Era una calda sera destate quando Carlotta mise piede sul prato perfettamente tagliato, come se salisse su un palcoscenico. Ogni suo movimento era calcolato, freddo, preciso. Lo sapeva: questo non era un semplice ritorno. Era la sua vendetta.
Lo zio Vittorio la fissava con uno sguardo che sembrava bruciarla. Stringeva il bastone con tale forza che le nocche erano bianche. Nei suoi occhi cera tuttorabbia, disprezzo, ma anche quella luce predatoria che per decenni aveva schiacciato chiunque gli capitasse a tiro.
«Comprarla?» chiese con sarcasmo. «Ragazzina, queste case sono della mia famiglia. Del mio sangue. Finché io respiro, resteranno così.»
Carlotta fece un passo avanti.
«Proprio per questo,» sussurrò dolcemente. «Perché non ti resta molto da respirare.»
Le labbra delluomo tremarono. Voleva ridere, ma gli sfuggì un colpo di tosse. Gli anni, lalcol, il peso del potere avevano fatto il loro dovere.
Dietro le recinzioni dei vicini, spuntarono facce curiose. Tutti guardavano, nessuno osava intervenire, ma la curiosità era più forte della paura.
«Hai perso la testa, Carlotta,» ringhiò il vecchio. «Nessuno ti venderà niente.»
Carlotta tirò fuori una cartella dalla borsa.
«Questi sono contratti. Ho già comprato mezza strada. La zia Luisa aveva debiti, suo figlio era soffocato dai mutui. Lo zio Marco ha fallito con lazienda. Sono venuti tutti da me.»
Gli occhi di Vittorio lampeggiarono.
«Menzogne!»
Carlotta aprì la cartella e mostrò le copie.
«È solo linizio. Ma tu, zio Vittorio, hai segreti che valgono molto più di questi muri.»
Luomo vacillò.
«Quali segreti?»
Il sorriso di Carlotta era gelido.
«Credi che non sappia niente? Ma io so come sei diventato vedovo così in fretta. So che mia madre sparì una mattina, e tu dicesti che era un infarto. Nessuna autopsia. Nessuna domanda. Hai pagato medici, poliziotti.»
Un brusio si diffuse tra i vicini. Dietro le finestre, occhi spaventati sbirciavano.
«Menzogna!» urlò Vittorio. «Tutti sanno che era malata»
«Malata?» lo interruppe Carlotta, dura. «O forse era solo un ostacolo tra te e i suoi soldi?»
Luomo barcollò, ma riprese fiato.
«Non hai prove.»
Carlotta alzò una mano.
«E questo cosè?»
Tirò fuori un taccuino logoro. Il volto del vecchio diventò cenere.
«Questo»
«Sì. Il diario di mia madre. Lho trovato in una cassa da un parente lontano. Cè tutto dentro. Le sue paure, le sue accuse. Ha scritto come mescolavi medicine nel suo tè per farla sembrare debole. Come hai falsificato il testamento.»
Gli occhi di Vittorio si dilatarono. Il bastone gli scivolò di mano, quasi cadendo a terra.
«Bugie tutte bugie»
Carlotta scrollò le spalle.
«Forse. Ma sai cosa adorano i giornalisti? Storie come queste. Soprattutto con documenti che le provano.»
Un silenzio tombale scese sulla strada. Solo il vento muoveva gli alberi.
Vittorio alzò una mano, come per colpirla, ma tremò. Il bastone cadde, e lui stesso si accasciò sulla panchina davanti al portico. Il suo volto si contorse, la dignità svanita, sostituita dallimpotenza. Il padrone della famiglia, per la prima volta, sembrava fragile.
«Questa è la mia strada» rantolò, ansimando.
«Non più,» rispose piano Carlotta.
Si girò e si diresse verso la macchina.
E allora accadde linaspettato. Dai vicini, la gente iniziò a uscire. La zia Luisa, pallida, i capelli scomposti, stringeva un foglio.
«Ha ragione!» gridò. «Le ho venduto tutto non potevamo più pagare i debiti»
Poi arrivò lo zio Marco, lo sguardo basso.
«La mia azienda è fallita,» mormorò. «Anchio ho firmato.»
Le voci della folla si alzarono. Alcuni piangevano, altri imprecavano. La strada, una volta perfetta, ora crollava sotto il peso delle menzogne.
Carlotta accese il motore. Nello specchietto, vide unultima immagine: Vittorio, immobile come una statua spezzata, mentre la sua famiglia correva, cercando di salvare i resti.
Nel petto, sentì il dolore di trentanni, ma per la prima volta non la divorava. Quel dolore non la controllava più.
Le mani stringevano il volto con calma. Sapeva: non era tornata per niente.
Trentadue anni prima, lavevano cacciata via come spazzatura.
Oggi, era lei la nuova padrona di quella strada.
Fine: La via che un tempo era del clan di Vittorio, ora era nelle mani di Carlotta. La sua vendetta non era fatta di urla o violenzama di carte, fredda razionalità, e il tempo che alla fine mette tutto a posto.




