Ieri non volevo appesantirti, eri così stanca — ma le sue parole mi hanno sconvolto la vita.
In un piccolo paese vicino a Verona, dove i lampioni serali proiettano una luce calda sulle antiche stradine, la mia esistenza, che sembrava tranquilla, è stata travolta all’improvviso. Mi chiamo Simona, ho 34 anni e sono madre di due bambini, Giulia e Matteo. La mia amica Lucia, che consideravo quasi una sorella, ieri mi ha aperto gli occhi su una verità che ora mi corrode il cuore. Il suo messaggio sui soldi spesi per i miei figli non è stato solo un debito, ma un simbolo di tradimento.
**L’amicizia a cui credevo**
Lucia è entrata nella mia vita cinque anni fa, quando io e mio marito Marco ci siamo trasferiti in questo paesino. Era una vicina di casa — solare, aperta, sempre pronta ad aiutare. Diventammo amiche in fretta: passeggiavamo con i bambini, bevevamo caffè, ci confidavamo i segreti. Suo figlio Federico è coetaneo della mia Giulia, e sono diventati inseparabili. Mi fidavo di Lucia come di me stessa. Quando ero al lavoro o via per impegni, lei prendeva Giulia e Matteo con sé, li portava al parco, comprava loro il gelato. Cercavo sempre di ricambiare — con dei soldi, dei regali, aiutandola con le sue faccende.
La mia vita è una corsa senza fine. Lavoro come cassiera in un bar locale, Marco fa il camionista ed è spesso fuori per lavoro. I bambini hanno bisogno di attenzioni, e Lucia è stata la mia ancora di salvezza. Diceva: «Simò, non preoccuparti, adoro i tuoi piccoli». Le credevo, senza pensare che dietro la sua gentilezza potesse nascondersi un conto. Ma ieri tutto è cambiato.
**Il messaggio che mi ha spezzato il cuore**
Ieri sera sono tornata a casa distrutta. Il turno era stato pesante, i bambini capricciosi, e Marco ancora in viaggio. Ho solo pensato a farmi una doccia e dormire. Stamattina è arrivato il messaggio di Lucia: «Simò, ieri non volevo caricarti, eri stremata. Comunque, ti devo un po’ di euro. I bambini hanno mangiato, poi i fiori per le giostre, i palloncini, gli abbiamo comprato dolci, e anche la benzina avanti e indietro». L’ho letto e mi sono bloccata. Quanti euro? Per cosa?
L’ho ripetuto tre volte, cercando di capire. Lucia non aveva mai detto che il suo aiuto aveva un prezzo. Io le avevo sempre offerto dei soldi, ma lei scherzava: «Ma dai, sono sciocchezze!». Adesso mi presentava il conto, come se avessi assunto una babysitter, non affidato i miei figli a un’amica. Mi sono sentita ingannata, usata. I miei bambini, la mia Giulia e Matteo, per lei non erano gli amici di Federico, ma solo una fonte di guadagno? Quel pensiero è stato un pugno allo stomaco.
**La verità che brucia**
Ho chiamato Lucia per chiarire. Parlava con calma, come se fosse normale: «Simò, lo sai, tutto costa di più. Non mi lamento, ma io e Federico non siamo milionari». Le sue parole sembravano ragionevoli, ma senza quel calore a cui ero abituata. Le ho chiesto perché non avesse detto subito che voleva i soldi. Ha risposto: «Ti saresti agitata, e non volevo darti preoccupazioni». Ma la sua «premura» era una trappola. Mi sentivo in debito, anche se non le avevo chiesto di spendere quegli euro.
Ho ripensato a tutte le volte che Lucia aveva portato i bambini in giro. Palloncini, giostre, dolci — credevo lo facesse per affetto, come quando io compro le caramelle a Federico. Ma ora vedo: teneva il conto. Ogni suo gesto aveva un secondo fine, e io, cieca, non l’avevo capito. La nostra amicizia, la mia fiducia in lei, sono crollate in un istante. Mi sento tradita, e questo dolore non mi dà pace.
**I bambini e la mia colpa**
Giulia e Matteo sono il mio mondo. Quando vedo i loro visi felici, mi sento in colpa. Forse mi sono affidata troppo a Lucia? Dovevo essere più severa, tracciare dei confini? Ma come potevo immaginare che un’amica, che consideravo famiglia, mi avrebbe fatto pagare la sua gentilezza? Ora ho paura che i bambini percepiscano questa frattura. Giulia adora Federico, ma come posso lasciarla andare da Lucia, sapendo che la sua «generosità» è un affare?
Marco è tornato dal viaggio, mi ha ascoltato e ha detto: «Paga e lascia perdere. Non farne una tragedia». Ma per me non sono solo soldi. È un tradimento. Non voglio perdere l’amicizia, ma non posso fingere che non sia successo niente. La mia anima grida: come ho fatto a essere così ingenua?
**La mia scelta**
Ho deciso di parlarci. Le restituirò i soldi, ma le dirò che non voglio più questo tipo di «aiuto». Se nei miei figli vede solo una spesa, non posso fidarmi. Sarà dura — Giulia mancherà a Federico, e io perderò un’amica. Ma non posso vivere con questa sensazione d’inganno. A 34 anni, voglio circondarmi di persone sincere, non di chi fa i conti per ogni palloncino.
Questa storia è il mio grido per la giustizia. Lucia forse non voleva ferirmi, ma il suo conteggio ha distrutto la mia fiducia nell’amicizia. Non so come andrà tra noi, ma so che non permetterò più a nessuno di approfittare della mia ingenuità. I miei figli meritano di meglio, e anche io. Che questa lezione, per quanto dolorosa, mi renda più forte. Io sono Simona, e scelgo la sincerità.