«L’ultimo centesimo per il bambino di un altro: come un semplice autista di scuolabus ha cambiato vite»

**Giorno 1: L’Ultimo Euro – Per un Bambino che non era Mio**

La mattina era gelida. La neve accecava, il vento tagliava la faccia e le strade erano lastre di ghiaccio. Lorenzo, autista dello scuolabus di un piccolo paese sulle Alpi, aprì la porta facendo salire una marmaglia di bambini avvolti in sciarpe, cappelli e piumini.

—«Presto, prima che mi cadano le orecchie!»— scherzò, sorridendo.

—«Signor Lorenzo, lei è divertente!»— ridacchiò Beatrice, una bimba di prima elementare. —«Ma perché non ha la sciarpa? La mamma ce la compra sempre!»

—«Se la mia mamma fosse ancora qui, me ne avrebbe regalata una bellissima»— rispose con un sorriso malinconico. —«Per ora ti invidio, Bea.»

—«Lo dico alla mamma, gliela compriamo insieme!»

—«D’accordo. Ma ora sedetevi, il ghiaccio è pericoloso.»

Lorenzo non era solo un autista. Era colui che accoglieva i bambini ogni mattina con calore e un sorriso. Li conosceva tutti, ricordava compleanni e verifiche. I piccoli lo adoravano. Ma a casa le cose erano diverse.

—«Lorenzo, fino a quando continueremo a tirare avanti con questo mutuo, solo perché ti piace lavorare con i bambini?»— gli chiese disperata sua moglie, Elisa.

—«Amo il mio lavoro… Troverò un modo. Promesso»— rispose testardo, anche se il cuore gli si stringeva per il senso di colpa.

Quel giorno, mentre fermava lo scuolabus per far scendere i bambini, Lorenzo li ammonì:

—«Sofia, niente pattinaggio sui gradini, eh?»

Appena tutti corsero via, stava per entrare in un bar a scaldarsi con un caffè, quando sentì un singhiozzo.

—«Ehi, piccolo, che succede?»

Nell’ultimo sedile, raggomitolato, c’era un bambino. Gli occhi lucidi, le mani viola per il freddo.

—«Perché non vai a scuola?»

—«Ho freddo»— sussurrò. —«I guanti sono rotti, e i miei genitori dicono che non hanno soldi per comprarne altri…»

Lorenzo serrò i denti. Si tolse i suoi guanti di lana e glieli infilò nelle manine gelate.

—«Così va meglio? Ascolta, ho un amico che fabbrica guanti… te ne porterà un paio oggi stesso.»

—«Davvero?»— gli occhi del bambino brillarono. —«Grazie!»

Ma Lorenzo sapeva che quell’amico non esisteva. Era solo una bugia a fin di bene. Rinunciò al caffè. Con il suo ultimo euro comprò guanti e una sciarpa in edicola. E quel pomeriggio, al ritorno, li consegnò al piccolo.

— «Tieni. Che ti scaldino. Lascia che i grandi pensino ai soldi.»

Il bambino lo abbracciò forte. Lorenzo trattenne le lacrime, ma dentro qualcosa si spezzò.

Dopo qualche giorno, il preside lo chiamò.

— «Perché?»— si chiese, bussando nervosamente.

— «Entri, signor Lorenzo»— sorrise il dirigente. — «Abbiamo saputo di quel bambino, Matteo. Suo padre era un pompiere, ferito sul lavoro… Ora vivono con una pensione misera. Il suo gesto non è passato inosservato.»

Lorenzo rimase in silenzio.

— «E poi… abbiamo visto la scatola davanti alla scuola.»

Aveva lasciato un contenitore con su scritto: «HAI FREDDO? PRENDI QUALCOSA. TIENITI AL CALDO. DALLO SCUOLABUS» e dentro aveva messo guanti e sciarpe comprati con il suo stipendio.

Quella scatola cambiò tutto.

Maestri, genitori, bidelli iniziarono a portare vestiti. Qualcuno aggiunse cappelli, altri calze di lana. Una settimana dopo, accanto alla scatola, comparve un cartello: «POSTO DELLA GENTILEZZA».

Lorenzo fu chiamato in palestra. Il comune gli diede un riconoscimento, gli aumentarono lo stipendio e gli affidarono un progetto di aiuti per le famiglie in difficoltà.

Ma non era questo il punto.

Vedere i bambini corrergli incontro abbracciandolo. I genitori che stringevano la sua mano sussurrando «grazie». La scatola sempre piena… non per obbligo, ma per generosità.

— «Vedi, Elisa…»— le disse una sera, indicando la scatola dalla finestra. — «Alla fine ho trovato il modo di rendere tutto questo importante.»

Lei non rispose. Lo abbracciò soltanto.

A volte, un piccolo gesto buono innesca una catena di eventi che cambia le vite. Lorenzo donò il suo calore… e ricevette molto di più. Non in denaro. Ma nella certezza che il bene, prima o poi, torna. Sempre.

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