L’Anziano e il Suo Fedele Guardiano

Ecco la storia adattata alla cultura italiana, con nomi, luoghi e riferimenti completamente rielaborati.

**L’uomo anziano e il suo fedele custode**

Il paesino di Collesanto, immerso tra le ombre di antichi pini e cipressi, lentamente si spegneva. Un tempo era vivo, ma ora di cento case ne restavano venti, abitate solo da vecchi dimenticati dal mondo. Una volta Collesanto prosperava: le solide case di pietra e legno, dai tetti ormai scuri per il tempo, ricordavano i giorni in cui gli artigiani locali erano famosi per i loro finimenti e carri. Ma con l’arrivo delle macchine, il lavoro con i cavalli finì, e il paese iniziò a svuotarsi. I boschi intorno erano ricchi, ma d’inverno diventavano pericolosi – lupi affamati si aggiravano, costringendo la gente a tenere cani da guardia, il cui abbaio squarciava il silenzio della notte.

Negli anni Cinquanta, la lavorazione delle pelli, che per secoli aveva sfamato il paese, scomparve. Collesanto divenne una fattoria di un grande ente agricolo. Gli artigiani diventarono pastori e mungitori. Il vecchio Antonio Rossi aveva passato la vita a badare ai maiali. Sin da bambino accudiva i porcellini, e da grande si occupò dell’allevamento di razza, famoso in tutta la zona. Ma negli anni Novanta, l’ente fallì, il bestiame fu venduto, e Antonio, come gli altri anziani, finì in pensione. I giovani partirono per le città, e il paese si svuotò. Suo figlio vendette le mucche e se ne andò, lasciando Antonio e sua moglie malata, Lucia, in una grande casa circondata da fienili vuoti. La vita si ridusse alla cucina, alla vecchia televisione e a un silenzio senza fine.

Ma una primavera, un vecchio amico di Antonio, Marco Bellini, arrivò a Collesanto con un regalo: un piccolo batuffolo peloso color fulvo. «Per il tuo settantesimo, Antonio! È un cucciolo di pastore maremmano, di sangue puro. Sarà il tuo fedele compagno, pronto a dare la vita per te», disse Marco, mostrandogli la foto di un cane enorme, pieno di medaglie. «Crescilo, e porterà fama alla nostra regione!» Antonio prese il cucciolo, che si strinse fiducioso al suo petto. Gli preparò una cuccia in una scatola, ma il piccolo piagnucolava, cercando calore. Lucia borbottò: «Hai portato un cane, adesso tocca a te accudirlo!» Antonio trovò un vecchio biberon, lo riempì di latte e lo cullò come un bambino. «Ha nostalgia della madre», borbottò, ignorando i mugugni della moglie.

Il cucciolo cresceva in fretta. Lo chiamarono Leone, per il suo fiero carattere. Riconosceva solo Antonio, diffidava degli estranei, e presto divenne un guardiano imponente, capace di capire il padrone al volo. In un anno, quel batuffolo si trasformò in un gigante che proteggeva il cortile da galline e oche, e di notte si infilava nel letto di Antonio, scaldandogli i piedi.

Ma i guai arrivarono a Collesanto. Case abbandonate iniziavano a bruciare. Le vecchie del paese si spaventarono, supplicando Antonio e Leone di pattugliare le strade. Così, l’anziano divenne il guardiano notturno. Con il cane al fianco, i roghi cessarono. Ma poi arrivarono gli stranieri – milanesi che compravano case vuote e i terreni sui prati, un tempo pascoli. In inverno, al posto dei campi, spuntò un villaggio di ville lussuose, recintato da mura di cemento. I nuovi ricchi assunsero Antonio per sorvegliare le loro proprietà.

«Uno scappa dal paese per la città, l’altro dalla città per il paese – rifletteva Antonio, camminando con Leone. – E noi vecchi restiamo qui, senza che nessuno ci voglia.» Passò il tempo, e la salute di Lucia peggiorò. I medici prescrissero una dieta e l’insulina, ma Antonio la vide rubare caramelle, come se volesse affrettare la fine. A dicembre, se ne andò in silenzio. Al funerale, le anziane si lamentarono che Lucia non ebbe nemmeno l’estrema unzione – la chiesa di Collesanto era in rovina da decenni.

Sulla tomba, Antonio giurò di costruire una cappella. Risparmiò, e dopo sei mesi andò in un paese vicino, dove c’era un’antica chiesetta dedicata a Sant’Antonio. Tornato, scavò le fondamenta e iniziò a costruire. In autunno, sulla cappella di legno svettò una croce. Le anziane portarono icone, tra cui una vecchia immagine di San Nicola, sopravvissuta a tempi buoni e cattivi. La cappella fu consacrata al santo, e divenne un luogo di preghiera per i paesani e i villeggianti.

Quell’inverno, prima dell’Epifania, Antonio si sentì inquieto. Controllava la cappella più spesso. La vigilia, sonnecchiando, si svegliò di colpo, colto da un presentimento. Afferrò il fucile e corse con Leone verso la chiesetta.

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L’Anziano e il Suo Fedele Guardiano