«Lascia stare Daniele!»: ho semplicemente detto di sì…
“Dove pensi di andare?” chiese Giulia con tono controllato, mentre osservava il marito infilarsi una camicia pulita.
“Esco con gli amici. Birretta e due chiacchiere,” rispose Daniele, senza neanche guardarla.
“E con me, invece, hai mai intenzione di passare del tempo?” Giulia cercò di sorridere, ma le uscì solo un’espressione amara.
“Ma sei sempre a lavoro! Come potevo sapere che oggi tornavi prima?”
Una scusa logica, in apparenza. Ma ormai erano diventate troppe, le scuse logiche e comode. E Giulia era stanca. Stanca di essere quella che capisce, che perdona e che paga.
Una volta credeva di aver trovato l’uomo della sua vita. Daniele era attento, modesto, un po’ più giovane… ma l’età conta, quando le anime si incontrano? Li avevano presentati le amiche di sua madre, si erano sposati, si erano sistemati nel suo grande appartamento. Lui lavorava… più o meno. Ma a lei bastava. Per entrambi.
I primi segnali erano arrivati dopo un anno. Una storia con un’altra. Poi una seconda, una terza. Scuse, lacrime, promesse. E dopo, acquisti. Console, computer, un telefono nuovo… e poi, la macchina.
“Giulietta, ma è comodissimo! Posso venirti a prendere a lavoro, portare il bimbo all’asilo…” sognava Daniele.
“Prima prova a tornare a casa ogni tanto,” tagliò corto lei. Ma l’abitudine a perdonare era più forte.
Poi, una domenica mattina, una telefonata.
“Pronto, lascia stare Daniele!” la voce di una ragazza giovane.
“Scusi, chi è?”
“Lui ed io ci amiamo! Mentre voi… voi siete solo un ostacolo!”
Giulia ascoltò in silenzio.
“Sicura che il vostro amore valga più dei soldi?” chiese finalmente.
“Certo!”
“Vediamo.”
“Che vuoi dire?”
“Prenditelo. Per sempre.”
Appese e cominciò a mettere le sue cose in una valigia, con calma.
Dieci minuti dopo, Daniele tornò. Si fermò sulla porta, fissando la valigia.
“Dobbiamo… partire per qualche posto?”
“Tu sì. Dove vuoi.”
“Che significa?”
“Nel senso che chiediamo il divorzio.”
“Per colpa di quella stupida? Stavo scherzando, Giulia! Volevamo una famiglia! Una macchina!”
“Già. Ora la macchina la compro io. La patente la prendo io. E anche un figlio, se vorrò, lo farò senza di te. Grazie per la motivazione.”
Provò a discutere, a supplicare, a manipolare. Ma Giulia era serena.
Un anno dopo, scese dalla sua macchina nuova fiammante nel parcheggio del centro commerciale. Patente in tasca, sguardo sicuro, un sorriso leggero. E un vestito nuovo, che piaceva tanto al suo nuovo compagno—maturo, affidabile, senza pretese.
Vide Daniele in lontananza e lo fissò per un attimo.
“Hai comprato quel modello? Ma… io volevo nera.”
“Io la volevo rossa. E l’ho presa.”
Se ne andò, lasciandolo lì, nell’ombra. Senza parole. Senza rimpianti. Senza di lui.