La trovai addormentata davanti alla porta e quello che scoprii dopo mi spezzò il cuore.
Sono la madre di una bambina di sette anni, Beatrice. Da quando suo padre è morto, la cresco da sola e devo lavorare tanto per tirare avanti.
Per questo, mia suocera la madre di mio marito si occupa di Beatrice dopo la scuola.
Abitava a solo cinque minuti da noi, e fino a quel momento credevo di potermi fidare di lei.
Quella sera tornai a casa tardi come sempre, verso le otto. Era già buio.
E poi vidi qualcosa che mi gelò il sangue: Beatrice, accovacciata sul tappeto davanti alla porta, la testa bassa e una coperta sulle spalle.
Dormiva fuori. Davanti alla porta di casa.
Mi precipitai da lei. Il suo visino era gelido, le mani quasi congelate. La svegliai delicatamente, il cuore in pezzi. Non piangeva. Mi guardò con calma e disse solo:
La nonna mi ha mandata fuori perché non mi sono comportata bene. Dice che è la mia punizione.
Allinizio pensai di aver capito male.
Più tardi, dopo averle preparato qualcosa di caldo, mi raccontò cosera successo. Quel pomeriggio non aveva ubbidito: non voleva fare i compiti, parlava quando non doveva, era irrequieta.
E invece di parlarle o toglierle un giocattolo, mia suocera aveva deciso di metterla fuori.
Ha detto che dovevo aspettarti qui. Poi ha chiuso la porta ed è andata in camera sua.
Non sapevo cosa dire. Ero sconvolta, ferita. Come poteva qualcuno di cui mi fidavo credere che fosse un metodo educativo accettabile?
Una bambina, sola, fuori, dinverno? Avrebbe potuto ammalarsi. Poteva succedere di tutto.
La cosa peggiore? Per mia suocera era una punizione normale. Il giorno dopo, quando la chiamai, mi rispose solo:
Ai miei tempi si faceva così. Serve a far capire le cose ai bambini.
No. Non con me. Non con mia figlia.
Da quella sera, Beatrice non va più dalla nonna.
Ho trovato unaltra soluzione anche se mi costa di più. Ma preferisco rinunciare a qualcosa per me piuttosto che ritrovare mia figlia fuori sola, punita solo perché è una bambina.