Era una normale giornata lavorativa nella sala d’attesa dell’ospedale Santa Maria Nuova di Firenze. Le persone sedute sembravano immerse nei propri pensieri: qualcuno scorreva il cellulare, altri conversavano a bassa voce, altri ancora fissavano il pavimento contando i minuti prima della visita. Gli infermieri passavano con solita fretta, i dottori chiamavano i pazienti per nome, tutto procedeva come al solito.
Ma all’improvviso scese un silenzio curioso. La porta si aprì ed entrò una signora anziana. Indossava un cappotto logoro e sbiadito dal tempo, stringendo con forza una borsa di pelle consunta. Il suo sguardo era tranquillo, ma tradisceva una certa stanchezza.
La gente cominciò a scambiarsi occhiate eloquenti. Qualche ragazzo giovane commentò sottovoce:
«Ma sa dove si trova?»
«Che sia smemorata?»
«Avrà soldi per pagare la visita?»
La donna, senza dire parola, raggiunse una sedia nell’angolo e si sedette come se nessuno esistesse. Non sembrava persa, semplicemente estranea in quel mondo asettico di moderne tecnologie mediche.
Passarono dieci minuti quando la porta del blocco operatorio si spalancò. Entrò con un passo deciso il rinomato chirurgo Dottor Marco Russo – il cui nome campeggiava sulla targa d’onore all’ingresso. Alto e austero nelle vesti chirurgiche verdi, si diresse immediatamente verso la signora anziana.
«Mi perdoni per l’attesa», disse il chirurgo posando con deferenza una mano sulla sua spalla. «Ho urgentemente bisogno del suo consiglio. Mi trovo in un vicolo cieco.»
La sala trattenne il fiato. I bisbigli cessarono. Nessuno capiva perché quell’uomo, solitamente inseguito dai giornalisti, stesse riverendo la vecchietta con espressione quasi devota.
La quiete fu rotta da un’impiegata dell’accettazione:
«Un momento… ma è la Professoressa Agata Bianchi! Quella che dirigeva il reparto chirurgico qui vent’anni fa!»
E tutto divenne chiaro.
Quella signora non era una semplice dottoressa in pensione. Era una leggenda vivente. Una che salvava vite quando ancora non esistevano né robot chirurgici né scanner avanzati.
Quel famoso dottore, chinatosi davanti a lei? Un suo antico allievo. L’aveva convocata per un caso dubbio che solo lei poteva risolvere – perché ancora leggeva ciò che sfuggiva agli altri.
La donna alzò gli occhi e rispose pacata:
«Allora andiamo, diamo un’occhiata insieme.»
E quelli che poco prima bisbigliavano e giudicavano, abbassarono lo sguardo pieni di vergogna.