina dalla culla e si rifugiò in cucina. Antonio non l’avrebbe seguita, non aveva nulla da prendere lì.
Dalla finestra lo vide salire in macchina e andarsene. Lui non si voltò nemmeno, mentre Elena non riusciva a smettere di guardare fuori. Forse sperava che da un momento all’altro la sua auto sarebbe riapparsa nel cortile, e che Antonio avrebbe ammesso di averla presa in giro. Ma non successe nulla.
Passò tutta la notte senza chiudere occhio. Non aveva nessuno a cui telefonare per sfogarsi. Sua madre non si interessava più a lei da tempo. Aveva gioito quando si era sposata, per poi dimenticarsene quasi subito. Per Lara era come se avesse avuto un solo figlio: il fratello minore di Elena. C’erano le amiche, ma erano madri come lei, probabilmente già addormentate. E poi, cosa avrebbero potuto fare per aiutarla?
Si assopì solo all’alba. Provò a chiamare Antonio, ma lui rifiutò la chiamata e le scrisse un messaggio: «Non disturbarmi più.»
In quel momento, Caterina iniziò a piagnucolare ed Elena si avvicinò a lei. Non poteva lasciarsi andare. Se ne era andato? Pazienza. Aveva sua figlia, e doveva occuparsi di lei. Doveva pensare a come andare avanti.
Controllò il portafoglio e il conto in banca, e rabbrividì. Anche se avesse chiesto alla padrona di casa di aspettare qualche giorno per l’affitto, in attesa degli aiuti statali, non le sarebbero bastati i soldi. E poi c’era da mangiare. Avrebbe potuto lavorare da casa, ma Antonio si era preso il portatile.
Le restavano due settimane pagate per trovare una soluzione. E doveva farlo in fretta.
Ma dopo aver chiamato tutti i suoi conoscenti, capì che non c’era speranza. Nessuno l’avrebbe assunta con una bambina piccola. Persino per lavare i pavimenti avrebbe dovuto lasciare Caterina con qualcuno per almeno un’ora, ma non c’era nessuno. E cambiare casa non sarebbe servito a molto. Già pagavano un affitto basso. L’unica soluzione era tornare dai suoi genitori. Ma era stata lei a ritardare con la famiglia, mentre suo fratello si era sposato presto. Viveva con la loro madre insieme alla moglie e ai due gemelli. In un bilocale già in cinque, se lei e Caterina si fossero aggiunte, come avrebbero fatto?
Avvisò la padrona di casa che avrebbe lasciato l’appartamento alla scadenza del pagamento. Non riusciva a trovare pace. Sì, avrebbe potuto affittare una stanza in un dormitorio, e anche cercato alcune opzioni. Ma i vicini erano talmente terribili che non li augureresti neanche al tuo peggior nemico. Scrisse ad Antonio chiedendogli aiuto economico per la figlia, ma lui non rispose. Non leggeva nemmeno i messaggi. L’aveva probabilmente bloccata.
Mancavano cinque giorni alla scadenza dell’affitto, e Elena iniziò a fare le valigie. Non aveva molte cose, ma doveva tenersi occupata. In quel momento, suonarono alla porta.
Aprendo, rimase sbalordita. Sulla soglia c’era Valentina, sua suocera.
«Avrò mica altri guai?» pensò Elena, lasciandola entrare.
Con Valentina i rapporti erano sempre stati tesi. Si sorridevano, ma in cuor suo la detestava. Dal primo incontro, la futura suocera aveva chiarito che Elena non le piaceva. Come tante madri, pensava che suo figlio avrebbe potuto fare di meglio. Proprio per questo Elena aveva subito detto che non avrebbero mai convissuto. Non sarebbero andate d’accordo. E così avevano affittato un appartamento.
Quando Valentina veniva in visita, era come in quelle battute: «Elena, ma qui la polvere la passi mai?». E il cibo che preparava Elena, Valentina non lo toccava, dicendo che era roba da maiali. Quando Elena rimase incinta, la suocera smise di tormentarla così tanto. Ma alla nascita di Caterina, dichiarò subito che la bambina non aveva i tratti della famiglia, e che Antonio avrebbe dovuto fare un test di paternità.
Solo dopo sei mesi Valentina iniziò a riconoscere i tratti familiari in Caterina e ogni tanto la teneva in braccio.
Antonio cercava di calmare la moglie. Diceva che sua madre lo aveva cresciuto da sola ed era gelosa. Le chiedeva di pazientare, visto che non veniva spesso. E anche se Elena avrebbe gradito un aiuto, non lo chiedeva mai.
Ora invece era lì, nel suo corridoio, proprio dopo che Antonio se n’era andato. Forse voleva gongolare un’ultima volta. Ma a Elena ormai non importava più nulla.
La voce di Valentina la strappò dai suoi pensieri.
«Su, fai in fretta a preparare le valigie. Questo posto non è per te e Caterina.» Disse la suocera.
«Valentina, mi scusi, non capisco.»
«Cosa c’è da capire? Prepara le tue cose. Verrete a casa mia.»
«Da voi?»
«E dove pensavi di andare? Da tua madre, dove siete già in troppi?»
«Sì. Lo sapete già tutto?»
«Certo che lo so. Peccato non averlo saputo prima. Quel buono a nulla me l’ha confessato oggi. Ho un trilocale. C’è posto per tutti.»
Elena non aveva scelta. Decise di provare, tanto peggio di così…
Arrivata a casa di Valentina, all’inizio aveva paura. Poi la suocera le mostrò la stanza per lei e Caterina. Quando Elena sistemò le poche cose e mise a dormire la bambina, scese in cucina.
«Elena, so che i nostri rapporti non sono mai stati facili. Ma cerca di capirmi, e se puoi, perdonami.»
«Valentina, voi volevate solo il meglio per vostro figlio.»
«Quale meglio!» La interruppe la suocera. «Sono stata un’egoista. Oggi lui mi ha chiamato e mi ha raccontato tutto. Perdonami anche per aver cresciuto un figlio del genere. Non so in che momento ho sbagliato. Suo padre ci ha lasciati quando Antonio aveva tre mesi. Lui sapeva benissimo quanto è dura per una madre crescere un figlio da sola. Eppure ha ripetuto la vigliaccheria di suo padre. Vivete qui finché ne avrete bisogno.»
Elena non avrebbe mai immaginato che la suocera si sarebbe schierata dalla sua parteElena sorrise tra le lacrime, sentendo finalmente che anche nella tempesta più feroce, poteva trovare un porto sicuro.






