L’Ultima Possibilità

L’Ultima Possibilità

Valentina era raggomitolata sul divano, le mani premute contro il basso ventre. Ogni fibra del suo corpo pulsava di dolore, un dolore che le ricordava ciò che laspettava. Era sempre la stessa storia: fitte lancinanti, poi il sangue, lambulanza, lospedale e quel vuoto infinito dentro di lei. Non cerano dubbi, era un altro aborto spontaneo. Il terzo in due anni, dopo una gravidanza interrotta e, prima ancora, quellaborto che ancora la perseguitava, rendendole impossibile diventare madre.

Con un gemito, Valentina afferrò il telefono e chiamò il 118. Mezzora dopo, la stavano caricando in ambulanza. Nel frattempo, compose il numero di Luca, il marito, per avvertirlo che non sarebbe tornata per cena.

«Di nuovo?» chiese lui, ma Valentina non rispose. Le lacrime le rigavano il viso, lacrime di disperazione e di rabbia verso se stessa. Quante volte ancora? Perché doveva succedere sempre la stessa cosa? Forse conosceva già la risposta. Se solo non si fosse affidata a quel medico losco anni prima, ora avrebbero un bambino di cinque anni. Invece, niente. E forse non ci sarebbe mai stato.

«Fa così male…» sussurrò, mentre il medico regolava la flebo con uno sguardo impassibile.

I due giorni in ospedale sembrarono interminabili. Poi la dimissione, Luca con un mazzo di fiori freschi, tutto come sempre.

«Sei pallidissima» disse lui, e Valentina rispose con un sorriso spento. Non cera motivo di gioire: non poteva dargli un figlio, era chiaro ormai.

Durante il viaggio di ritorno, stringendo quel mazzo di rose, si voltò verso Luca e gli disse:

«Non voglio più provarci. Non posso darti un bambino.»

«Non dire così, ce la faremo» cercò di rincuorarla lui, ma lei scosse la testa.

«Ci credi davvero? Cinque anni buttati. Io ho quasi trentanni, tu trentacinque. Basta. I dottori dicono che non ci sono speranze, forse è ora di ascoltarli.»

«Valentina, avremo un figlio» insisté Luca. «Ricordi le parole del professor Mancini? Diceva che cè ancora una possibilità, se seguiamo le sue indicazioni.»

«E dovè, il tuo professor Mancini?» ribatté lei, nervosa. «È morto da anni, e quelle indicazioni sono svanite con lui! Basta, Luca. Non voglio farti soffrire, né soffrire io.»

«Cosa vuoi dire?» fece lui, gli occhi fissi sulla strada.

Valentina inspirò profondamente, poi distolse lo sguardo.

«Separiamoci. Troverai una donna che ti darà un figlio, starai bene. Io non merito te, la tua pazienza, il tuo amore. Sono vuota, incapace di tenermi dentro la vita. Non valgo niente.»

Le lacrime le bruciavano la gola. Luca le prese la mano e la baciò.

«Non dire sciocchezze. Ce la faremo. Ci sono coppie senza figli che vivono felici, possiamo farlo anche noi. La felicità non sta solo nei bambini.»

«Ma nel loro numero» disse Valentina, piangendo. «Basta, Luca. Non privarti della gioia di essere padre.»

«Non privarmi della gioia di averti accanto» la interruppe lui.

Era tipico di Luca: innamorato, paziente, disposto a sopportare tutto pur di non perderla. Laveva corteggiata a lungo, combattuto per averla, e quando finalmente laveva sposata, aveva capito che non gli serviva altro per essere felice. Forse solo un piccolo fagotto di gioia, ma il destino sembrava negarglielo.

Luca conosceva il passato di Valentina. Sapeva che prima di lui era stata sposata a un uomo più grande, scelto per lei dal padre tiranno. Sapeva dellaborto maldestro che le aveva rovinato tutto. Non cera rimedio ormai. Valentina era con lui da anni, aveva tagliato i ponti con il padre e quasi non sapeva più nulla della sorella minore, Beatrice.

«Non mi stupirei se un giorno costringesse anche lei a sposare un delinquente, pur di trarne vantaggio.»

Beatrice aveva ventidue anni, era bella e intelligente come Valentina, ma più sottomessa al volere paterno. Il padre aveva cresciuto le figlie da solo, escludendo le ex mogli dalle loro vite. Le manovrava come burattini, prendendo ogni decisione al posto loro.

Valentina era fuggita a ventiquattro anni, aveva incontrato Luca e spezzato ogni legame con il padre. Da allora, lui le aveva proibito di vedere Beatrice. Per questo, quando la sorella minore bussò alla sua porta, Valentina rimase sconvolta.

«Cosa è successo?» chiese subito, senza notare subito la pancia prominente di Beatrice.

«Sono scappata da papà» sing

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