L’Essenza di Eva

Elena

«Quanti anni ha?» – Il chirurgo plastico Vittorio De Luca fissò il bel viso di Elena con uno sguardo penetrante.

Lei batté le ciglia, sorrise e distolse lo sguardo con civetteria, per poi tornare a guardarlo diritto negli occhi. Quante donne aveva visto comportarsi così nel suo studio, tra smorfie, sguardi incerti e trucchi femminili? Appena gli uomini chiedevano l’età, ecco che si ricordavano di essere davanti a un uomo, giovane e attraente. Elena non faceva eccezione.

«E lei, quanti mi darebbe?» – chiese con tono scherzoso.
Lui la osservò con severità.

«Ventinove» – mentì lei, senza batter ciglio.
Per qualche ragione, la soglia dei trentanni spaventava sempre le donne.

«Trentanove, per essere precisi» – la corresse lui, impassibile, concedendole però due anni di meno per pietà.

«Non la si inganna, dottore» – disse Elena, apprezzando il suo tatto.

«E allora perché tenta di farlo con me? Sono un medico, non un pretendente. La sua età mi serve per ben altro. Se ne avesse davvero ventinove, dubito che sarebbe qui. Sta benissimo per i suoi anni. Direi perfino magnificamente. Molte donne la invidierebbero.»

«Che uomo terribile. Ci vede attraverso, come ai raggi X» – Elena ricadde nel suo atteggiamento affettato.

«È il mio lavoro. E l’esperienza.»

«Beata sua moglie. Capisce le donne come pochi.»

Vittorio stava per dire che non era sposato, ma cambiò idea.

«Allora, perché è venuta da me? È splendida e non ha bisogno della chirurgia. Almeno, non ancora.»

Il complimento fece brillare gli occhi di Elena di interesse.

«E a quale prezzo ci riesco, non vuole saperlo? Sì, ho un marito facoltoso. Posso permettermi le migliori cure estetiche, che tra l’altro costano non poco. Ma sono stanca di passare ore in palestra, poi altre ore sdraiata sul lettino di un’estetista tra maschere e pozioni miracolose. Non vivo, cerco solo di fermare il tempo. Sono stanca» – ripeté.

«Allora lasci scorrere il tempo. Ogni età ha i suoi pregi. Non ha bisogno di sembrare migliore o più giovane di quanto sia.» Vittorio le regalò uno dei suoi sorrisi più luminosi.

«Per lei è facile parlare. È un uomo. Non deve combattere contro l’età, contare le rughe al mattino, le calorie, restare a dieta in eterno. Tutto per la linea e il colorito. E chi ci spinge a questi sacrifici?»

«E chi?» – le diede corda Vittorio.
Elena gli piaceva. Era sincera, bella, vivace. Con lei era semplice parlare.

«Siete voi uomini a spingerci sotto i ferri. Sì, proprio così. Vi sentite più sicuri con una donna giovane e bella al vostro fianco. Se sta con voi, significa che ne valete la pena. E più invecchiate, più scegliete donne giovani.» Un’amara piega si formò agli angoli della sua bocca, gli occhi si velarono di tristezza, ma rimaneva bellissima.

«Vengo da una piccola città di provincia. Mia madre lavorava in un allevamento di polli, come mio padre. Poi lo chiusero, e lei trovò lavoro come inserviente in ospedale, mentre mio padre andò in una centrale termica. Nel nostro paese è difficile trovare lavoro. C’era un’unica fabbrica, e anche quella chiuse. Mio padre, naturalmente, si diede all’alcol. Odiavo quella vita, quella città, fin da bambina sognavo di scappare lontano, a Roma, di diventare un’attrice.» Gli occhi di Elena si persero nei ricordi.

Vittorio la capiva benissimo. Anche lui era arrivato a Roma da un piccolo paese di provincia.

«Non fui ammessa all’accademia di teatro. Ma mi presero volentieri a lavorare. In una bancarella al mercato.» Vittorio notò quanto le costasse ammetterlo. «Non entrerò nei dettagli di come sopravvissi. Ebbi fortuna. Notata da una donna. A cui, tra l’altro, feci anche il peso falso. Mi invitò in una casa di moda. Non di quelle dove le modelle sfilano, anche se capitava… beh, mi capisce. Lì conobbi mio marito. Ero giovane, disperata…» Gli occhi di Elena si annebbiarono di nuovo. Vittorio non la interruppe.

«Si innamorò così tanto che mi chiese di sposarlo. Naturalmente, accettai. Non mi turbava fosse più vecchio di me. Avevo trovato il mio biglietto fortunato. Un marito, un appartamento a Roma, una villa in campagna, contatti, denaro. Mi diede tutto ciò che avevo sognato.»

«Dal suo primo matrimonio ha un figlio, della mia età, vive all’estero. Lui non vuole altri bambini. Mi sono rassegnata. Ristoranti, vestiti, viaggi nel mondo. Mi piaceva quella vita. Ha ragione, molte mi invidiavano. Ero scappata da un paesino di provincia e non volevo tornarci.» Elena sospirò e tacque un momento.

«Tre giorni fa entrai nell’ufficio di mio marito. Così, per fare un piacere. Gli piacciono le ciambelle. Quelle dolci, con la glassa rosa. Ne comprai un paio e un caffè.»

«La segretaria non era presente. Anzi, lo era, ma non alla sua postazione. Era nell’ufficio di mio marito. Non si erano nemmeno preoccupati di chiudere la porta. Non mi videro. Me ne andai, lasciando sulla sua scrivania le ciambelle e il caffè. Fu orribile.» Elena si coprì il volto con le mani.

Vittorio aspettò, senza interromperla. Aveva già sentito storie simili in quello studio. Le donne si confessavano a lui come in chiesa.

Elena scoprì il viso. Gli occhi erano asciutti. Per un attimo aveva abbassato la maschera della donna sicura di sé. Quelle come lei non amavano mostrarsi vulnerabili. La vita le aveva insegnato a “tenere la faccia” in ogni situazione.

«Non ero ingenua, sapevo che mio marito aveva altre donne. Ma quella volta ebbi paura. Capii che il tempo passava, io non ringiovanivo, e intorno a lui c’erano tante ragazze giovani, con gambe lunghe, pronte a tutto pur di prendere il mio posto.»

«Tutti vogliono soldi. Loro hanno ciò che io non ho più: la giovinezza. Ha ragione, ho quarant’anni. Non posso competere. Agli uomini come mio marito piacciono giovani, stupide e carine. Se per una di loro mi lasciasse, non avrei un secondo biglietto fortunato. Ci si abitua in fretta al lusso. Non voglio tornare alla vita da cui sono scappata. Preferirei morire.»

La sua sincerità e disperazione colpirono Vittorio.

«Lei potrebbe rinunciare a Roma, alla villa, all’appartamento, all’auto di lusso, ai soldi? Trasferirsi in un paesino, diventare un chirurgo qualunque?»

Vittorio tacque. Elena non si aspettava una risposta. Era tutto chiaro.

«Bene. Ecco la lista degli esami da fare, degli specialisti da vedere. Alcuni li facciamo anche qui. Poi torni da me.»

Gli occhi di Elena si illuminarono. Si alzò con leggerezza giovanile, ma piena di dignità.

«Ci pensi ancora. Ogni operazione è un rischio, specie sul volto. Suo marito sa cosa vuole fare?»

«No. Ma troverò una scusa» – rispose pronta.

«Il fatto è che dopo l’intervento non avrà un aspetto… presentabile.»

«Per quanto?» – una fiamma di paura”Credo che nostro figlio avrebbe voluto una madre viva, anche con qualche ruga,” sussurrò Vittorio quella sera alla moglie, stringendole la mano mentre il sole tramontava sul loro piccolo villaggio in Calabria, finalmente in pace con il passato.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

15 + 17 =

L’Essenza di Eva