L’uomo parte per una settimana con l’amante per “istruire” la moglie. Al suo ritorno, rimane sconvolto nell’androne!

Luomo era scappato per una settimana a far visita alla sua amante, convinto di dover rieducare la moglie. Quando è tornato, ha trovato il palazzo del suo condominio pieno di rumori.

Alessandro era seduto sul divano con il cellulare in mano, digitando freneticamente. Il suo volto era teso, le sopracciglia accigliate. Benedetta, ormai abituata a queste serate, sapeva che il marito poteva stare ore intere incollato al telefono, senza rispondere alle domande e senza accorgersi di nulla intorno a lui.

Alessandro, vuoi cenare? chiese Benedetta, avvicinandosi alla finestra.

Più tardi, sbottò luomo senza nemmeno alzare lo sguardo.

Benedetta sospirò e si diresse verso la cucina. Vivevano nellappartamento di due vani che aveva ereditato dai genitori. Il padre era morto cinque anni prima, la madre due anni dopo. Limmobile era stato intestato a Benedetta durante la vita dei genitori per evitare lunghe pratiche ereditarie. Quando si erano sposati, Alessandro si è trasferito da lei; sembrava la scelta più sensata: affittare era costoso, mentre quellappartamento era spazioso e comodo.

I primi anni di matrimonio erano tranquilli. Alessandro lavorava come manager in una ditta di costruzioni, Benedetta insegnava alla scuola elementare del quartiere. La sera passeggiavano nel parco, il fine settimana scappavano fuori città, sognavano il futuro. Poi, gradualmente, qualcosa è cambiato. Alessandro è diventato irritabile, si aggrappa a ogni dettaglio.

Perché hai comprato quello yogurt? chiese aprendo il frigo. Ti avevo detto che non mi piace quel gusto.

Non mi avevi detto nulla, rispose serenamente Benedetta. La prossima volta compro unaltro.

Sempre a fare come ti pare! sbottò lui, chiudendo la porta del frigorifero.

Benedetta non capiva da dove venisse quella lagnanza. Prima Alessandro non si era mai lamentato per yogurt o altri prodotti. Ora, ogni piccola cosa diventava motivo di scontento.

Il rapporto si è irrigidito. Alessandro dichiarava sempre più spesso che la moglie era troppo indipendente. Non gli piaceva che Benedetta decidesse senza di lui: dove andare in vacanza, cosa comprare per la casa, con chi incontrarsi nel weekend. Ogni decisione le provocava unondata di irritazione.

Non mi hai chiesto neanche la mia opinione! sbottò il marito quando Benedetta gli comunicò di aver preso i biglietti per il teatro di sabato.

Alessandro, ti avevo proposto di andare a quella rappresentazione già un mese fa, rispose sorpresa Benedetta. Tu stesso avevi detto che sarebbe stato bello.

Ma avresti dovuto confermare la data! insistette lui. Potrei avere altri impegni sabato!

Quali impegni? chiese Benedetta. Dovevi solo sdraiarti sul divano a guardare la televisione.

Alessandro arrossì, uscì dalla stanza sbattendo la porta. Benedetta rimase immobile nel salotto, senza capire cosa stesse succedendo. Un tempo il marito apprezzava le sorprese; ora ogni iniziativa sua scatenava la rabbia di Alessandro.

Le cose peggiorarono quando entrò in gioco la suocera. Vittoria, la madre di Alessandro, viveva in una casetta di campagna nei pressi di Frascati. La suocera telefonava spesso, invitandolo a casa sua. Alessandro andava a trovargli tutti i weekend, Benedetta rimaneva a casa. Negli ultimi mesi le visite alla suocera erano diventate una vera fatica.

Vittoria lamentava sempre qualcosa: la salute, il giardino, un recinto rotto, le cose da sistemare in soffitta. Alessandro, silenzioso, soddisfaceva ogni richiesta, mentre Benedetta si occupava delle faccende domestiche. I weekend si trasformavano in giorni di lavoro; la domenica sera tornavano esausti e stremati.

Alessandro, forse questo fine settimana restiamo a casa? propose Benedetta giovedì. Sono stanca, ho voglia di riposare.

Come facciamo a restare? sbuffò lui. Mamma ci aspetta.

Lei ci aspetta ogni settimana, rispose stanca Benedetta. Possiamo andare il prossimo weekend.

No, interruppe Alessandro. Andremo sabato, come sempre.

Ma non voglio, affermò con decisione Benedetta. Voglio stare a casa e riposare.

Alessandro si alzò lentamente dal divano. Il volto arrossò, i pugni si strinsero.

Quindi rifiuti di andare dalla mia madre?

Non rifiuto per sempre, cercò di spiegare Benedetta. Voglio solo saltare un fine settimana. Puoi andare da solo, se vuoi.

Da solo?! esplose Alessandro. Capisci cosa stai dicendo? Mia madre è la tua famiglia! Sei obbligata a farle visita con me!

Alessandro, non urlare, implorò Benedetta. Possiamo parlare con calma.

Non cè nulla da discutere! gridò lui. Sei diventata incontrollabile! Fai quello che vuoi, non ascolti nessuno! Pensi che perché lappartamento è tuo, possa comandarmi?!

Benedetta rimase immobile. Per la prima volta in tutti gli anni di matrimonio Alessandro citò la casa. Il suo fastidio non riguardava solo le visite alla suocera; era il sentirsi a disagio in un appartamento altrui. Quel disagio si era accumulato, trasformandosi in continue lagnanze.

Non ti ho mai comandato, sussurrò Benedetta. E lappartamento non è il problema.

È tutto il problema! continuò lui, alzando la voce. Mi tratti come una padrona di casa, io sono solo un ospite! Forse dovrei andare via, così capisci quanto sia brutto senza di me!

Ognuno è libero di fare quello che vuole, rispose fredda Benedetta.

Alessandro rimase a fissare la moglie, forse aspettandosi lacrime, scuse, un mi dispiace. Benedetta rimase impassibile, le braccia incrociate sul petto. Dentro di lei si agitava unondata di offesa, ma non voleva mostrarsi debole.

Davvero? sibilò Alessandro tra i denti. Quindi non ti importa più?

Non ho detto che non mi importa, replicò Benedetta. Ma le minacce non risolvono nulla.

Non è una minaccia! ruggì lui. Starò da unaltra, forse capirai quanto sia male senza di me!

Benedetta sentì il sangue svanire dal viso. Unaltra? Significava davvero che cera unaltra donna. Tutte quelle ore al cellulare, lirritabilità costante, il rifiuto di stare insieme tutto si riassumeva in ununica immagine.

Capito, concluse Benedetta.

Alessandro si girò e andò verso la camera da letto. Qualche minuto dopo uscì con una valigia in mano, il volto accigliato, i passi decisi. Benedetta rimase nella porta del corridoio a guardarlo impacchettare.

Vedremo come canti quando resterai sola, lanciò lui, chiudendo la zip della valigia.

Benedetta non rispose. Alessandro si infilò la giacca, prese la valigia e si diresse verso luscita. Prima di chiudere la porta si voltò:

Una settimana sarà sufficiente per farti recuperare.

La porta sbatté rumorosamente. Benedetta rimase lì, nel vestibolo, con il silenzio che le pesava alle orecchie. Le mani tremavano, dentro di lei un vuoto si faceva più grande. Si avviò piano verso il salotto e si lasciò cadere sul divano.

Alessandro era davvero andato. Era partito dalla sua amante per educare la moglie, per dimostrare che poteva vivere senza di lei, perché Benedetta dovesse riconoscere il suo valore.

Benedetta fissava il punto fisso sul divano. Il risentimento bruciava dentro, ma insieme a lui veniva una strana leggerezza. Lennesima tensione di mesi, le liti, le lagnanze tutto era esaurito. Ora la casa era silenziosa. Nessuno sbatteva porte, nessuno rimproverava lindipendenza.

Il telefono squillò verso le dieci di sera. Era la sua amica Laura.

Benedetta, come stai? chiese preoccupata Laura.

Bene, rispose Benedetta. Alessandro è andato.

Lo ho visto al bar di via dei Marrucini, con una donna. Allinizio ho pensato di aver sbagliato, poi ho guardato meglio: era lui.

Benedetta chiuse gli occhi. Non era solo una minaccia. Alessandro era davvero andato dallamante, non per rinfrescarsi, ma per dimostrare che aveva unalternativa.

Laura, mi ascolti? chiese, leggermente tesa.

Sì, ti sento. Grazie per avermi detto.

Vuoi venire da me? propose Laura.

No, grazie. Sto bene.

Sei sicura?

Sì. Buonanotte, Laura.

Benedetta spense il cellulare e lo ripose. Alessandro non era partito per rinfrescarsi: era partito per lamante, con cui, a quanto pare, scambiava messaggi da tempo. Tutte quelle ore al cellulare, il silenzio, lirritabilità ora aveva senso.

Benedetta si alzò dal divano, andò alla camera da letto, aprì larmadio: rimaneva ancora metà delle cose di Alessandro. Lui aveva preso solo lindispensabile, contando di tornare tra una settimana, di ritrovare la moglie sottomessa e pentita.

Ma Benedetta non avrebbe aspettato né subito. Prese il telefono e chiamò un fabbro. Aveva trovato un annuncio online: servizio 24 ore, arrivo entro unora.

Pronto, buona sera, rispose una voce maschile.

Buongiorno. Devo cambiare la serratura dingresso. Potete venire oggi?

Certo. Indichi lindirizzo.

Benedetta fornì lindirizzo. Il fabbro promise di arrivare tra quarant minuti. Mentre aspettava, passeggiò per lappartamento, osservando ciò che restava di Alessandro: vestiti nellarmadio, scarpe nel corridoio, libri sullo scaffale, un rasoio in bagno. Era chiaro che pensava di tornare e riprendere la vita come se nulla fosse accaduto.

Unora dopo, arrivò il fabbro, un uomo di mezza età con una cassetta degli attrezzi. Valutò rapidamente la vecchia serratura e propose di installarne una nuova, più robusta. Benedetta accettò. Mentre il fabbro lavorava, Benedetta si ritirò nella sua camera e iniziò a mettere le cose di Alessandro in due valigie.

Con cura piegò le camicie, i jeans, i maglioni. Sistemò scarpe, libri, rasoio, spazzolino. Tutto ciò che apparteneva a lui venne infilato in due grandi valigie. Benedetta lavorò in silenzio, metodica, cercando di non pensare a nulla.

Fatto, annunciò il fabbro, uscendo dal corridoio. Ho cambiato la serratura, ecco le nuove chiavi.

Benedetta pagò, chiuse la porta a chiave e si appoggiò contro di essa. Alessandro non avrebbe più potuto entrare. Le vecchie chiavi erano ora inutili.

Tornata nella sua camera, guardò le valigie. Il giorno dopo le avrebbe portate al piano interrato, lasciandole lì perché Alessandro le prendesse quando desiderava. Per ora, però, voleva solo sdraiarsi e dormire, dimenticare tutto il dramma, le liti, le minacce.

Si cambiò in pigiama, si stese sul letto e chiuse gli occhi. Domani sarebbe stato il primo giorno senza il marito, senza continui rimproveri e litigate. E, stranamente, questo pensiero la rassicurava.

La settimana passò sorprendentemente tranquilla. Benedetta andava al lavoro, tornava a casa, cucinava solo per sé. La sera leggeva, guardava le serie che non aveva mai avuto il tempo di finire. Nessuno sbatteva porte, nessuno urlava, nessuno rimproverava la sua indipendenza.

Il lunedì mattina, Benedetta portò le valigie al piano interrato, le sistemò vicino alla parete opposta al suo appartamento e vi rimise una busta con documenti di Alessandro: polizza assicurativa, certificati di lavoro, vecchie bollette. Che li prenda subito, pensò.

La vicina di piano, Rosa, la salutò davanti alle cassette postali.

Benedetta, che valigie sono quelle lì? chiese curiosa.

Alessandro le prenderà, rispose brevemente.

Ah, capito, commentò Rosa, sospirando. I giovani di oggi non sanno più cosa fare. Prima erano felici, non lamentosi.

Benedetta non si addentrò nei dettagli, salutò e tornò al lavoro. La giornata trascorse come al solito: lezioni, correzioni di quaderni, chiacchiere con le colleghe. Nessuno a casa sua aspettava il marito, e questo le sembrava stranamente piacevole. Non doveva più correre, né temere larrivo di Alessandro con la sua ira.

Il martedì sera, Laura la chiamò.

Benedetta, come stai? Hai avuto notizie di Alessandro?

No, rispose Benedetta. E non voglio saperne nulla.

Hai già preso le valigie? chiese.

Sono ancora al piano interrato, rispose.

Allora non è ancora tornato, osservò Laura. Forse è davvero andato dallamante per davvero.

Non mi interessa, disse Benedetta. Che viva dove vuole.

Laura rimase in silenzio, poi commentò:

Giusto. Non serve correre dietro a lui. Si è messo nei guai da solo.

Dopo la chiacchierata, Benedetta preparò una tisana alle erbe e si sedette alla finestra. Fuori pioveva, le foglie aderivano al marciapiede. Lautunno era in piena stagione. Un tempo quel tempo suscitava malinconia; ora era solo un sottofondo tranquillo, nessuno chiedeva la sua attenzione.

Il mercoledì, Benedetta fece la spesa per sé: un pezzetto di pecorino, una confezione di pasta, verdure per linsalata. Prima comprava il doppio, pensando allappetito di Alessandro. Ora poteva prendere solo ciò che desiderava.

Giovedì e venerdì trascorsero allo stesso modo. Benedetta si abitò alla solitudine: al mattino si alzava, andava al lavoro, non inciampava più nelle scarpe di Alessandro in corridoio, la sera tornava a casa e non trovava piatti sporchi nel lavandino. Prima si addormentava sentendo il suo russare; ora dormiva in silenzio.

Sabato, decise di fare una pulizia profonda. Lavò il pavimento, spolverò, lavò la biancheria. Alla fine della serata lappartamento brillava. Si fece una doccia, preparò un caffè e si sedette sul divano con un libro. Fuori si accendevano i lampioni del cortile.

Nel frattempo, Alessandro era nella casa della sua amante, Cristina, e raccontava ancora una volta la sua lezione.

Vedrai, fra una settimana mi telefonAlessandro, però, capì troppo tardi che la sua lezione aveva insegnato solo a lui stesso la dura lezione dellautonomia di Benedetta.

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