**Lunica infedeltà prima del matrimonio: come un commento sul peso cambiò una vita.**
Aurora fu infedele al marito una sola volta, prima delle nozze. Lui la chiamò grassa e disse che non sarebbe entrata nellabito da sposa. Lei, offesa, uscì con le amiche e finì in un locale. Bevve troppo e si ritrovò a casa di uno sconosciuto, un belluomo dagli occhi azzurri. Che vergogna! Non disse nulla a Luca, gli perdonò loffesa e si mise a dieta. Smise anche di bere, scoprendo presto di essere incintauna scusa perfetta per abbandonare lalcol.
La bambina nacque in tempo, una splendida creatura dagli occhi azzurri. Luca la adorava. Per cinque anni, Aurora si convinse che tutto fosse a posto: gli occhi della piccola erano come quelli del suocero, e i suoi riccioli? Beh, che importava? Cercò di dimenticare quel ragazzo dai capelli mossi di cui non ricordava neanche il nome. Ma qualcosa nel suo cuore sussurrava che quella bambina non fosse di Luca. Forse per questo sopportava tutto: i messaggi notturni, i viaggi di lavoro, le critiche alla sua cucina e al suo aspetto. La bimba aveva bisogno di una famiglia, e il padre la idolatrava. Dopotutto, quale uomo non tradisce?
“Resisti, dove vuoi andare?” le diceva la madre. “Qui non cè spazio, la nonna è nel letto, tuo fratello si è appena sposatodove ti sistemo? Te lavevo detto: non si mettono le mani sul contratto della suocera! Resterai attaccata a quel mobile rotto!”
Aurora resisteva. Ma non servì a nulla: un giorno, Luca se ne andò. Disse di aver incontrato unaltra, pianse, giurò che sarebbe sempre stato il padre di Ginevra, ma non poteva andare contro i suoi sentimenti. La suocera, che sembrava amare la nipote, dopo il divorzio sbottò:
“Fai un test di paternità, o forse pagate gli alimenti per niente!”
Aurora rimase scioccata. Credeva di essere lunica a nutrire quei dubbi. Evidentemente, no.
“Sei impazzito?” sbottò Luca. “Ginevra è mia figlia, è ovvio anche a un cieco!”
La suocera non se laspettava. Un anno dopo, quando Aurora finì in ospedale per unappendicite, i vecchi sospetti svanirono davanti a un volto familiare.
“Scusi, ci siamo già incontrati?” chiese il chirurgo.
Aurora scosse la testa con energia, sperando che non ricordasse. Invece, il giorno dopo, lui scherzò:
“Spero non scappi come lultima volta?”
Aurora arrossì come un pomodoro. Decise di lasciare lospedale il prima possibile. Ma non aveva calcolato una cosa: in quei giorni, Lorenzoil chirurgofece in modo che non avesse più voglia di fuggire.
Della figlia non parlò, accennò solo a una bambina, evitando il tema della paternità. Lorenzo capì tutto appena la vide. Si preoccupò, le comprò una bambola, fece domande per comportarsi bene.
“Vedi,” le disse, “quando ero piccolo con mia sorella, nostra madre incontrò un uomo che amava davvero. Ma mia sorella non lo accettò, e alla fine lo lasciò andare. Non voglio che accada lo stesso. Voglio essere un secondo padre per tua figlia.”
Quelle parole la lasciarono senza fiato. E quando si fermò a guardare la bambina, fu chiaro: anche lui aveva capito.
“Che differenza fa?” pensò Aurora. “Prima o poi dovrò dirlo.”
Abituale ai problemi coniugali, si aspettava urla e accuse. Invece Lorenzo, rimasto solo con lei, la strinse forte e sussurrò: “Che miracolo!”
Allinizio, Ginevra sembrò accettare Lorenzo. Ma quando Aurora le chiese delicatamente se fosse daccordo che lui vivesse con loro, scoppiò a piangere:
“Credevo che papà sarebbe tornato! Lorenzo può stare da unaltra parte!”
Alla fine la convinse, ma lui ne fu deluso.
“È mia figlia! Devi dirglielo!”
“Luca non lo sopporterebbe. E neanche Ginevra. Per lei, lui è il padre, e per lui, lei è lunica figlia. A quanto pare, la sua amante non può averne. Me lo ha detto la suocera.”
Lorenzo si sentì ferito, Ginevra faceva scenate, e Aurora cercava di mantenere la pace. Stabilirono delle regole: lei portava la bimba da Luca, evitando che gli uomini si incontrassero; lasciava Ginevra e Lorenzo soli per evitare litigi. Per l8 marzo, preparò un biglietto per la figlia, temendo che rivelasse tutto a Lorenzo.
Poi scoprì di essere incinta di nuovo. E aveva paura. Che il secondo figlio avesse gli occhi azzurri come Ginevra, e Luca capisse; che Ginevra si ingelosisse; che Lorenzo approfittasse del parto per dire la verità.
Chiese alla madre di prendere Ginevra durante il parto. Lei accettò, nonostante avesse già due nipotini a carico. Ma le cose andarono diversamente: il giorno prima del parto, la madre finì in ospedale per dei calcoli biliari. Il patrigno rifiutò un terzo bambino, il fratello lavorava. Aurora decise di lasciare Ginevra con Luca. Ma lui era in trasferta, e rivolgersi alla suocera era impensabile.
“Non credi che possa gestire mia figlia?” si offese Lorenzo.
Il parto fu difficile: un cesareo, littero del bambino, e a casa, una bomba! Lorenzo diceva che andava tutto bene, ma Ginevra non le parlava, e Aurora era distrutta. “Glielha detto,” pensò.
Poi condivise la storia con le vicine, che la spinsero a confessare: tutto ciò che è segreto prima o poi viene a galla. Spinta dalle chiacchiere e dallossitocina, chiamò Luca:
“Devo confessarti una cosa.”
“Cosa?”
Esitò a lungo.
“Riguardo a Ginevra, vero?”
“Cosa riguardo a Ginevra?” si spaventò Aurora, anche se voleva dirglielo.
“È figlia del tuo amico. Lo so già.”
“Te lha detto lui?”
“Lo sapevo da anni. Quando aveva un anno, feci il test. Prima dellesercito mi dissero che non avrei mai avuto figli. Sperai in un miracolo, ma poi iniziai a dubitare. E mia madre Così feci il test.”
“Ma come”
Non riusciva a credere che avesse taciuto tutti quegli anni.
“Che altro potevo fare?” replicò lui. “La bambina non centra niente! Non pensare nemmeno di dirglielo! Ho taciuto tutti questi anni per questo.”
Ecco la vita, una vera Via Crucis!
Il giorno delle dimissioni, Aurora era fuori di sé: guardava la figlia, poi il marito. Entrambi erano strani, si scambiavano sguardi e tacevano.
“Come siete andati senza di me?” chiese nervosa, mentre il piccolo dormiva e Ginevra disegnava.
“Benissimo! Non dovevamo sorvegliarla. Senza di te, abbiamo fatto subito pace.”
“Glielhai detto?”
“No, certo! Me lhai proibito.”
“È vero. Allora perché è così triste?”
Lorenzo sorrise furbo.
“Chiedilo a lei.”
Aurora entrò nella stanza della figlia. Era concentrata, con la lingua fuori, e colorava con una matita rossa. Si avvicinò e guardò: nel disegno c