«Lasciatelo andare»: ho semplicemente acconsentito…

«Lasciate andare Lorenzo!»: ho solo accettato…

— Dove pensi di andare? — chiese Chiara con tono controllato, guardando il marito infilarsi una camicia pulita.

— Ero uscito con i ragazzi. Birra, due chiacchiere — rispose Lorenzo, evitando il suo sguardo.

— E io? Quando hai intenzione di passare del tempo con me? — Il sorriso di Chiara fu più amaro che sincero.

— Ma sei sempre al lavoro! Come potevo sapere che oggi saresti tornata prima?

Domanda logica, in apparenza. Ma ormai le scuse logiche erano troppe. E Chiara era stanca. Stanca di capire, perdonare e pagare.

Una volta credeva di aver trovato l’uomo giusto. Lorenzo era attento, discreto, un po’ più giovane— ma che importava l’età se le anime si incontravano? Li avevano presentati le amiche di sua madre, si erano sposati, trasferiti nel suo appartamento spazioso. Lui lavorava… quando gli andava. Ma a lei bastava. Per due.

I primi segni arrivarono dopo un anno. Una storia segreta. Poi una seconda, una terza. Scuse, lacrime, promesse. E poi, le spese. Console, computer, telefono nuovo… Ora, la macchina.

— Chiarina, ma è comodo! Ti verrò a prendere dal lavoro, porteremo il bambino all’asilo… — sognava Lorenzo.

— Prima fatti vedere a casa — tagliò corto lei. Ma l’abitudine di perdonare era più forte.

Poi, una domenica mattina, una telefonata.

— Pronto, lasciate andare Lorenzo! — una voce giovane, decisa.

— Scusi, chi è?

— Io e lui ci amiamo! E voi… voi siete solo d’intralcio!

Chiara ascoltò in silenzio.

— Sicura che il vostro amore valga più dei soldi? — chiese alla fine.

— Certo!

— Vediamo.

— Cosa intendi?

— Prenditelo. Definitivamente.

Appese e cominciò a riempire una valigia con le sue cose.

Dieci minuti dopo, Lorenzo rientrò. Si bloccò sulla soglia, fissando la valigia.

— Partiamo? — chiese, confuso.

— Tu sì. Dove vuoi.

— Cosa vuoi dire?

— Esattamente quello che hai sentito. Divorziamo.

— Per quella stupida? Stavo scherzando, Chiara! Volevamo una famiglia! La macchina!

— Già. Ora la macchina la comprerò io. Prenderò la patente. E se vorrò un figlio, lo farò— senza di te. Grazie per la motivazione.

Provò a discutere, a implorare, a manipolare. Ma Chiara era calma.

Un anno dopo, scese dalla sua auto nuova nel parcheggio del centro commerciale. Patente, sguardo sicuro, un sorriso leggero. E un vestito nuovo, quello che piaceva tanto al suo nuovo compagno—maturo, affidabile, senza pretese.

Vide Lorenzo in lontananza e lo fissò per un istante.

— Hai comprato quel modello? Ma… io volevo il nero.

— Io il rosso. E l’ho preso.

Proseguì, lasciandolo nell’ombra. Senza parole. Senza rimpianti. Senza di lui.

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