L’uomo perfetto. Ma non per me
“Graziella, guardalo un po’!” sussurrò la vicina Valeria annuendo verso il lotto di fronte. “Quello sì che è un marito! Compra fiori alla moglie ogni settimana, ha lavato la macchina all’alba per portare Isabella al lavoro. E il tuo dov’è?”
Graziella mescolò meccanicamente il minestrone senza staccarsi dai fornelli. Oltre la finestra si scorgeva infatti Antonio del settimo lotto che trapiantava con cura pomodori, mentre sulla panchina accanto riposava un mazzo di rose rosse.
“Valeria, basta” sospirò Graziella. “Ognuno ha la sua vita.”
“Che vita!” s’indignò la vicina sedendosi al tavolo. “Guardalo attentamente! Il suo orto sembra uscito da una rivista, adora la moglie, porta i nipoti in bici ogni weekend. E Isabella quanto è felice! Ieri l’ho incontrata al supermercato, mi ha raccontato per mezz’ora come Antonio le massaggia i piedi la sera.”
Graziella fece una smorfia. Antonio Romano era davvero il marito modello. Tutte le vicine ne parlavano, tutto il vicinato lo sapeva. Spalava la neve non solo dal suo vialetto ma anche dagli anziani. Aiutava a riparare le recinzioni, prestava attrezzi, non alzava mai la voce con la moglie.
“E a me che importa?” Spezzò Graziella il fuoco voltandosi verso la vicina. “Anche il mio Roberto è una brava persona.”
Valeria sbuffò.
“Bravo! Ieri a mezzanotte ha messo la musica a palla, la mia nipotina si è svegliata piangendo fino al mattino. L’altro ieri la sua auto ostruiva la strada, il signor Pietro ha fatto fatica a passare.”
“Aveva solo il morale basso” si difese Graziella, pur sapendo che le scuse suonavano deboli.
Roberto non era certo il marito perfetto. Dimenticava i compleanni, lasciava i piatti sporchi nel lavandino per giorni, spendeva metà stipendio in attrezzatura da pesca. Ma Graziella lo amava così com’era. Amava i suoi goffi tentativi di fare colazione quando lei stava male. Amava il suo russare notturno. Amava persino l’abitudine di sparpagliare i calzini per la camera.
Dopo che la vicina se ne andò, Graziella uscì nell’orto ad annaffiare i cetrioli. Oltre la siepe giungeva il tranquillo dialogo di Antonio con la moglie:
“Isabella, vuoi che ti porti una sedia? Non stare in ginocchio, ti fai male alla schiena.”
“Non serve, Antonio, controllo le fragole in un attimo.”
“Allora intanto preparo il tè. Con limone o con marmellata?”
“Con marmellata, amore.”
Graziella confrontò involontariamente queste parole con il dialogo mattutino col proprio marito:
“Roberto, la colazione è pronta!”
“Arrivo!” gridò dal bagno, poi aggiunse: “C’è caffè?”
“Quello solubile nella credenza, cerca da solo.”
“Ma dove diavolo…”
Alla fine Roberto uscì per lavoro bevendo solo tè, troppo pigro per cercare il caffè, e per tutto il giorno Graziella si rimproverò per non avergli preparato la tazza in anticipo.
Quella sera, mettendo a letto la nipotina Martina in vacanza dai nonni, Graziella sentì la bimba sospirare.
“Che succede, sole mio?”
“Nonna, perché il nonno Antonio del settimo lotto regala ogni giorno fiori alla zia Isabella? E il mio nonno Roberto non te li regala mai.”
Graziella si sedette sul bordo del letto, aggiustando le coperte a Martina.
“Ti piacerebbe che regalasse fiori a me?”
“Sì! Tu sei buona, mi leggi le favole e mi fai i biscotti. Perché non ti regala mai niente?”
Dalla bocca dei bambini la verità feriva di più. Graziella non seppe rispondere, si limitò a baciare la fronte della nipotina sussurrando: “Dormi, tesoro.”
Il giorno dopo, incontrando Isabella Romano al supermercato, Graziella la osservò meglio. Sembrava davvero una donna felice. Curata, in un bel vestito estivo, capelli perfetti.
“Graziella, ciao! Come va?” sorrise Isabella scegliendo pomodori.
“Bene, e tu?”
“Alla grande! O
E non avrebbe mai scambiato quel loro caos disordinato per la luce artificiale di perfezioni costruite.