Lettera al Destino e il Regalo della Vita

Allora, c’è questo ragazzo, Matteo, che prende l’ascensore come ogni mattina, senza sapere che quel viaggio banale gli avrebbe cambiato l’inverno. In un angolo c’è una donna giovane con un cappotto grigio, che tiene per mano una bambina di cinque anni. La piccola fissa Matteo con quegli occhi azzurri enormi e poi, all’improvviso, gli regala un sorriso smagliante.

«Tu vai a lavorare?» gli chiede, senza filtri.

«Sofia, con gli sconosciuti si dà del “lei”», la corregge dolcemente la mamma, rivolgendo a Matteo un sorriso timido.

Lui ricambia il sorriso e annuisce.

«Sì, vado in ufficio.»

«E la letterina a Babbo Natale, gliel’hai già scritta?»

Matteo scoppia a ridere. Non ci ha mai creduto neanche da piccolo, ma non ha il cuore di deluderla. La bimba gli tende con orgoglio un bigliettino stropicciato. Lui lo infila in tasca distrattamente, saluta e esce nel freddo.

Tutto il giorno cerca di dimenticare quell’incontro—si butta nel lavoro, cerca di scacciare i ricordi dell’ex fidanzata che ha cancellato il matrimonio all’ultimo momento. Si è trasferito a Milano proprio per ricominciare, ma nemmeno il silenzio del nuovo appartamento placa quel vuoto.

La sera, mentre cammina tra le strade innevate, gli viene in mente quel biglietto. Lo tira fuori e legge, scritto in quel carattere infantile: «Sii sempre felice e non essere mai triste!» Un calore improvviso gli sale dal petto. Appoggia il biglietto sulla mensola, in bella vista.

Due giorni prima di Natale, chiama la padrona di casa per chiedere dove abita quella bambina. La signora Giovanna gli dice contenta che la mamma e la piccola vivono proprio un piano sopra—e che la mamma si chiama Elena.

Quella sera, Matteo bussa alla loro porta. Elena rimane di sasso quando lo vede.

«Scusi», dice lui, imbarazzato, «sono qui per Sofia. Il fatto è che… Babbo Natale è passato in ufficio oggi. Mi ha chiesto di consegnare personalmente la risposta alla sua letterina.»

La bambina sbuca da dietro la mamma in un lampo:

«Lo sapevo che ti avrebbe mandato! Aspetta, vado a prenderla!»

Un minuto dopo, torna con una busta enorme decorata con fiocchi di neve e cuoricini. Sopra c’è scritto: «SOLO PER BABBO NATALE!»

«Non farla vedere alla mamma, però! Altrimenti il desiderio non si avvera!»

«Promesso, gliela darò di persona», sorride Matteo.

A casa, non resiste e apre la lettera: «Caro Babbo Natale, mi chiamo Sofia. Sono stata bravissima. Ti prego, portami un orsacchiotto gigante morbido. E… un nuovo papà. Perché io non ce l’ho proprio nessuno.»

La notte di Capodanno, Matteo è di nuovo davanti alla loro porta. Elena apre e resta senza parole: lui è lì, con un orso rosa enorme tra le braccia.

«Babbo Natale mi ha chiesto di consegnarlo alla bravissima Sofia», dice.

La piccola salta di gioia, abbraccia la mamma, poi Matteo, poi di nuovo la mamma.

Elena lo invita a restare per il cenone. A tavola, Sofia chiede a un certo punto:

«E invece il mio secondo desiderio?»

«Quello è più complicato…», bofonchia Matteo.

«Cos’altro avevi chiesto?» domanda Elena, cauta.

«Ho chiesto un nuovo papà. Ma se Babbo Natale è a corto di papà, forse tu potresti rimanere?»

Sofia sbadiglia e si addormenta subito, stretta all’orsacchiotto.

I due adulti restano seduti in silenzio, chini sul piatto, arrossendo e sorridendo. Fuori nevica fitto, ma nell’appartamento—per la prima volta dopo tanto tempo—è davvero caldo.

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