**Diario di Luca**
Avevo la mia piccola boutique a Firenze, e una sera, poco prima di chiudere, entrò una donna incinta. Ero stanco e pronto a serrare, ma lei continuava a guardare i vestiti. Iniziammo a parlare: mi raccontò che il marito laveva lasciata con due bambini, costretta a tornare dai genitori. Con loro aveva un po di sostegno, ma poi scoprì di essere di nuovo incinta. Ormai era troppo tardi per abortire. Doveva tenerlo. Non aveva nulla da mettersi, “ero troppo stretta”, mi disse. Capii che cercava qualcosa di economico, ma non poteva nemmeno permetterselo.
Stanco comero, pensai che non mi sarebbe mancato un vestito in meno. Glielo regalai. La donna si illuminò, felice e commossa. Se ne andò, e col tempo dimenticai quellincontro.
Poi, un giorno qualunque, entrò una signora sorridente. Cercavo di riconoscerla, quando tirò fuori dalla borsetta un pacchetto e mi disse: “Ricorda? Ero incinta, senza soldi per comprare quel vestito. Me lo regalò. Mi disse che sarebbe andato tutto bene, che nella vita si supera tutto. Quelle parole mi diedero forza. Ho partorito, sono sola con tre figli, ma va tutto bene. E credo che migliorerà ancora. Grazie per quel sostegno”. Ci abbracciammo, ci augurammo il meglio.
Quando aprii il pacchetto, trovai delle ali dangelo. Mi sentii in imbarazzo. Avevo dato quel vestito più per levarmi un problema di dosso, ma senza volerlo, ero stato per lei un angelo: qualcuno che aveva ascoltato, compreso, e offerto un piccolo gesto di conforto.
Basta così poco per aiutare qualcuno a rialzarsi. A volte, poche parole sincere e un sorriso possono fare la differenza.





