La chiamata arrivò all’alba. Serena, ancora assonnata, sentì nella cornetta la voce roca e nervosa di Luca:
— Serena… Io… devo dirti una cosa… — esitò, come se cercasse le parole giuste. — Ho riflettuto… Non sono pronto. Capisci, non sono pronto per il matrimonio. Sono confuso. Io… non so nemmeno cosa provo per te ora.
Serena rimase immobile. Il cuore le batteva forte nelle orecchie. Riuscì a dire a fatica:
— Dici sul serio? Una settimana prima del matrimonio?
— Non ci sarà nessun matrimonio — rispose lui, con tono sicuro, come se avesse ripetuto quelle parole mille volte.
— Cosa?! — sussurrò lei.
— Voglio ricominciare. La carriera, i miei obiettivi. E tu… meriti di più. Troverai la felicità.
Click. Riattaccò.
Serena rimase seduta, senza muoversi. Poi, come in un sogno, si alzò, raggiunse l’armadio e prese una bottiglia di grappa. Bevve dal bicchiere, senza accompagnamento, senza gusto, senza pensieri.
E poi… urlò con tale forza che le pareti tremarono.
La loro storia era durata quattro anni. Sembrava amore, vero. Un incontro casuale: Serena aveva portato il laptop in officina, Luca lo riparò. Al momento di restituirglielo, le chiese il numero. Due giorni dopo, l’invitò a uscire. Lei accettò. E tutto cominciò.
Dopo sei mesi, lui le confessò: voleva trasferirsi all’estero. Lì, diceva, c’erano più opportunità.
— Verresti con me? — le chiese, quasi sorpreso che potesse dire di sì.
E lei partì.
Lasciò tutto: lavoro, amici, famiglia. Perché lo amava. Perché credeva in lui. Perché lui era il suo mondo.
Lui arrivò prima, per “sistemarsi”. La incontrò in aeroporto, senza fiori, senza sorriso, senza luce negli occhi.
— Non sei felice? — chiese piano lei.
— No, no, è solo che sono stanco. Problemi.
La portò non in un appartamento, ma in un ostello, in una stanza divisa da una tenda.
— Pensavo avessi affittato una casa…
— L’avevo fatto — borbottò lui. — Poi i soldi sono finiti. Non trovo lavoro.
Serena lo abbracciò. Disse: ce la faremo. E si mise a lavorare. Non nel suo campo, ma dove poteva: puliva, lavava, portava a spasso i cani. Faceva lavoretti ovunque.
E trovò un lavoro anche per lui. Parlò con un cliente, lo convinse. A Luca diedero una chance.
Piano piano, si rimisero in piedi. Affittarono una casa. Sognarono il futuro. Pensarono a una famiglia.
Ma Luca non durò mai a lungo nei lavori. Lo licenziavano in fretta. Serena tirava avanti da sola. Di nuovo l’ostello, di nuovo la ricerca. Lei lavorava. Lui cercava se stesso.
— Luca, forse è ora di smetterla? — scoppiò un giorno Serena. — Viviamo come vagabondi da quasi due anni. A casa avevamo una vita. Qui sopravviviamo. Torniamo indietro.
Lui tacque. Poi annuì. Un mese dopo, erano di nuovo in Italia.
Serena tornò al vecchio lavoro. La riassunsero con gioia. Luca fu assunto con una raccomandazione, in prova. La superò. Era felice come un bambino.
Due settimane dopo, le propose: andiamo in comune a fissare la data?
Serena splendeva. Si prepararono al matrimonio. Viveva ancora dai genitori. Andare a vivere con lui prima delle nozze era fuori discussione.
— I miei sono contrari alle convivenze — spiegava.
— E quando sei venuta con me all’estero? — rideva lui.
— Dissi che partivo con un’amica. Non gliel’ho mai detto.
Lui rideva. Lei sognava.
Ma presto lui fu preso da un nuovo progetto. Per due settimane non chiamò, non scrisse. E poi capì: non le mancava.
— Eppure stavo per sposarmi… — pensò. — Ma perché? Per sempre? È davvero quello che voglio?
Decise. Chiamò.
Dopo quella mattina, Serena prese un congedo. RRimase a letto una settimana, piangendo, senza mangiare, senza vivere, finché un giorno si svegliò con una rabbia nuova e decise che era ora di riprendersi la sua vita.