Legami di famiglia: La storia di un amore tra generazioni.

Mia mamma è di Napoli, proprio dal quartiere di Montesanto per la precisione. Sono sempre stato molto legato a mio nonno, il papà di mia mamma. Fin da piccolo mi portava ovunque, persino al lavoro. Adoravo ascoltare le sue storie, i racconti e le esperienze che aveva vissuto.

Una volta gli chiesi se avesse mai visto i folletti. Mi rispose di no, ma che aveva incontrato streghe e persino un lupo mannaro. Io non sapevo cosa fosse, così gli chussi di spiegarmi. Mi disse che erano maghi capaci di trasformarsi in animali, e potevano persino volare.

Mi raccontò che, dopo il congedo dall’esercito, aveva lavorato come guardiano in alcuni campi di grano vicino a Montesanto. Il suo compito era sorvegliare i raccolti per evitare furti. Una notte, mentre era di turno, arrivò al campo verso le nove. Da subito sentì che qualcosa non andava: l’aria era pesante, gelida, e la luna piena illuminava tutto in modo strano.

Come sempre, iniziò a fare il giro del campo. Dopo mezzanotte si sedette sulla sua sedia, ma la stanchezza lo assalì e un sonno profondo cominciò a prenderlo. In quel momento, disse, capì che qualcosa di brutto stava per succedere. Sentì un brivido salirgli lungo la schiena, come se qualcosa di invisibile si avvicinasse.

All’improvviso, sentì dei passi tra il grano, come se qualcuno camminasse tra le spighe. Afferrò il fucile. Essendo un ex militare, sapeva usare le armi, e a quei tempi ognuno doveva badare a se stesso. Puntò il fucile verso il campo e gridò: «Chi c’è là?». L’unica risposta furono delle risate. Le risate si spostavano da una parte all’altra, sempre più vicine.

Raccolse il coraggio ed entrò nel campo con il fucile pronto. Poi vide un maiale correre tra le piante. Pensò fosse un animale qualsiasi, quindi gli corse dietro. Quando stava per afferrarlo per la coda, il maiale si alzò in piedi e continuò a correre. Mio nonno rimase paralizzato, senza credere ai suoi occhi.

Mirò per sparare, ma prima di premere il grilletto, dall’animale spuntarono due ali dal dorso e, ridacchiando, si alzò in volo. In quel momento, la paura lo bloccò completamente. Il fucile gli scivolò di mano, cadendogli sui piedi. Il dolore lo riportò in sé. Si fece il segno della croce, riprese il fucile e scappò verso casa, ancora scioccato.

Mi disse che fino ad allora aveva solo sentito parlare dei lupi mannari, ma non credeva di incontrarne uno. Ancora oggi, quando me lo racconta, gli si rizzano i capelli. E io non dubito che abbia visto qualcosa… perché quando ne parla, lo fa con lo sguardo perso, come se rivivesse quella notte.

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