L’ufficio era animato dai soliti discorsi. Entrò la responsabile con una ragazza dall’aspetto semplice.
— Conoscetevi ragazze, questa è Maria, lavorerà con voi al posto di Costantino. Lui è stato promosso. Sono sicura che andrete d’accordo. — disse Tamara Bernardi e si allontanò.
Maria si sedette al tavolo che fu di Costantino. Tirò fuori una tazza elegante e un piccolo ritratto di un uomo. Si immerse subito nel lavoro, come se fosse lì da anni.
Suonò il campanello e tutti, come un coro, si alzarono per il pranzo. Rimase solo Marina. La sua curiosità era stimolata: chi era l’uomo ritratto sulla scrivania della nuova collega? Dalla cornice la fissava un uomo affascinante con un sorriso incantevole e denti perfetti.
— Chi sarà mai? — si chiedeva Marina — un attore, un cantante? Scattò una foto col suo smartphone e andò a pranzare. Le ragazze si misero sedute assieme e ascoltarono l’interessante racconto della nuova arrivata.
— Io e Sergio ci siamo conosciuti tre anni fa in circostanze così strane che stentereste a crederci.
— Racconta, racconta! — insistettero le ragazze.
La mente di Maria volò a tre anni prima, quando lavorava in una grande azienda. C’era stato un errore nella spedizione di un carico all’azienda del suo futuro marito, e fu proprio lei a doversene occupare.
Maria era intelligente ed esperta, sapeva condurre le trattative. Il suo aspetto senza trucchi ingannava molti. Una “topolina grigia”. Ma quando iniziavano le negoziazioni, diventava un pitone. Gentilmente, sapeva avvolgere e conquistare l’interlocutore per raggiungere i suoi obiettivi.
Il capo, conoscendo il suo talento, scelse lei. Alla reception la informarono:
— Ufficio 312, Sergio Rossi.
Entrò senza bussare, si presentò.
— Sono Maria, vi abbiamo spedito un carico sbagliato, un errore di logistica.
E iniziò a spiegare, mentre Sergio la fissava, incredulo.
— Ma è lei! L’aveva sognata tempo fa.
I suoi capelli rossi ondeggiavano leggermente, gli occhi verdi lo fissavano sinceramente. Maria si preparò all’attacco, quando Sergio disse:
— Maria, non presenteremo reclami, spero non succeda più.
Si alzò e salutò. Due giorni dopo, lui l’aspettava all’uscita dell’ufficio. Maria uscì per ultima.
— Mariuccia! — esclamò agitando la mano, — ci siamo parlati due giorni fa.
— Buonasera Sergio, ricordo, — rispose pacata e senza civetteria.
— Ho due biglietti per il teatro, vuoi venire? Mia madre non può, non sta bene, — mentì Sergio.
— Potrei venire, a che ora è lo spettacolo?
— Tra due ore, hai tutto il tempo, ti accompagno se vuoi cambiarti.
— È un arguto trucco, — pensò Maria e accettò.
Lui l’aspettava sotto casa. Quando Maria uscì, Sergio vide una donna diversa: un abito nero che le calzava perfettamente, tacchi medi, un trucco serale sobrio. Non la riconobbe subito, tanto era impressionato. Durante lo spettacolo era evidente che lei era un’esperta di teatro, probabilmente aveva già letto l’opera.
Dopo, Sergio la invitò a cena. Maria gentilmente declinò, dicendo che aveva trattative difficili il giorno dopo. Lui la riportò a casa. Alla fine della settimana, l’aspettava per una passeggiata. Due mesi dopo, come sempre, l’aspettava dopo il lavoro.
— Mia madre vorrebbe conoscerti, sei d’accordo?
— Non vedevo l’ora di incontrarla.
La madre li accolse calorosamente, offrirono tè con marmellata di mele cotogne, torta di albicocche e altre delizie. La conversazione era spontanea. Maria raccontava a Vera Rossi (la madre di Sergio) della ricetta della nonna, di come preparavano la marmellata, del padre morto in un incidente durante un test, della madre che insegnava storia a scuola.
Sergio la riportò a casa.
— Sei piaciuta molto a mia madre, sono felice.
Cominciarono ad incontrarsi ogni giorno. Dopo un anno, celebrarono il matrimonio.
Si fermò. Le ragazze la ascoltavano con invidia segreta. Solo Marina si domandava:
— Cosa avrà trovato in questa “topolina grigia”? Né bellezza né fascino. Perché a certe persone va così bene? Mentre lei era bella, gambe lunghe, eppure incontrava solo uomini che si rivelavano sposati o la volevano solo per una notte.
Il campanello suonò, le ragazze si alzarono di nuovo e tornarono in ufficio. Marina si avvicinò a Silvia.
— Guarda, è suo marito! Ci credi? Io no, credo stia mentendo. Come potrebbe uno così interessarsi a lei?
La sera, al termine del lavoro, Maria uscì dall’ufficio e un’auto suonò il clacson. Un uomo scese.
— Mariuccia, sono qui, — salutò con la mano.
Era proprio l’uomo della foto.
— È davvero suo marito? — si chiedeva Marina, perché non io? Sono più bella.
Le ragazze osservavano mentre si allontanavano, ognuna coi propri pensieri. Spesso, vedendo una coppia simile, nasce la domanda: — Cosa ha trovato in lei? Ha trovato ciò che cercava. Non sempre la bellezza attira gli uomini per relazioni serie. Con belle donne flirtano, ma per sposarsi scelgono altre. Perché? Forse bisognerebbe chiederlo a loro.