Lasciato appartamento ai figli, trasferita in campagna: ora nuova vita in casa antica.

— Mamma, perché hai preso questa decisione? Noi ora viviamo nel calore e nel comfort, e tu sei sola, in mezzo al nulla, in quella vecchia casetta? — la voce di Elisabetta risuonava piena di rimprovero, quasi con le lacrime agli occhi.

— Non preoccuparti, figlia mia. Mi sono già affezionata a questa terra. La mia anima desiderava la quiete da tempo — rispose con calma Valentina Rossi, mentre riponeva gli ultimi oggetti nella valigia.

La decisione l’aveva presa con convinzione, senza rimpianti. Il suo monolocale in città, dove avevano vissuto in quattro — lei, la figlia, il genero e il nipotino — era diventato troppo stretto. Le continue discussioni tra Elisabetta e Marco, i toni irritati, le porte sbattute… tutto questo pesava più delle pareti stesse. E poi, il piccolo Luca ormai era cresciuto, e Valentina aveva capito: non aveva più bisogno di una bambinaia. Le sue cure erano diventate un peso.

L’eredità della nonna — una casetta di legno in un paesino vicino a Siena — all’inizio le era sembrata uno scherzo del destino. Ma poi, osservando le fotografie, il frutteto di mele ormai invaso dalle erbacce, la soffitta con i giocattoli della sua infanzia ancora intatti, aveva capito: era lì che doveva andare. Lì c’erano la pace, i ricordi, il silenzio e… forse, qualcosa di nuovo. Il cuore le diceva che era il momento.

Organizzò il trasloco in un solo giorno. La figlia la supplicò di restare, le lacrime scorrevano copiose, ma Valentina sorrise soltanto e accarezzò i capelli di Elisabetta. Non era arrabbiata. Sapeva che i giovani avevano la loro vita. E lei, la sua strada.

La casa la accolse con erbacce alte e una staccionata rotta. Il soffitto era un po’ inclinato, il pavimento scricchiolava e nell’aria si sentiva odore di umidità e abbandono. Ma invece di paura o smarrimento, Valentina sentì determinazione. Si tolse il cappotto, si rimboccò le maniche e iniziò a mettere ordine. A sera, nella casa brillavano già le lampade, profumava di pulito e di tè appena fatto, e accanto alla stufa c’erano i libri portati dalla città e una copertina di lana.

Il giorno dopo andò al negozio del paese per comprare vernice, stracci e altre piccole cose per la casa. Lungo la strada notò un uomo alto, con i capelli già grigi alle tempie ma un sorriso caloroso, che lavorava nell’orto di fronte.

— Buongiorno — salutò per prima Valentina.

— Buongiorno. Cerca qualcuno qui? O si è appena trasferita? — chiese lui con curiosità, togliendosi i guanti di tela logora.

— Per sempre. Sono Valentina. Arrivo da Firenze. La casa era di mia nonna.

— Io sono Paolo. Abito di fronte. Se ha bisogno di aiuto, mi chiami. Qui i vicini sono molto uniti, non resterà sola.

— Grazie. Magari vuole venire a prendere un tè? Festeggiamo il mio arrivo. Così ci conosciamo meglio.

E così tutto ebbe inizio. Restarono a lungo seduti sul portico, bevendo tè con la marmellata e parlando della vita. Scoprì che Paolo era vedovo. Suo figlio era partito per Roma anni prima, chiamava di rado e quasi non lo andava mai a trovare. E Paolo, proprio come Valentina, da tempo non si sentiva più necessario.

Da quel giorno, diventò un ospite frequente. Portò delle assi per riparare la staccionata, aiutò a sistemare il tetto. Portò anche del fieno per la stufa. E la sera, sedevano sotto il lampione, chiacchieravano, ricordavano la gioventù, si leggevano dei libri ad alta voce.

Piano piano, la vita di Valentina si sistemò. Preparò un’aiuola, piantò nuovi meli, iniziò a fare torte che attiravano tutti i vicini. Elisabetta chiamava spesso, la pregava di tornare, diceva che le mancava. Ma Valentina sorrideva e rispondeva:

— Figlia mia, qui non sono sola. Sono a casa. E per la prima volta dopo tanti anni, sono veramente felice.

E così si incontrarono due cuori solitari. Tra vecchie mura, strade silenziose ed erba alta. Si incontrarono per dimostrare che non è mai tardi per ricominciare. E che in una casa antica può nascere una vita nuova.

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Lasciato appartamento ai figli, trasferita in campagna: ora nuova vita in casa antica.