Lasciami andare
A volte Bianca si fermava. Rimaneva immobile, poi si girava di scatto e scrutava nel buio con gli occhi gonfi di lacrime. Ma non vedeva nulla. Non vedeva, non sentiva, ma percepiva.
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Bianca pensava al suo gatto ovunque: nell’appartamento vuoto, per strada, nell’autobus affollato, seduta al computer in ufficio o in fila vicino alla macchinetta del caffè.
Non smetteva di pensarci nemmeno quando entrava al negozio per fare la spesa e usciva con le borse pesanti in mano.
A volte le sembrava persino…
…di vederla. Vederla!
La coda bianca e soffice di Neve le passava davanti agli occhi, scomparendo rapidamente dietro l’angolo di un edificio o salutandola da dietro una panchina.
Ah, che gioia era vederla. Vedere chi senza cui non poteva vivere. Chi era sempre stata accanto a lei.
In quei momenti, nei suoi occhi spenti appariva una scintilla di speranza.
Piccola, quasi intangibile, ma speranza. E se tutto ciò che era accaduto non fosse reale?
Ah, quanto voleva crederci.
Ma era solo un attimo.
Un momento tra passato e futuro. Il passato, che non poteva essere ricuperato, e il futuro…
…che non sarebbe mai arrivato.
Per quanto si sforzasse di ritrovare la sua amata “bionda” nei grigi giorni infiniti, non ci riusciva, e le lacrime affioravano agli occhi.
Grandi gocce calde scendevano giù per le guance, portando via con sé tristezza, dolore e l’ultima speranza.
– Bianca, non puoi continuare così! – le dicevano le amiche. – Lasciala andare!
Ma lei non riusciva a lasciarla andare.
Come si può lasciare andare chi si ama? Come?! Lasciare andare significa dimenticare? Dimenticare?! Ma siete fuori di testa?
Ci provava, si sforzava, ma non ci riusciva. Perché non poteva dimenticare.
Come dimenticare se ci pensava ogni giorno?
L’unica cosa che voleva dimenticare e cancellare per sempre dalla memoria era…
…quel giorno in cui Neve non c’era più.
Sì, la sua gatta era molto anziana e malata da un po’, ma non pensava che sarebbe successo così presto. Non era pronta a questo. E ci si può davvero preparare a qualcosa del genere?
Chi si prepara, è pronto a lasciare andare. Ma lei non voleva lasciarla andare. Non poteva.
E non le importava affatto cosa pensassero di lei le amiche, e cosa dicessero i colleghi alle sue spalle, facendosi cenni col dito alla testa.
Tutto si conosce per confronto. E a loro, amici e colleghi, non c’era niente con cui confrontarsi.
Forse con il tempo qualcosa sarebbe cambiato. Ma ora… il dolore era ancora troppo forte e…
…le immagini vive e colorate si dipingevano nel suo immaginario tormentato.
Lei si svegliava al mattino e vedeva Neve distesa accanto a lei, ai suoi piedi: il cuore iniziava immediatamente a battere più forte, più veloce, quasi da farlo uscire dal petto. Ma quando Bianca cercava di allungare la mano per toccare la gatta, la realtà si faceva strada e il sorriso spariva dal suo volto.
Da una tale realtà si può impazzire.
E Bianca sarebbe impazzita, se non fosse stato per l’immaginazione che in fretta iniziava a disegnare altre immagini nella sua mente.
Ecco, Neve cammina graziosamente sulla mensola dei libri, salta giù, corre nella stanza accanto…
Eccola stesa sul davanzale, leccandosi il suo pelo bianco e sorridendo al sole che entrava sfacciatamente dalla finestra, volendo ammirarla insieme a Bianca.
Com’era bella: una bionda naturale. Nemmeno una macchia scura.
Solo qualche “lentiggine” si notava sul suo musetto adorabile, ma non rovinavano affatto quella immagine perfetta. Al contrario, la rendevano ancora più affascinante.
Bianca aveva vissuto con la sua gatta per ben 15 anni.
È tanto. Molto. Quasi una vita intera, solo su scala ridotta.
Durante quel tempo, era successo di tutto nella sua vita: cose belle e cose brutte.
A volte le sembrava che tutto…
Non c’erano più forze per rialzarsi.
E non c’era nessuno a tendere una mano. Ma poi si avvicinava Neve e la aiutava a rialzarsi. Penetrava nel profondo della sua anima e la scuoteva dolcemente con le sue fusa regolari.
Aiutava.
Bianca si alzava e continuava a vivere. Perché c’era un motivo e qualcuno per cui vivere. E ora? Per cosa vivere ora?
Era seduta sulla panchina e piangeva. Piangeva silenziosamente, girandosi di lato ogni volta che passavano delle persone. Per non ricevere domande indiscrete.
E accanto a lei sedeva Neve. Si accoccolava a lei con tutto il corpo e faceva le fusa, cercando di calmare la sua padrona.
Ex padrona, perché…
…lei, la gatta, non era più in questo mondo.
Ma non era neanche riuscita ad arrivare all’arcobaleno. Per questo Bianca non la lasciava andare. Non poteva lasciarla andare.
“Lasciami andare”, miagolava.
“Non posso!” – piangeva Bianca, riferendosi non a qualcuno in particolare, ma a ciò che la circondava in quel momento:
gli alberi, immobili, le nuvole, che silenziosamente solcavano il cielo azzurro, il sole, che andava via oltre l’orizzonte.
Così rimasero sedute insieme fino a tarda notte sulla panchina. Solo che mentre Neve vedeva e sentiva la sua padrona, Bianca ne percepiva solo la presenza. Ma anche questo era molto.
Avvolta dal fresco della sera, Bianca sentiva che i piedi nelle scarpe leggere erano freddi, mentre le ginocchia stranamente restavano calde. Proprio lì, tra due mondi, era seduta Neve.
Tra quel mondo, dove non sarebbe più potuta tornare, e il mondo nel quale non poteva entrare.
No, Neve non incolpava la sua padrona per questo. Come avrebbe potuto incolparla di qualcosa?
Come si può incolpare una persona che l’aveva amata più della sua stessa vita, che le aveva dato una possibilità di vita quando altri l’avevano abbandonata, cucciolo indifeso, a morire per strada?
Ah, se fosse possibile vivere un’altra vita ancora, Neve sarebbe stata pronta a attraversare nuovamente il dolore e la sofferenza, pur di essere salvata da Bianca. Per essere di nuovo con lei.
Ma succede proprio così?
La donna si alzò e tornò a casa. E la gatta la seguiva a distanza.
A volte Bianca si fermava. Rimaneva immobile, poi si girava di scatto e scrutava nel buio con i suoi occhi gonfi e lacrimosi. Ma non vedeva nulla. Non vedeva, non sentiva, ma percepiva.
Entrò nell’appartamento, si diresse in camera da letto e si sdraiò sul letto, mentre la sua amata gatta si sistemava accanto a lei, ai piedi. E Bianca sapeva che era accanto a lei… Sapeva e non voleva lasciarla andare.
Probabilmente sarebbe potuto continuare così per molto tempo. Tanto tempo. Ma il tempo guarisce.
No, non cura completamente, ma si fa più leggero. È normale. Dovrebbe essere così.
Anche perdendo chi ci è caro, si deve andare avanti. Questa è la sorte di chi è rimasto a vivere.
Ricordare…
Ricordare e custodire gelosamente quei ricordi intrisi di amore e felicità.
Pian piano il dolore della perdita si affievolì, e Bianca non pensava più alla gatta in ogni momento. Non ci pensava nemmeno ogni giorno. La ricordava solo di tanto in tanto. Solitamente, quando passeggiava la sera nel cortile di casa sua.
E Neve… Sentiva sempre meno il “richiamo terrestre”.
Ancora un po’, e sarebbe giunta sull’arcobaleno. Da lì avrebbe continuato a osservare la sua padrona, rallegrandosi ad ogni suo successo e condividendo con lei i dispiaceri delle sconfitte.
Sarebbe sempre stata accanto a lei. Bisogna solo lasciarla andare. Queste regole non sono state decise da noi e non sta a noi infrangerle. Si deve solo credere e…
…ricordare.
Tutto il resto lo lasciano al cielo. Solo loro sanno com’è giusto che sia.
Bianca lasciò andare Neve, e lei se ne andò, senza neanche salutare. Ma questo evento mise in moto un enorme ingranaggio invisibile chiamato ‘il ciclo naturale delle cose’.
Un giorno Bianca era seduta sulla panchina, ammirando la prima stella in cielo, e udì un miagolio insistente sotto di lei. Abbassando lo sguardo, vide un cucciolo.
Bianco. Con occhi azzurri come perline e macchioline arancioni sul musetto.
Guardava e non credeva ai suoi occhi. No, certo, capiva con la mente che non era la sua Neve.
Ma quel gattino le somigliava tanto, quando era ancora piccola lei stessa.
Possibile che nascano le stesse gatte una seconda volta?
“O è solo una coincidenza?” – pensò Bianca, prendendo il gattino tra le braccia e stupendosi ancora quando si accorse che era una femmina.
Accade così o no, coincidenza o non coincidenza, nessuno lo sa per certo. Ma è davvero così importante?
Se quel gattino bianco non avesse avuto le “lentiggini”, Bianca non gli avrebbe dato retta? Avrebbe dato!
Nella vita tutto prima o poi si ripete, e chi ricorda non passerà mai oltre…
…ciò che il destino gli ha riservato.
E così Bianca non passò oltre.
Portò il gattino a casa e le diede il suo amore, così come un tempo lo aveva dato alla sua gatta.
E chiamò quella piccola meraviglia Biancaneve.
Da allora la casa di Bianca si riempì di nuovo di suoni. Suoni di gioia e felicità.
E a Neve non importava il nome. Nella vita precedente era Neve, in questa è Biancaneve. Non è forse lo stesso? L’importante è che il suo desiderio si era avverato!
Ora la sua amata padrona avrebbe di nuovo donato calore e amore, come un tempo, e lei avrebbe ricambiato con una parte di sé. Com’è bello questo mondo, e la vita è bella altrettanto. L’importante è ricordare…