L’infermiera rovescia il vaso da notte sul capo del primario che rifiutava di accettare un ferito indigente vestito di stracci

La storia si svolge in un reparto chirurgico di un ospedale italiano, dove la tensione è palpabile come l’aria carica di umidità prima di un temporale. In un angolo della sala infermieri, illuminato fiocamente da una lampada al sodio, siede Caterina Lombardimagra, con occhi ardenti e capelli biondi scompigliati. Tra le mani stringe un libro di Pirandello, il suo rifugio dall’asprezza della realtà.
Giorni trascorsi tra le aule delluniversità di medicina, notti passate a fare la badante per pagarsi gli studi. Quei rari momenti di quiete sono sacri. Leggere non è un passatempo, ma lunico modo per preservare un briciolo di anima tra secchi di vomito e lenzuola macchiate di sangue.
“Che facciamo qui? Un circolo letterario?”
La voce stridula la strappa dalle pagine. Caterina sussulta. Il libro sparisce. Davanti a lei cè il dottor Paolo Bianchi, primario del repartobasso, con una chierica radiante e lo sguardo perennemente accigliato. Tiene il libro tra pollice e indice, come se fosse immondizia.
“Pirandello? Nobile,” sogghigna. “Ma qui si lavora, non si sogna. O crede che le paghiamo per fantasticare?”
Caterina si alza lentamente. Non ha paura. Solo rabbia, vecchia e familiare.
“Mi pagate così poco che non mi bastano nemmeno per il pane. E ho finito il turno: stanze pulite, pazienti sistemati. Non ho diritto a una pausa?”
“Ah, ecco! Discuti con i superiori? Unaltra parola e ti licenzio allistante!”
La porta si spalanca. È Silvia, sua amica e collega.
“Caterina, corsia tre! Il signor Ricci sta male!”
La trascina fuori, poi sussurra:
“Sei pazza? Lui ti distrugge! Taci, per lamor di Dio!”
“Non posso tacere quando calpestano la gente,” ribatte Caterina a denti stretti. “Lui non è un medico. È un carceriere.”
“Le tue parole non cambieranno nulla. Ma a te sì, in peggio.”
Basta. Caterina chiude gli occhi. Per un attimo, non è più nellospedale. Rivede la casa dinfanzia a Firenze: la luce del sole che filtra tra le tende, suo padreforte, allegroche le regala una bambola di porcellana. Quel mondo svanisce in una notte. Suo padre viene pestato in un vicoloun “avvertimento” per affari sporchi. I medici lo salvano, ma una lesione spinale lo condanna a una sedia a rotelle. Da allora, diventa un uomo spezzato, che scarica il dolore sulla famiglia.
La madre, Maria, non regge. Dopo la morte del marito, un infarto la stronca. A quindici anni, Caterina resta sola. Vende la bambola, poi tutto il resto, per comprare medicine. Lavora come badante, poi come infermiera. Giura di diventare medicoun vero medico, che non volti le spalle a chi soffre.
Quella notte, un clochard ferito viene portato al pronto soccorso. Sanguina da una coltellata. Il dottor Bianchi lo guarda con disgusto.
“Operarlo? Sporco, ubriaco, senza un euro. Chiamate la polizia. La selezione naturale fa il suo corso.”
Caterina sente il sangue gelarsi. Ricorda lindifferenza che uccise suo padre. Afferra un catino vuotoodore di candegginae irrompe nellufficio del primario.
“Lei non è un medico! Ha giurato di aiutare tutti, ricchi o poveri!”
Bianchi si alza, la faccia contorta dallodio.
“Tu pulisci i cessi, non fai la morale! Fuori!”
“Pulire? Ecco servito.”
Ribalta il catino sulla sua testa.
Silenzio. Gocce che colano sulla camicia di seta. Poi, urla.
“LICENZIATA! Ti distruggo!”
Ma nel caos, qualcosa cambia. Linfermiera capo ordina: “Portatelo in sala operatoria. Subito!”
Caterina esce con le sue coselibri, una foto, una borsa logora. Sa che le conseguenze arriveranno. A casa, sua madre la aspetta, avvolta in uno scialle.
“Tutto bene?”
“Mamma, sì. Finito prima.”
Mentono per ore, parlando di niente. Poi, bussano alla porta. Un tenente dei carabinieri.
“Cè una denuncia del dottor Bianchi.”
Maria impallidisce, ma negli occhi ha qualcosa di nuovo: orgoglio.
Tre giorni dopo, un uomo in Mercedes nero bussa. È Luca Ferrara, il clochard salvatoin realtà un imprenditore caduto in disgrazia.
“Devo ringraziarla. Nome, soldi, lavorochieda pure.”
Caterina ride, nervosa. “Prima, eviti che mi arrestino.”
“Già fatto.”
Un anno dopo, si sposano. Una cerimonia semplice. Nasce una bambina: Aurora. Caterina si laurea con lode. E quando torna in quellospedaleda dottoressa, stavoltaBianchi scappa come un topo.
Potrebbe rovinarlo. Invece, lo lascia andare. Perché la vera giustizia non è vendetta, ma vivere abbastanza bene da farli impallidire.

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