L’Uomo Autentico

Ecco la storia adattata alla cultura italiana:

Era passato più di un anno che Giulia e Fabrizio stavano insieme. La mamma di Giulia cominciava a preoccuparsi che sua figlia stesse perdendo tempo con lui, senza mai arrivare al matrimonio. Fabrizio diceva sempre che non c’era fretta, che avevano tutto il tempo, che stavano bene così…

L’estate passò, le foglie caddero dagli alberi, coprendo i marciapiedi di un tappeto dorato, poi arrivarono le piogge. E in uno di queg’umidi e grigi giorni di ottobre, Fabrizio improvvisamente fece una goffa proposta a Giulia, regalandole un anellino modesto.

Lei gli gettò le braccia al collo e sussurrò all’orecchio: “Sì”, poi infilò l’anello al dito e gridò felice: “Sì!”, alzando le braccia e saltellando per la gioia.

Il giorno dopo andarono in comune imbarazzati e timidamente presentarono la domanda. Il matrimonio fu fissato per metà dicembre.

Giulia avrebbe voluto sposarsi d’estate, per mostrare a tutti quanto era bella nel vestito bianco. Ma non insistette con Fabrizio. E se avesse rimandato all’estate successiva? Poteva anche cambiare idea. Lei lo amava e non avrebbe sopportato di perderlo.

Il giorno delle nozze infuriava una vera bufera. Il vento scompigliava l’acconciatura accuratamente preparata. L’ampia gonna bianca si gonfiava come una campana, e pareva che la prossima raffica potesse portarsi via la bella sposa chissà dove. Sulla soglia, Fabrizio sollevò tra le braccia la moglie felice e la portò fino alla macchina. Niente, né la bufera né i capelli arruffati, potevano intaccare la felicità degli innamorati.

I primi tempi Giulia nuotava nell’amore e nella felicità. Sembrava sarebbe stato così per sempre. Certo, tra i giovani sposi capitavano piccoli litigi, ma la notte si riconciliavano presto e si amavano ancora più profondamente.

Un anno dopo, nella felice giovane coppia nacque Alessandro.

Il bambino cresceva sereno e intelligente, con grande gioia di mamma e papà. Fabrizio, come molti uomini, aiutava poco Giulia con il piccolo, aveva paura di prenderlo in braccio, e quando lo faceva Alessandro cominciava a piangere e Giulia lo riprendeva subito.

“Meglio se te ne occupi tu, sei più brava. Quando sarà più grande giocheremo a calcio insieme. Io penserò a mantenervi”, diceva Fabrizio, ma il suo stipendio bastava a malapena per tutti e tre.

Alessandro crebbe, iniziò l’asilo, Giulia tornò a lavorare. Ma i soldi non aumentavano, non riuscivano a mettere da parte l’anticipo per un mutuo. Cominciarono i rimproveri, gli sposini litigavano accusandosi a vicenda di sperperare. Non riuscivano più a fare pace facilmente come una volta.

“Basta, sono stanco. Lavoro come un matto e a te non basta mai. Li mangi, i soldi?” chiese una volta Fabrizio irritato.

“Tu sì che li mangi”, rispose piccata Giulia. “Guardati che pancetta che ti sei fatto.”

“Non ti piace la mia pancetta? Anche tu, sai, non sei più la stessa. Ho sposato una farfalla e ora sei diventata un bruco.”

Parola su parola litigarono come bestie. Giulia, asciugandosi le lacrime, andò a prendere Alessandro all’asilo. Tornando, ascoltando il chiacchiericcio del figlio, capì all’improvviso che non poteva perdere Fabrizio. Sarebbe tornata a casa, lo avrebbe abbracciato, baciato e chiesto scusa. E Fabrizio, come prima, avrebbe ricambiato il bacio e tutto sarebbe tornato normale. Gli innamorati litigano, si sa, ma poi si riappacificano. Di buon umore, Giulia sbrigò il passo perché Alessandro a malapena riusciva a stargli dietro.

Ma la casa li accolse nel buio e nel silenzio. Dalla gruccia era sparita la giacca di lui, non c’erano più le sue scarpe. “Si sarà calmato e tornerà”, pensò Giulia, e si mise a friggere patate con pancetta, come piaceva tanto a Fabrizio.

Ma Fabrizio non tornò, né rispondeva al telefono. La mattina Giulia, sfiancata dall’insonnia e dai brutti pensieri, portò Alessandro all’asilo e andò al lavoro. A fatica aspettò la pausa pranzo, si fece licenziare col pretesto di non star bene, ma invece di tornare a casa andò al lavoro di Fabrizio.

Giulia si avvicinò al suo ufficio e, ripetendo mentalmente le parole preparate, aprì la porta. Fabrizio le stava dando le spalle e baciava una donna. Sul giacca scura della sua schiena spiccavano le mani di lei con lo smalto vivace, simili a foglie d’acero spiegazzate.

La donna all’improvviso aprì gli occhi e vide Giulia, ma invece di allontanarsi da Fabrizio e togliere le mani dalla sua schiena, lo strinse più forte.

Giulia scappò dall’ufficio come una pazza. Camminò senza badare alla strada, urtando i passanti, incapace di vedere per le lacrime che le annebbiavano la vista. Le gambe la portarono da sole a casa della madre.

“Mamma, perché mi tratta così? Sono tutti gli uomini così?” chiese Giulia tra i singhiozzi.

“Così come?” domandò la madre.

“Mi tradisce. Forse vanno avanti da tempo e io non me ne accorgevo. Non può essere successo tutto all’improvviso, no?”

“Non lo so, figlia mia. Quando ami, il tuo mondo è tutto in un uomo. Perciò ci sembra che se lui ci tradisce, allora tutto il mondo, tutti gli uomini sono traditori”, sospirò la madre. “Non preoccuparti, tornerà.”

“E se non tornasse?” chiese Giulia con voce strozzata.

“Col tempo il dolore passerà. Hai un figlio. Pensa a lui. E se non torna, forse è meglio così. Sei giovane, troverai ancora la tua felicità.”

“Tu non l’hai trovata.”

“Come fai a saperlo? Avevo solo paura che con un altro sarebbe potuto succedere di nuovo. E poi tu eri già grande, avevo paura per te. Tu hai un figlio, ha bisogno di un padre…”

Un po’ calmata dalla madre, Giulia andò a prendere Alessandro all’asilo.

“Mamma, giochiamo un po'”, chiese il figlio a casa.

“Lasciami in pace”, lo respinse bruscamente Giulia.

“Non mi piace quando parli così”, disse il bambino con voce tremula e non la importunò più.

Fabrizio tornò a casa quando Giulia stava mettendo a letto Alessandro. Prese una valigia e cominciò a metterci dentro le sue cose.

“Dove pensi di andare?” chiese Giulia, anche se ormai aveva capito.

“Me ne vado. Basta, ne ho abbastanza. Litigi, questa casa piccola, mi sei venuta a noia.” Fabrizio era nervoso, non la guardava negli occhi.

“E noi?”

“Volevi sposarti, volevi un figlio? Eccoti accontentata.” Fabrizio chiuse la valigia, diede un’occhiata alla stanza, soffermandosi sugli occhi sgranati del figlio, e uscì in fretta nell’ingresso. La porta sbatté.

Giulia si sedette sul divano e scoppiò in lacrime. Qualcuno le toccò una spalla, alzò di scatto la testa sperando fosse Fabrizio tornato. Ma accanto a lei c’era Alessandro in pigiama.

“Mamma, non piangere, io non ti lascerò mai come ha fatto papà”, disse il bambino accarezzandole la spalla.

Giulia lo strinse tra le braccia e pianse ancora più forte.Dopo tanti anni, mentre accarezzava i capelli del primo nipotino addormentato tra le sue braccia, Giulia si rese conto che la vita le aveva dato davvero una seconda possibilità, e questa volta l’amore era sincero, duraturo e incondizionato.

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