– Luminosa, ma lì d’inverno fa freddo!

” Antonietta, ma dinverno là fa freddo! La stufa a legna, devi trasportare la legna! Mamma, tu sei di campagna, da bambina vivevi così. Nonno e nonna hanno passato tutta la vita in paese, e non è mai successo niente. E destate sarà bellissimo lorto, le fragole, i funghi da raccogliere nel bosco.”

Gina aveva appena cominciato ad abituarsi alla vita da pensionata. Sessantanni sulle spalle, trentacinque dei quali passati in fabbrica come contabile. Finalmente poteva bere il caffè con calma la mattina, leggere libri e non correre da nessuna parte.

I primi mesi di pensione li aveva trascorsi godendosi il silenzio e la tranquillità. Si svegliava quando voleva, faceva colazione senza fretta, guardava i programmi in televisione.

Andava al supermercato quando le faceva comodo, senza code. Dopo quarantanni di lavoro, era una vera benedizione.

Poi, una mattina di sabato, la figlia Antonietta la chiamò:

“Mamma, dobbiamo parlare. È importante.”

“Cosa è successo?” si preoccupò Gina. “Sta bene Mariuccia?”

“Con la bambina va tutto bene. Vengo da te e ti spiego. Non ti preoccupare!”

Quella frase la fece preoccupare ancora di più. Quando i figli dicono «non ti preoccupare», cè sempre motivo di farlo.

Unora dopo, Antonietta era seduta in cucina, accarezzando il ventre rotondo. Trentadue anni, il secondo figlio in arrivo, e ancora non sposata con quel Luca.

Vivevano insieme da quattro anni, la piccola Mariuccia cresceva, ma il matrimonio sembrava non interessargli affatto.

“Mamma, abbiamo un problema con la casa,” cominciò la figlia, torcendosi nervosamente il manico della tazza. “La proprietaria ha aumentato laffitto. A malapena riusciamo a pagare quello di adesso, e ora chiede altri duecento euro al mese.”

Gina annuì comprensiva. Sapeva quanto fosse difficile per i giovani. Luca lavorava a giorni alterni oggi magazziniere, domani fattorino, dopodomani guardia giurata. Antonietta era in maternità con Mariuccia, presto sarebbe partito il secondo congedo.

“Abbiamo pensato di trasferirci per risparmiare,” continuò la figlia, “ma con una bambina nessuno vuole affittarci.”

“E allora cosa avete in mente di fare?” chiese la madre, già intuendo una fregatura.

“Ecco perché sono qui,” Antonietta si mordicchiò il bordo della felpa. “Mamma, potremmo stare da te? Solo per un po, ovvio. Finché non mettiamo da parte i soldi, magari poi chiediamo un mutuo.”

Gina si strozzò col caffè. Nel bilocale in periferia già si stava stretti, figuriamoci con una famiglia intera, una bambina piccola e un altro in arrivo.

“Antonietta, come facciamo a starci tutti? Ho solo due stanze, e sono minuscole!”

“Mamma, ci adatteremo. Limportante è risparmiare. Paghiamo mille e trecento euro daffitto al mese, ti rendi conto? In un anno sono più di quindicimila euro! Con quei soldi potremmo fare lanticipo per un mutuo.”

Gina si immaginò la scena. Luca con labitudine di girare in mutande per casa, al telefono a voce alta.

Mariuccia che piangeva ogni sera, i giochi sparsi ovunque, i cartoni animati a tutto volume. Antonietta incinta, capricciosa, bisognosa di attenzioni.

“E dove dormirebbe Mariuccia?” cercò di obiettare la madre.

“Nella stanza grande con noi, mettiamo il lettino. Tu ti sistemi in quella piccola. Non ti serve molto spazio divano, televisione. Andrà benissimo!”

“Antonietta, ma io sono appena andata in pensione, vorrei un po di tranquillità. Ho lavorato quarantanni, sono stanca!”

La figlia sospirò, come se la madre avesse detto una sciocchezza:

“Mamma, a cosa ti serve la tranquillità a sessantanni? Sei ancora giovane, in salute. Le altre nonne alla tua età si occupano attivamente dei nipoti.”

Sembrava un rimprovero. Come dire: le altre nonne sono utili, tu sei solo unegoista.

“E poi,” continuò Antonietta, “hai quella casetta in campagna. È perfetta, la nonna lha sempre tenuta in ordine. Potresti vivere lì. Aria pulita, silenzio, ideale per una pensionata.”

“In campagna?” ripeté Gina, incredula.

“Sì. La casa è solida, in buono stato. Potresti coltivare lorto, i pomodori. Fa bene alla salute, i dottori lo raccomandano per le persone anziane.”

Gina sentì un gelo dentro. La casetta era a trenta chilometri dalla città, lautobus passava solo la mattina e la sera.

“Antonietta, ma dinverno là fa freddo. La stufa a legna, devi trasportare la legna.”

“Mamma, tu sei di campagna, da bambina vivevi così. Nonno e nonna hanno passato tutta la vita in paese, e non è mai successo niente. E destate sarà bellissimo lorto, le fragole, i funghi da raccogliere nel bosco.”

La figlia parlava come se le stesse offrendo una vacanza in un resort di lusso, non un esilio senza comodità.

“E se avessi bisogno del dottore? O della farmacia? O della spesa?”

“Mamma, non andrai certo dal medico ogni giorno! Una visita al mese basta! E per la spesa puoi fare scorta, mettere tutto nel freezer. Hai un congelatore enorme.”

“Antonietta, e le mie amiche? Le vicine con cui ho passato una vita?”

“Potete parlarvi al telefono. O possono venire da te in campagna, fare una grigliata. Sarebbe divertente!”

Gina ascoltava senza credere alle proprie orecchie! La figlia stava davvero proponendo alla madre di diventare una reclusa in campagna, per liberarle lappartamento? E lo spacciava per preoccupazione per la sua salute!

“Antonietta, per quanto tempo pensate di restare nel mio appartamento?”

“Beh, almeno un anno. Forse un anno e mezzo.”

Un anno, forse più! Un intero anno con loro in un bilocale, o confinata in campagna.

“E Luca, cosa ne pensa?”

“Lui è daccordo!” si animò Antonietta. “Dice che starai molto meglio in campagna che in città. Niente caos, niente stress.”

“Potrai leggere, guardare la tv. Luca ha persino proposto di montarti unantenna satellitare, per avere più canali.”

Gina si immaginò Luca che magnanimamente discuteva del suo bene, sdraiato sul divano del suo salotto. E persino proponeva caritatevolmente unantenna satellitare.

“Mamma, pensaci,” insisté la figlia, “a cosa ti servono due stanze da sola? Tanto spazio inutilizzato. Noi con i bambini almeno ci sistemeremo bene, risparmieremo, ci metteremo in piedi.”

“E quando vorreste trasferirvi?”

“Anche domani. Non abbiamo molte cose. La padrona di casa sta già cercando nuovi inquilini, dobbiamo sgomberare entro fine mese. Abbiamo poco tempo.”

Gina si versò un altro caffè con la mano tremante. La figlia la fissava in attesa, studiandole il volto. Nei suoi occhi si leggeva: “Allora, mamma? Non negherai un aiuto a tua figlia, incinta e in difficoltà?”

“Antonietta, e se tra te e Luca le cose non dovessero funzionare? Non siete sposati.”

“Mamma,

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