Lo Sposo

Dopo cena, Valentina si accoccolò sul divano con un libro tra le mani. Aveva appena iniziato a immergersi nelle avventure della protagonista quando sua madre entrò nella stanza con il telefono che vibrava. Sullo schermo lampeggiava il sorriso di Sofia Rinaldi.

Valentina sospirò, posò il libro e rispose alla chiamata, lanciando un’occhiata eloquente alla madre. Finalmente, quella capì di essere di troppo e uscì dalla stanza, anche se Valentina era certa che si sarebbe messa ad origliare dietro la porta.

Per cinque minuti, parlò con Sofia di cose senza importanza. Poi l’amica annunciò che l’invitava al suo compleanno, festeggiato sabato nella casa di campagna.

«Ma il tuo compleanno era un mese fa, no?» chiese Valentina, sorpresa.

«Che importa? Sono pronta a festeggiarlo ogni giorno. È solo una scusa per stare insieme.»

«E perché? Possiamo vederci anche senza pretesti.»

«No, ci vuole un po’ di mistero, di attesa! Arriva un amico di Luca dalla Germania. Non sa quando compio gli anni. Se lo invitassimo senza motivo, potrebbe rifiutarsi. Ma un compleanno è una cosa seria! Martina, la mia amica, ti ricordi di lei? Ha quasi urlato quando ha saputo che viene. Lui fa il regista, o qualcosa del genere, insomma è nel mondo del cinema. E Martina sogna di recitare. Mi sta addosso come un’ombra, non mi dà tregua!»

«Ah, capisco. E io perché ti servo?»

«Ma come? È il mio compleanno!» Sofia iniziò a innervosirsi per la lentezza di Valentina.

«Per fare numero?» intuì Valentina. «E perché in campagna? C’è ancora la neve.»

«Non fare la difficile, Vale. Così non scappa!» rise Sofia, sorridendo compiaciuta. «Allora vieni? Ci divertiamo, facciamo una grigliata. Abbiamo ancora l’albero di Natale. Non siamo riusciti a tornare dopo le feste. E poi con la neve che è caduta, dubito avremmo potuto passare. Dai, per favore, fallo per me!»

Valentina immaginò il suo labbro inferiore sporgere per il broncio.

«Va bene» sospirò.

Accettò solo perché mancavano ancora quattro giorni al sabato: poteva succedere di tutto. Ammalarsi, che Sofia cambiasse idea, qualsiasi cosa per evitare il viaggio.

Appena riattaccò, la madre rientrò.

«Dove ti ha invitata?»

«Mamma, hai sentito tutto» sbuffò Valentina.

La madre non si scompose.

«Allora vai! Sei sempre chiusa in casa. Presto avrai quarant’anni e nemmeno un marito. Non vedrò mai un nipote.»

«Mamma, i mariti non sono primule, non crescono in campagna» scherzò Valentina. «Ne ho ancora trentadue, mancano otto anni ai quaranta. E i figli dovrebbero nascere dall’amore, non perché vuoi un nipote…»

La madre serrò le labbra, agitò una mano e uscì, ma dopo un secondo tornò indietro.

«Leggi tutto il giorno. Vivi le vite degli altri mentre la tua ti sfugge. I libri non ti faranno sposare. Il tempo passa…»

«Hai sentito, verrò. Ti porterò dei nipoti da lì» scherzò di nuovo Valentina.

La madre scosse la testa offesa.

«Scusami, mamma» Valentina balzò dal divano e l’abbracciò.

Il venerdì Sofia chiamò di nuovo, ricordandole l’invito e dicendole di vestirsi elegante per non fare brutta figura con l’ospite straniero. Lei e Luca l’avrebbero aspettata sotto casa alle sette.

«Così presto?» si irritò Valentina.

«C’è la strada, dobbiamo scaldare la casa, preparare tutto… Sarà già tardi per la sera.»

Alle sei del mattino suonò la sveglia. Valentina stentava a ricordare perché l’avesse impostata così presto nel weekend. Poi entrò la madre e le disse che la colazione era pronta.

Valentina ricordò la casa in campagna, il compleanno, e gemette. Addio, weekend tranquillo. Si trascinò in bagno. Un’ora dopo, uscì di casa e trovò l’auto di Luca già parcheggiata davanti al portone. Salì sul sedile posteriore e salutò imbronciata.

«Non fare così. Puoi dormire durante il viaggio» le concesse l’amica.

Per tutto il tragitto, Sofia chiacchierò senza sosta. «Come fa Luca a sopportarla?» pensò Valentina, presto assopendosi.

Nel paesino di campagna, tutto era silenzioso e innevato. I giardini erano coperti di bianco, solo le strade tra le case erano segnate dalle tracce delle auto. Altri erano lì, dunque.

In casa, un enorme albero di Natale artificiale dominava la stanza. Per un attimo, Valentina ebbe l’impressione di essere tornata indietro di due mesi e mezzo, pronta a festeggiare Capodanno. Luca si occupò subito della stufa, diffondendo odore di legna e resina, come nei ricordi d’infanzia.

Prima che la legna prendesse fuoco, altre due auto arrivarono. Valentina e Sofia guardarono dalla finestra mentre scendevano due conoscenti e Martina. Dall’altra auto uscì un estraneo alto, con gli occhiali.

«È lui il regista? Non sembra» osservò Valentina.

«E tu quanti registi hai conosciuto nella vita?» ribatté Sofia.

Il gruppo si avvicinava. Martina saltellava come una capretta, affondando nella neve e ridendo, annunciando a tutti nel paesino il loro arrivo.

«Basta fissarli» disse Sofia, allontanandosi per prima dalla finestra.

Andò a ricevere gli ospiti, mentre Valentina si diresse in cucina a sistemare i cibi.

«Il tuo amico è davvero un regista?» chiese a Luca.

Lui non fece in tempo a rispondere che la casa si riempì di rumori, voci e soprattutto delle risate di Martina. La ragazza corse all’albero. Il regista portò altri sacchetti in cucina, strinse la mano a Luca e annuì a Valentina, fissandola un attimo.

«Posso aiutare?» chiese.

La cucina si riempì di gente, diventando chiassosa e stretta. La legna scoppiettava, il fuoco ronzava. Valentina pensò che forse aveva fatto bene a venire.

Dopo panini e tè, gli uomini uscirono per sistemare il barbecue, mentre le donne preparavano insalate e patate…

A tavola, brindisi e auguri. Sofia accettò i regali senza imbarazzo. Poi si ballò. Martina si appese senza vergogna al regista, Paolo. Lui beveva poco ed era il più sobrio di tutti. Quando Martina uscì un momento, invitò Valentina a ballare.

«È vero che vieni dalla Germania? Da quanto vivi lì?» chiese lei.

Paolo cercò di rispondere, ma la musica era troppo alta. Valentina tacque. Martina tornò, cambiò canzone con una più veloce e ballò davanti all’albero, quasi rovesciandolo. Qualche pallina si ruppe. Tutti corsero a raccogliere i cocci…

Valentina ne approfittò per prendere la giacca, infilare gli stivali e scivolare fuori. Era già buio. Alzò lo sguardo al cielo e vide una miriade di stelle, invisibili in città.

«Bellissimo, vero?» una voce la sorprese alle spalle.

Valentina la riconobbe subito.

«Da tempo non vedevo così tante stelle.»

«In Germania non ce ne sono?»

«Sì, ma non ho”E se venissi a vederle insieme a te, domani sera?” propose Paolo, e Valentina, sorridendo tra sé, capì che forse la vita era pronta a regalarle quell’avventura che i suoi romanzi le avevano solo descritto.

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