Lo faccio con tutto il cuore

Ricordo ancora quelle serate nella vecchia casa di via dei Mille, quando la mamma di Alessandro portò una nuova pentola di acciaio inox, di quelle tedesche lucide.
Ascolta, Ginevra la mamma ha portato una pentola nuova disse Alessandro, entrando in cucina e grattandosi la nuca. Ha detto che è buona, in acciaio, tedesca.
Fammi indovinare, ora dobbiamo ringraziarla? rispose Angelica senza voltarsi, continuando a tagliare linsalata.
Sì più o meno balbettò Alessandro.
E magari incollerà il biglietto sul coperchio, così non dimentichiamo replicò la moglie con un pizzico di sarcasmo. Inizia a farci pressione già con i regali
Ma è perché la nostra vecchia pentola è scomoda rispose il marito.
Alessandro, sai che ne abbiamo una decina di pentole? Tutte a posto. ribatté Angelica.

Alessandro rimase in silenzio, si fermò sullo stipite, sospirò e si rifugiò nella stanza. Non era la prima cortesia della suocera. Prima i tovaglioli, poi i bicchieri, le tende per il bagno, il cestino per la biancheria tutto di cuore. E poi, sempre, il conto e le lamentele sul fatto che la pensione non è una gomma da masticare.

Rosa Maria, la madre di Alessandro, era entrata nella loro vita da poco. Prima viveva a Napoli e conosceva il nipote solo dalle foto scambiate su WhatsApp. Quando Pietro nacque, la chiamò una volta, chiese il nome e sparì. Angelica pensò allora: Meglio così, piuttosto che una suocera che ti soffoca la testa.

Lestate scorsa tutto cambiò. Rosa Maria inciampò davanti al portone e si ruppe lanca. Dopo lintervento, rimase chiaro che a casa sua da sola non ce lavrebbe fatta. Non aveva più parenti vicini, così Alessandro le propose di stare con loro.
Verrà a stare da noi finché non si rialzerà. Due settimane, forse un mese.

Il mese si allungò a tre. Rosa Maria si ambientò a passo lento ma sicuro: prese il divano del soggiorno, parlò al telefono con le amiche, guardava la TV a volume massimo. Pian piano cominciò a dispensare consigli, apparentemente benevoli ma con una leggera pressione.
Perché il bidone dellimmondizia è così piccolo? chiedeva. Avete cambiato le tende della camera da letto? Che colore deprimente. Sarebbe il caso di ridipingere il salotto!

Poi apparve una lista di acquisti più consistenti: una multicooker, un ferro da stiro, una padella. Tutti oggetti che, a suo dire, anche lei trovava scomodi. Nessun avviso, solo una scatola nuova. E sempre la stessa frase:
Quando potete, rimborserò. Non sono una sconosciuta, aspetto. È per il vostro comodo.

Il flusso di consigli e regali con le ricevute non si fermò neanche quando la suocera si trasferì in un appartamento in affitto di un quartiere vicino.

Una sera Angelica chiese:
Alessandro, hai restituito i soldi per la multicooker?
Sì, a rate. rispose lui.
E per il ferro da stiro?

Quella pomata costava una manciata di centesimi, ma prometteva di curare i piedi in una settimana! Quasi. Manca un euro.

Angelica scosse la testa in silenzio. Non aveva energie per litigare con la madre di Alessandro; aveva già abbastanza: lavoro, casa, il figlio da preparare alla scuola. Perciò tutte le discussioni passavano da Alessandro, ma finivano sempre nello stesso modo. Lui cercava di essere più duro, discuteva, ma Rosa Maria ricordava improvvisamente la pressione alta, le medicine costose, la pensione ridotta, e Alessandro cedeva.

Cosa avrei dovuto dire? si difendeva. La mamma si sforza. Pensa di fare tutto per noi.
Non si sforza, Alessandro, ti opprime, ma con un sorriso dolce. ribatté Angelica.

Alessandro tacque, perché sapeva che Angelica aveva ragione. Dentro di lui lottavano labitudine e il buon senso, ma la paura di ferire la madre era radicata.

Il vero spavento, però, era diverso. Guardando il marito, Angelica pensava al figlio: Che cosa prenderà da tutto questo? Che bisogna tacere quando gli adulti si intromettono nella tua vita con aria importante? Che bisogna ringraziare laiuto non richiesto? Fu allora che capì che non si poteva più continuare. Non per la pentola o i soldi, ma perché, quando il bambino sarà grande, deve capire che una cura senza rispetto non è bene, ma un controllo mascherato da affetto.

Unoccasione per dimostrarlo si presentò spontaneamente, ma a quale prezzo?

Pietro tornò da una passeggiata stranamente silenzioso. Lo seguiva Rosa Maria, luminosa come una lampada di giorno, con due sacchetti in una mano e uno zaino strapieno nellaltra.

Ecco, abbiamo allestito Pietro per la scuola! proclamò con orgoglio dalla soglia. Non sarà peggio degli altri!

Angelica si fermò. Il giorno prima avevano girato tutti i negozi, scelto insieme a Pietro quaderni con Batman, uno zaino, una custodia.

Che cosa avete messo insieme? chiese, sospirando.
Due divise, una in crescita, con riserva. Una giacca, cara ma ben imbottita. Scarpe bianche, stivaletti in offerta di pelle. E mille piccole cose! Una custodia con un mostro rosso o blu, come piace a lui.

Pietro abbassò gli occhi, il volto era triste. La nonna se ne andò con il petto gonfio di orgoglio e la promessa di chiamare più tardi per discutere il conto. Angelica chiamò Pietro in cucina per parlare.

Hai scelto tutto tu? domandò.
No il ragazzo si contorceva sulla sedia. Lei ha detto che è più esperta. Abbiamo preso la custodia con Superman. Quando ho detto che non mi piace, ha alzato semplicemente la mano. E le scarpe mi stringono.
Perché lavete presa allora?
La nonna ha detto che si allargheranno.
Perché non hai chiamato? Perché non hai detto nulla?
Non lo so. Nessuno mi ha chiesto rispose, poi taceva.

Il dolore di Pietro scuoteva più dellattacco al bilancio familiare. Capì che a volte è più facile tacere, sopportare, sorridere educatamente, anche se è sgradevole. Divenne così, come Angelica, un esempio negativo contagioso.

Una sera la suocera telefonò:
Allora, dividetevi, esclamò allegramente. Vestiti, zaino, scarpe, cancelleria ventimila euro in totale. Forse un po di più. Il conto della giacca sarà inviato separatamente.

Angelica sentì il desiderio di urlare, ma si trattenne.
Rosa Maria, non vi siete mai chiesti di consultare noi o almeno il nipote? Abbiamo già comprato tutto prima di voi. La custodia con Batman è stata scelta da Pietro. E le scarpe non mi stringono.
Certo, ho fatto del bene e ora mi sputate in faccia? Volete farmi il capro espiatorio? So meglio di chi deve portarlo a scuola! Io lo porto io! sbottò la suocera.

Rosa Maria chiuse il telefono. Angelica espirò, ma la tensione rimase, come un cerchietto attorno alla testa.

Domani andrò a trovarla disse Alessandro, discusso la questione. Parlerò. Non ho grandi speranze.

Partì, tornò dopo qualche ora e scrollò le spalle:
Non ha voluto parlare. Ha detto che labbiamo usata. Si sforza, noi ci limitiamo a dire così.

E cosa le hai risposto? chiedette dolcemente Angelica.
Le ho detto che avevi ragione, che anchio ho sopportato tali pressioni da bambino, e che non si può invadere così la nostra vita.

Gli occhi di Angelica si addolcirono. Pur senza lunghi discorsi sentimentali, capì che Alessandro ora era dalla sua parte. Con due persone contro la suocera, le cose avrebbero potuto andare meglio, se non perfettamente lisce, almeno senza quel sapore acido di colpa.

Passò una settimana di silenzio. Rosa Maria non chiamò, non tornò più con sorprese a pagamento. La tensione invisibile sembrò svanire. Angelica si accorse di non stringersi più al suono di ogni campanello o messaggio.

Decisero di smaltire parte dei regali scolastici. Alcuni li misero in vendita su Subito.it: lo zaino, la cancelleria, una divisa. Qualcuno li regalò a conoscenti. La giacca la prese la sorella di Angelica per sua nipote. Restarono gli stivaletti, con letichetta novità. La scatola rimase nellangolo del soggiorno, chiusa in un sacchetto, come se contenesse qualcosa di opprimente.

Tutto sarebbe potuto calmarsi se Pietro non uscì dalla sua stanza con il cellulare in mano. Il volto teso, le labbra serrate, le sopracciglia corrugate.

La nonna mi ha scritto disse, guardando verso il corridoio. Dice che ha un regalo per me: un set di costruzioni.

Angelica prese il telefono: nella foto cerano un robot colorato, esattamente quello che Pietro sognava. Lavrebbero comprato, ma era troppo costoso, così lidea era rimasta per le grandi ricorrenze, in attesa del pagamento delle debiti della suocera.

Ha scritto altro? chiese Angelica, incrociando le braccia.
Sì. Dice che mi aspetta e che devo chiedere a voi di portarmelo nel weekend, ma solo se vengo. Ha detto che vi ha offeso.

Alessandro, in piedi dietro la moglie, sospirò. La voce di Pietro non tradiva entusiasmo, solo una lotta interiore.

Vuoi andare? chiese.
Non molto rispose Pietro, abbassando lo sguardo. Ma lei sarà arrabbiata. E devo dire grazie anche se non voglio?

Angelica si accovacciò accanto a lui, parlando piano.
Ascolta, tesoro, si ringrazia chi fa qualcosa con amore, non chi lo fa per ricompensarti. Se è dato con condizioni, non è un regalo, è un affare o una trappola.

Alessandro si sedette accanto a lei.
Pietro, non devi nulla a nessuno, nemmeno alla nonna. Se qualcosa ti turba, parlane con noi. Siamo sempre qui.

Allora non voglio. Che si arrabbi, ma io non vado rispose, quasi sottovoce.

Angelica guardò Alessandro; la sua voce era calma, ma negli occhi cera qualcosa di personale, come se stesse parlando a quel bambino di un tempo in cui non aveva capito la differenza tra gentilezza e manipolazione.

Quella notte, mentre Pietro dormiva, i due genitori erano in cucina. Alessandro fissava il finestrino e poi disse:
Da piccolo pensavo fosse normale che, quando ti danno qualcosa, devi subito restituire qualcosa. Che il bene fosse un debito. Se non lo fai, sei un cattivo figlio. Lho portato dentro per anni.

Girò lo sguardo verso Angelica, scuotendo la testa. Era difficile per lui parlarne, ma alla fine scoppiò:
Non voglio che Pietro viva con quel senso di colpa. Che sappia che lamore non è una transazione e che la famiglia non è un conto da saldare.

Il mattino seguente Pietro tornò da Angelica con il cellulare.
Ho scritto. Puoi vedere? Ho fatto bene? mostrò il messaggio.

Il testo diceva: Grazie per la foto, ma non verrò. Non voglio regali che mi costringono a fare qualcosa. Sto bene a casa.

Il segno di lettura mostrava che Rosa Maria aveva letto, ma non rispose.

Il cuore di Angelica si strinse per lorgoglio: un bambino di sette anni aveva già compreso ciò a cui molti adulti non arrivano mai. A volte rifiutare non è un capriccio, è protezione.

Non si è liberati completamente di Rosa Maria, né hanno risolto tutto in un colpo. Ma hanno difeso il figlio, insegnandogli che non bisogna essere comodi per lamore di chi, dietro un gesto, nasconde obblighi.

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