Liza era in piedi nel bel mezzo del salotto, con il biglietto per le vacanze nella borsetta

Silvia era in piedi nel salotto, con il biglietto per la vacanza nella borsetta. Gli occhi di Luca erano rossi di rabbia, e la sua voce rimbalzava sulle pareti come un eco. La donna sentiva che tutti gli anni di sacrifici, tutti i sogni sepolti sotto il peso del mutuo e tutte le promesse non mantenute si accumulavano dentro di lei come unonda, pronta a travolgerla.

«Luca» disse piano, quasi supplicante, «ti ricordi quando firmammo il contratto del mutuo? Dicesti che saremmo stati una squadra, che avremmo resistito insieme, che avremmo lottato per il nostro futuro. Io lho fatto. Ho portato il peso. Per sette anni! E ora, quando finalmente potremmo respirare mi dici che il bagno di tua madre è più importante della mia anima?»

Il marito si voltò di scatto, evitando il suo sguardo.

«Non capisci, Silvia. È mia madre. Se non la aiutiamo noi, chi lo farà?»

«E io chi sono?!» esplose Silvia, alzando la voce per la prima volta davvero. «Non sono la tua famiglia? Io, la donna che ha pagato ogni rata, che ha rinunciato a vestiti, alle vacanze, agli amici, solo per farcela? Tua madre ha già vissuto la sua vita. Io sto ancora aspettando la mia!»

Luca tacque. Era lacerato tra due fedeltà.

I giorni seguenti trascorsero in un silenzio pesante. Margherita telefonava ogni giorno, chiedendo quando sarebbe iniziata la ristrutturazione del bagno. Luca rispondeva con mezze parole o evitava le chiamate. Nellappartamento, tra lui e Silvia, cresceva un muro invisibile e freddo. Lei dormiva voltata di spalle, lui passava le serate con il telefono in mano, navigando senza meta.

Ma Silvia aveva già un piano.

Una mattina fece la valigia. Due vestiti estivi, un costume da bagno che non aveva mai indossato, sandali e passaporto. Sul comodino lasciò un biglietto:

*«Luca, ho sognato il mare per sette anni. Parto, che tu lo voglia o no. Puoi decidere se stare al mio fianco o restare. La scelta è tua. S.»*

Chiuse la porta dietro di sé senza voltarsi.

Sullaereo, con il biglietto per la Sicilia nella borsa, sentì che dalle spalle cadeva parte del peso che aveva portato per anni. Guardò dalle finestre le nuvole e ripensò allinfanzia, quando andava con i genitori in Liguria. Ricordava lodore del sale, il rumore delle onde, la sabbia calda sotto i piedi. Per la prima volta da anni, sentiva speranza.

In hotel, si sedette sul balcone e fissò lintenso blu del Mar Mediterraneo. Il cuore le batteva forte, come se stesse riprendendosi la vita. La sera scese in spiaggia, lasciò che le onde le bagnassero i piedi e piansenon di tristezza, ma di sollievo.

Luca, rimasto solo, trovò il biglietto. Lo lesse più volte, ogni parola gli bruciava nella mente. Si immaginò Silvia sulla spiaggia, con gli occhi luminosi e un sorriso che non vedeva da anni. Allora lo colpì un pensiero: le aveva rubato i suoi anni migliori, e ora poteva perderla per sempre.

Quella sera, quando Margherita chiamò di nuovo, rispose con tono freddo:

«Mamma, il bagno può aspettare. Silvia no.»

Per la prima volta, la donna anziana non trovò risposta.

Tre giorni dopo, Luca scese allaeroporto di Catania. La cercò in spiaggia, tra le viuzze piene di fiori, nel ristorante dellhotel. Alla fine la vide seduta da sola a un tavolino, con un bicchiere di vino bianco.

«Silvia» sussurrò, emozionato. «Sono qui.»

Lo guardò a lungo, senza parole. Nei suoi occhi cerano rimpianto, stanchezza, ma anche unombra di nostalgia.

«Non so, Luca» disse lentamente. «Non so se ho ancora la forza di credere in noi.»

«Ti giuro che questa volta starò dalla tua parte» rispose. «Non voglio più costringerti a scegliere tra noi e mia madre. Lei ha avuto la sua vita. Tu sei la mia vita ora.»

Parole semplici, eppure la toccarono nel profondo. Gli permise di sedersi accanto a lei. Non era un perdono completo, ma un inizio.

Quella vacanza non fu solo mare, spiaggia e sole. Fu ritrovare se stessi. Silvia nuotò per ore, rise come un tempo, mangiò frutti di mare con appetito. Luca la guardava come se stesse riscoprendo la donna di cui si era innamorato.

Lultimo giorno, sdraiati sui lettini, Silvia disse:

«Se vuoi che andiamo avanti, Luca, dobbiamo imparare a vivere per noi. Non possiamo essere per sempre schiavi dei bisogni degli altri.»

Lui annuì. Sapeva che non sarebbe stato facile, ma aveva capito cosa rischiavano davvero.

Al ritorno, Margherita provò ancora a insistere per la ristrutturazione. Questa volta, Luca rispose con fermezza:

«Mamma, ti aiuteremo fin dove potremo. Ma non possiamo caricarci tutta la tua vita sulle spalle. Io e Silvia dobbiamo vivere anche per noi.»

Silvia lo guardò sorpresa e sollevata. Per la prima volta da tanto tempo, non si sentiva sola nella battaglia.

Gli anni seguenti furono diversi. Non perfetti, ma diversi. Ogni estate, Silvia e Luca partivano per il mare, anche solo per qualche giorno. Silvia si concedeva piccole gioie: un vestito nuovo, profumi, una cena a lume di candela. E ogni volta che ripensava a quei sette anni di rinunce, pensava che ne era valsa la penaperché ora sapeva lottare per i suoi sogni.

Perché nella vita, la vera libertà non inizia quando paghi lultima rata in banca. Inizia quando sai dire «no» a chi vuole portarti via lanima.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

5 × three =

Liza era in piedi nel bel mezzo del salotto, con il biglietto per le vacanze nella borsetta