Le strade oscure di Torino accompagnano Andrea verso casa dopo una lunga giornata di lavoro. Cammina, immerso nei suoi pensieri, ma un’ansia gli stringe il cuore. Le finestre del loro appartamento al quarto piano sono buie. «Dove sarà finita questa volta?» gli sfiora la mente. Andrea entra in una casa vuota, e il silenzio gli colpisce i nervi. Non ha nemmeno il tempo di togliersi le scarpe che suonano alla porta. È la vicina, con un’espressione preoccupata, a pronunciare le parole che gli sconvolgono il mondo: «Hanno portato tua moglie, Serena, in ambulanza». Andrea si blocca, incapace di credere a ciò che ha sentito. La sua vita, piena di errori e occasioni mancate, crolla in un attimo, lasciando solo dolore e rimpianto.
Questa idea, come un fulmine, lo colpisce già per strada. Si ferma, sentendo il terreno mancargli sotto i piedi. «Come ho potuto essere così cieco?» pensa, mentre un sorriso amaro gli sfiora le labbra. Tutto era così evidente, eppure lui non ha visto. A casa lo aspettava Serena—la donna che un tempo amava, ma che da tempo aveva smesso di apprezzare. Immagina il loro incontro: lei, come sempre, gli lancerà un freddo «Sei tornato?» e si allontanerà in cucina, senza nemmeno guardarlo. «Vuoi cenare?» domanderà, e nella sua voce non ci sarà traccia di calore.
Una volta, Serena cucinava con passione: preparava torte, collezionava ricette, conservava barattoli di verdure sott’olio. Ma negli ultimi anni tutto è cambiato. Per i figli, quando venivano a trovarli, si sforzava ancora, ma per Andrea—nessun segno di cura. I suoi piatti erano diventati insipidi, come se li preparasse controvoglia. Quando la pazienza finiva, Andrea si metteva a friggere patate o a fare ravioli, in silenzio, senza rimproveri. Serena mangiava, ma non lo ringraziava mai. La sua indifferenza lo uccideva, ma lui taceva per evitare litigi.
Un tempo, però, Serena era diversa. La sua tenerezza, le sue attenzioni, i suoi abbracci riscaldavano la sua anima. Poteva stringersi a lui e restare immobile, come se volesse condividere il calore del suo cuore. Ma quei momenti erano rimasti nel passato. Ora le sue cure sembravano meccaniche, un dovere che odiava. Quando era iniziato tutto? Forse quando Andrea usciva con gli amici mentre lei lo aspettava a casa? O quando non l’aveva accompagnata a casa dal reparto maternità dopo la nascita del secondogenito perché «stava festeggiando con gli amici»? Allora aveva pensato: «Che sarà mai, era una festa!» Ma quello sguardo, carico di dolore, lo aveva perseguitato fino ad oggi.
Serena era cambiata. Era diventata taciturna, distante. Si offendeva per le sue osservazioni, si chiudeva in camera, come se volesse evitarlo. Andrea si arrabbiava: «Ma insomma, ho detto la verità! Ho il diritto!» Ma il suo silenzio era peggio di un urlo. Quando arrivavano i figli, si animava: si affannava, cucinava, sorrideva. Con lui, invece, tornava il muro. «Chi sta cercando di ingannare?» pensava. La vita scorreva, e il loro matrimonio era diventato una formalità vuota.
Andrea aveva smesso da tempo di uscire. Lavorava come ingegnere, guadagnava bene, non guardava altre donne. Ma a Serena, a quanto pare, non importava. Guadagnava quanto lui, era indipendente, spregiudicata. Perché non se n’era andata? Per i figli? Ormai erano grandi. Andrea non la capiva. Una volta ci aveva provato, poi aveva alzato le spalle: «Se vuole vivere così, vada avanti». Ma in fondo al cuore sperava in una vita normale, in una moglie che lo accogliesse con gioia e lo salutasse con malinconia. Di un amore che non c’era più.
E ora questo pensiero: lei non lo amava. Forse non lo aveva mai amato. Andrea ricordava come si fosse chiesto perché una donna intelligente e colta l’avesse scelto. Forse era solo arrivato il momento, e lui, alto e di bell’aspetto, era stata una soluzione comoda? «Sapeva che i figli sarebbero stati belli» pensò con amarezza.
Entrò nell’appartamento buio, e il silenzio lo assordò. «Dov’è?» L’ansia cresceva. Qualcuno suonò alla porta. La vicina, evitando il suo sguardo, disse:
«Andrea, hanno portato Serena in ambulanza un’ora fa…»
Corse per le strade, soffocato dalle lacrime. Per la prima volta nella vita, pregò:
«Dio, non portartela via! Come farò senza di lei? Ti prego, salvMa quando arrivò in ospedale, era già troppo tardi.