Oggi ho voluto scrivere di un episodio che mi ha profondamente scosso. Ero in volo, classe business, da Roma a Milano. Avevo prenotato con anticipo il posto vicino al finestrino, sperando solo di lavorare un po e riposarmi. Tutto procedeva normalmente: i passeggeri prendevano posto, le valigie venivano sistemate negli scomparti, gli assistenti di volo offrivano acqua.
Mi ero appena accomodata quando entrò un uomo in un costoso completo. Teneva in mano una valigetta di pelle e, con aria sicura, raggiunse il suo postoaccanto a me. Diede unocchiata al sedile, poi fissò me, storcendo la bocca con disgusto. Ad alta voce, così che tutti potessero sentire, esclamò:
Ma che diavolo è? Ho pagato per la classe business e mi sento come in metropolitana allora di punta!
Fece gli occhi al cielo e mi guardò con disprezzo.
Devo partecipare a una conferenza importante, devo prepararmi, e ora non riesco neanche a sedermi decentemente, disse, lasciandosi cadere pesantemente sul sedile.
Capii subito a cosa si riferiva. O meglio, a chi.
Perché vendono posti qui a gente come lei? borbottò, abbastanza forte perché io sentissi.
Si sedette e cominciò a spingermi col gomito, come per sottolineare il suo fastidio. Era doloroso, ma soprattutto umiliante. Mi girai verso il finestrino, trattenendo le lacrime. Non avrei mai creduto che un adulto, dallaspetto così rispettabile, potesse essere così brutale.
Per tutto il volo, sembrava muoversi apposta, sfogliare documenti con enfasi, sbuffare. Io tacevo. Sono abituata agli sguardi di disapprovazione, ma non a una cattiveria così diretta.
Poi, alla fine del volo, accadde qualcosa di inaspettato, e quelluomo si pentì amaramente del suo comportamento.
Appena atterrati, mentre ci preparavamo a scendere, il mio assistente, che viaggiava in economy, si avvicinò e mi chiese con rispetto:
Signora Rossi, le va bene se, dopo il check-in in hotel, andiamo subito alla sede della conferenza? Ho già preparato tutto.
Luomo accanto a me si bloccò. Sentii il suo sguardo su di me. Lassistente se ne andò, e lui improvvisamente cambiò tono:
Scusi anche lei partecipa alla conferenza? Ho sentito che interverrà una scienziata molto stimata Anche lei si chiama Rossi.
Sì, risposi con calma, prendendo la mia borsa, sono io.
Si confuse, impallidì, iniziò a balbettare qualcosa sul fatto che seguiva da tempo le mie ricerche, che aveva sentito parlare della mia lezione sulle tecnologie cognitive.
Mi limitai a sorridere educatamente e uscii per prima. Lui rimase immobile, come se qualcuno gli avesse tolto il fiato.
Spero che, dopo questepisodio, quelluomo impari a non giudicare le persone dallaspetto.