**Lettera a Babbo Natale e un dono del destino**
Marco è in ascensore, senza immaginare che una semplice corsa cambierà il suo inverno. In un angolo c’è una giovane donna con un cappotto grigio, che tiene per mano una bambina di cinque anni. La piccola fissa Marco con i suoi grandi occhi azzurri, poi all’improvviso gli regala un sorriso smagliante.
“Vai al lavoro?” chiede senza timore.
“Ginevra, con gli sconosciuti si dà del ‘lei’,” la corregge dolcemente la madre, sorridendo con un’aria scusante.
Marco ricambia il sorriso e annuisce.
“Sì, vado in ufficio.”
“Hai già scritto la lettera a Babbo Natale?”
Lui ride. Non ha mai creduto a quelle favole, neanche da bambino, ma non lo dice alla piccola. Lei gli porge con orgoglio un biglietto stropicciato. Lui lo infila distrattamente in tasca e, salutando, esce in strada.
Per tutto il giorno, Marco cerca di dimenticare quell’incontro: si butta nel lavoro, scaccia i ricordi dell’ex fidanzata che ha annullato il matrimonio all’ultimo momento. Si è trasferito in un’altra città per ricominciare, ma nemmeno nel silenzio del nuovo appartamento riesce a lenire il dolore.
La sera, camminando tra le strade innevate, si ricorda del biglietto. Lo estrae e legge la scritta traballante: “Sii sempre felice e non essere mai triste!” Un calore improvviso gli riempie il cuore. Appoggia il biglietto sulla mensola, in bella vista.
Due giorni prima di Capodanno, chiama la padrona di casa per chiedere dove abiti la bambina. Signora Bianca gli dice che lei e la madre vivono proprio al piano di sopra e che la mamma si chiama Isabella.
Quella sera, Marco bussa alla loro porta. Isabella lo fissa sorpresa.
“Scusi,” dice lui imbarazzato, “sono venuto per Ginevra. È che al nostro ufficio è arrivato Babbo Natale per un po’. Mi ha chiesto di cercare una bambina di nome Ginevra e di consegnargli la lettera di persona.”
La piccola sbuca subito da dietro la madre:
“Lo sapevo che ti avrebbe mandato! Aspetta, faccio subito!”
Un minuto dopo, Ginevra torna con una busta grande, decorata con fiocchi di neve e cuori. Sopra c’è scritto: “A Babbo Natale, da aprire solo da lui!”
“Non farla vedere alla mamma! Altrimenti il desiderio non si avvera!”
“Promesso, gliela consegnerò personalmente,” sorride Marco.
A casa, non resiste e apre la lettera: “Caro Babbo Natale, mi chiamo Ginevra. Sono stata brava. Ti prego, portami un orsetto gigante morbido. E… un nuovo papà. Perché io non ho nessuno.”
La notte di Capodanno, Marco si presenta di nuovo alla loro porta. Isabella apre e rimane senza parole: davanti a lei, lui regge un gigantesco orso rosa.
“Babbo Natale mi ha chiesto di portare questo alla brava bambina Ginevra,” dice Marco.
Ginevra salta di gioia, abbracciando prima la mamma, poi lui. Isabella lo invita a restare per la festa. A tavola, la bambina chiede all’improvviso:
“E il mio secondo desiderio?”
“Quello è più complicato…” bofonchia Marco.
“Cosa hai chiesto?” domanda Isabella con cautela.
“Ho chiesto un nuovo papà. Ma se Babbo Natale è a corto di papà, forse tu puoi rimanere?”
Ginevra sbadiglia dolcemente e si addormenta stretta all’orsacchiotto.
I due adulti rimangono in silenzio, chini sui piatti, arrossendo e sorridendo. Fuori, la neve cade soffice, e per la prima volta dopo tanto tempo, in quella casa è davvero caldo.