**L’Ultimo Sacrificio**
«Mamma, devo parlarti.»
«Che inizio sospetto.» Irina guardò il figlio con apprensione.
Alessandro era un bel ragazzo, intelligente. Sempre stato ubbidiente, mai un problema. Poi, all’ultimo anno del liceo, s’innamorò per la prima volta. Iniziò a saltare scuola, prendere voti bassi. Lei provò a parlargli. Scoprì che la ragazza, Beatrice, non lo ricambiava. Preferiva un altro, figlio di genitori benestanti.
Per quanto Irina cercasse di spiegargli che il primo amore è un sentimento puro, che i soldi non c’entravano, lui non ascoltava. Si era convinto che, se avessero avuto più soldi, una macchina figa, Beatrice l’avrebbe scelto.
Alessandro ci rimase talmente male che Irina temette per lui. Trovò uno psicologo che gli parlasse da uomo a uomo. Funzionò. Alessandro superò la maturità, si iscrisse all’università. E, ovviamente, si innamorò di nuovo.
A fine primo anno annunciò: «Tanti in facoltà vivono da soli. Voglio affittare un appartamento, essere indipendente.»
«E con cosa lo paghi? L’affitto è caro. Non posso aiutarti, sai quanto guadagno. Hai diciotto anni, tuo padre non paga più gli alimenti. O vuoi lasciare l’università, passare al corso serale?»
«Ho parlato con papà. Dice che mi aiuterà all’inizio.»
«L’hai visto?! Perché non me l’hai detto?»
«Tu mi avresti dissuaso. Tu hai divorziato da lui, non io.»
«Sai che dopo il divorzio ha cambiato lavoro? Si è fatto pagare meno per ridurre gli alimenti. È scappato da entrambi. Sei sicuro che non ti deluderà? Dubito che ti aiuti gratis. Uno-due mesi e poi troverà una scusa. E poi? Hai pensato ai genitori di Beatrice?»
Dopo mille domande, Alessandro cedette: «Ho detto a Beatrice che l’appartamento è mio, ereditato dalla nonna paterna. Che non pagheremo affitto.»
«Quindi le hai mentito? I suoi genitori non vi aiuteranno? Con cosa vivrete?»
«Beatrice non gliel’ha detto. Sono severi. Le mandano soldi ogni mese, basteranno.»
«Quindi anche lei mente. Non ha paura di vivere a spese altrui? Aspetta… le hai detto che tuo padre è ricco, vero? Prima o poi la verità salterà fuori.»
«Ho detto che papà è ricco e che ho un appartamento. Cosa vuoi che faccia, mamma? Ormai contano solo i soldi. Io non ne ho. Le ragazze sceglieranno sempre altri. Quando avrò soldi, sarò vecchio.»
«Non è giusto iniziare con una bugia. Dille la verità. Se ti ama, capirà.»
«Basta, mamma. Ho deciso. Tanto non ci sposiamo. Se non funziona, pace. Stai esagerando.»
Irina non dormì tutta la notte. Al mattino, tentò di nuovo di dissuaderlo, ma lui le rispose male e se ne andò senza colazione. Tornando dal lavoro, trovò metà delle sue cose sparite. Non credeva ai suoi occhi. Il suo Alessandrino, il suo bambino tenero, se n’era andato di nascosto, senza neanche un addio.
Quella sera lo chiamò. Musica alta di sottofondo, feste da single. Lui le chiese scusa, dicendo di aver paura delle sue lacrime. Irina si sentì un po’ sollevata.
Persa, chiamò le amiche. Una le disse che era solo egoismo materno, doveva lasciarlo andare. L’altra, fortunata, aveva un marito che teneva sotto controllo la figlia. Sua madre la rimproverò: «L’hai viziato, ti sei sacrificata per lui. Ecco il risultato. Potevi pure risposarti, se solo ti fossi vestita meglio.»
Tutti avevano ragione. Ma come fare altrimenti? Lei era una madre, pronta a sacrificarsi per il figlio. Lui era l’uomo della sua vita, nessun altro contava.
Si sentiva a un bivio, con strade che portavano solo a perdite. Stanca di tormentarsi, decise di amarlo comunque e sperare per il meglio.
I primi tempi lo chiamava spesso. Lui si irritava: «Sto bene, smettila di controllarmi!» Poi riattaccava. Veniva a casa solo quando lei lavorava, rubacchiando cibo dal frigo.
Dopo due mesi, arrivò di domenica. Irina capì subito che qualcosa non andava. Alessandro era dimagrito, la camicia stropicciata. Divorò tutto ciò che gli mise davanti. Gli riempì una borsa di cibo e tacque, per non irritarlo.
Fu lui a parlare: «Papà ha smesso di pagare l’affitto. Non potevi immaginartelo? Mamma, tu e nonna vivete separate. Lei è anziana, stareste meglio insieme. Perché non vi unite e ci date una delle vostre case?»
«Non dirle che è anziana, si offende. Ha solo sessantacinque anni. Non è solo per i soldi, vero?»
«No… Beatrice è incinta.»
«Non vi siete protetti?»
«Lei dice che la pillola fa male. Ho parlato con nonna. È d’accordo.»
«Di nuovo, mi metti davanti al fatto compiuto! Prima tuo padre, poi tua nonna… Io non ti ho mai negato nulla! E quale casa vuoi?»
La rabbia montava, ma Irina trattenne lo scandalo. «Beatrice dice che la casa di nonna è piccola e vecchia. Non va bene per un bambino. Per voi due sarebbe meglio.»
Con uno sforzo, evitò di urlare. Gli promise di pensarci. Uscì lui, e lei vagò per casa, guardando ogni angolo. Come lasciare tutto? Trasferirsi da sua madre significava rinunciare alla sua vita. Ma l’aveva mai avuta, una vita sua?
Aveva viziato Alessandro. Il suo amore materno non aveva portato felicità a nessuno.
Poco dopo, sua madre chiamò: «Non sono contenta della proposta di tuo figlio, ma dobbiamo aiutarlo. Ho liberato l’armadio per te. Io tengo la stanza grande col televisore. Tu avrai quella piccola, dove vivevi prima di sposarti.»
Irina ascoltò senza discutere. Ormai avevano deciso per lei. Cosa le restava? Traslocare dalla propria madre, perdere la libertà. Ma almeno non potevano chiederle altro. Era l’ultimo sacrificio. Da oggi, Alessandro avrebbe smesso di usarla.
Ora capiva il proverbio: “La civetta di notte vince quella di giorno”. *Beatrice vuole, Beatrice dice…* Perché doveva sacrificarsi sempre lei? E i suoi genitori? Non sapevano nulla?
Decise di indagare. Un amico poliziotto le procurò l’indirizzo dei genitori di Beatrice. Scoprì che erano divorziati: la madre risposata, il padre alcolizzato con un’altra donna. «Beatrice è furba,» disse lui. «Non si farà mettere i piedi in testa.»
Tutto chiaro. Ma a cosa serviva? Alessandro era innamorato, Beatrice incinta. Se avesse fatto la guerra, avrebbe perso suo figlio. Niente altro che aspettare.
Le cose si sistemarono. Dopo sei mesi nacque una bambina, Sofia. Si sposarono all’ultimo momento. Irina e sua madre andarono in ospedale.
Entrò per la prima volta nella sua casa da ospite. Il disordine la scioccò. Alessandro si scusò: «Non ho avuto tempo.» Beatrice non sembrò notarlo. Irina, prima, avrebbe pulito tutto. Ora uscì in fretta, portandosi via sua madre.
Non offrì aiuto. Che vivessero come volevano. Sua madre la accusò di freddezza.
Alessandro tornava spesso da loro, a volteAlessandro infine tornò a casa, stanco e umiliato, mentre Beatrice partì con la bambina e l’ultimo dei suoi sogni infranti.