– Ma che diavoleria è successa qui? Chiama i tuoi parenti, che vengano a mettere ordine! – si indignò Lilla.

Ma che casino è successo qui? Chiama i tuoi parenti e digli di venire a sistemare questo disastro si lamentava Lilia. Non sono la loro serva. Basta che devo lavare la biancheria ogni volta che i tuoi amici dormono nella nostra villetta. Ormai ci hanno preso gusto.

A cena, suo marito le disse: Senti, ha chiamato mamma. Lei e i parenti vogliono organizzare una grigliata questo weekend.

Che bello per lei rispose Lilia, sarcastica. Ma noi che centriamo? Non sopportava la suocera.

Vogliono usare la nostra villetta spiegò Alessandro. Loro non ne hanno una, e io sabato devo andare dal meccanico. Lo diceva come se fosse la cosa più naturale del mondo. Ho detto che non possiamo andarci, quindi mamma ha chiesto le chiavi.

Lilia non poté far altro che accettare, ma se ne pentì amaramente. Quando, il weekend dopo, andarono alla villetta, rimase sconvolta. Sembrava fosse passato un tornado.

La frutta raccolta, il pavimento sporco, una pentola di minestra rafferma sul fornello. Persino le tende della cucina erano state portate via. Ma che diavolo è successo? si chiese Lilia, incredula. I suoi suoceri avevano sessantanni.

Glielo disse tutto.

Ma che gente è mai questa? Chiama i tuoi parenti e digli di venire a pulire! Io non sono la loro domestica. Basta che devo già lavare tutto dopo i tuoi amici.

Non esagerare. Metti tutto in lavatrice, stendi e finita lì.

La prossima volta lo fai tu, allora! Sei contento di come hanno ridotto la nostra villetta?

Ma Alessandro non chiamò nessuno. Lilia lo ignorò per un po, poi fecero pace. Erano sposati da soli due anni, si erano uniti per amore, ma ora lei cominciava a pensare di aver avuto fretta. Non avevano ancora figli.

La vita procedeva fra lavoro e casa, casa e lavoro. I weekend erano per passeggiate o gite con gli amici. Tutto cambiò quando la madre di Lilia si risposò e si trasferì in unaltra città. La villetta di famiglia passò a lei.

Da quel momento, i parenti di Alessandro improvvisamente la adorarono. Tutti volevano andare in villetta. Si sa, la grigliata è più buona allaria aperta!

Parenti spuntavano dal nulla. Cugini, zii, zie, persino la nonna di Alessandro: tutti attratti dalla natura, dal fiume e dalla carne alla griglia. E poi cerano gli amici di lui.

Arrivavano tutti con lintenzione di passare la notte. Alessandro preparava il barbecue, come al solito. A Lilia questo iniziava a pesare, ma non voleva rovinare i rapporti. Però doveva fare qualcosa.

Ormai, larrivo del weekend la metteva in ansia. Quando si sposarono, la madre di Alessandro era già avanti con gli anni. Aveva avuto lui molto tardi, e una figlia, Maria, più grande di dieci anni. La suocera era di campagna e credeva che tutto fosse di tutti.

Lei e Maria prendevano tutto dalla villetta: creme, shampoo, spugne, persino le pantofole di Lilia. E ora, di nuovo, la suocera chiamò per chiedere le chiavi. Questa volta Maria voleva portarci la sua capa. Si parlava di relax e grigliata.

Come al solito, nessuno chiese a Lilia cosa ne pensasse.

Diamo le chiavi a mamma disse Alessandro. Ricordava la sua reazione allultima visita, ma non ne voleva parlare.

Lilia capì che doveva agire, e suo marito era dalla parte sbagliata. Dopo aver valutato le opzioni, chiamò sua madre e si sfogò.

Ti richiamo io rispose lei, secca.

Venti minuti dopo, la richiamò: sua zia Elena e il marito sarebbero andati in villetta per qualche giorno. Non preoccuparti, Elena ti aiuterà.

Lilia sussultò. Da piccola, aveva paura di zia Elena. Lavevano mandata da lei in estate, e quei ricordi le erano rimasti impressi. Sì, Elena sapeva come educare la gente.

La zia chiamò quella sera.

Ma perché non mi hai chiamata prima, nipote mia? disse, allegra. Vuoi che li spaventi un po o sul serio? Rise, già divertita allidea.

Lilia rabbrividì. Gli hai detto che la villetta è tua? chiese la zia.

Non credo, ma tutti pensano che sia mia.

Tranquilla, cara, sistemeremo tutto.

Domenica, la suocera chiamò Alessandro, furiosa. Avete venduto la villetta? urlò. E i soldi? Perché non ci avete detto niente?

A quanto pare, sabato Maria, la capa, la suocera e suo marito erano arrivati alla villetta, ma cera già un gruppo di cinque persone che facevano grigliata.

Ma voi chi siete? esclamò la suocera.

E voi, invece, chi sareste? rispose una donna autorevole, avanzando. Io sono la proprietaria, e voi come siete entrati? Dove avete preso le chiavi?

Nella comitiva regnò il panico. Maria tentò di spiegare i legami familiari. La donna la fissò, insoddisfatta, e Maria si confuse. La suocera, per prudenza, tacque.

Alla fine, gli furono tolte le chiavi e gentilmente pregati di andarsene. Altrimenti, avrebbero indagato su come avessero ottenuto chiavi non loro.

Lilia sentì la suocera urlare al telefono. Alessandro non capiva, ma non riusciva neanche a parlare.

Passa la telefono a tua moglie. Alessandro glielo porse. La villetta non è tua! dichiarò la suocera, solenne.

E tu me lhai chiesto? rispose Lilia, calma. Hai deciso che tutto è tuo, anche ciò che è mio.

Ma capisci che Maria aveva invitato la sua capa? Sai cosa potrebbe succedere ora? Stanno per licenziare gente e lei voleva ingraziarsela. Se la mandano via, sarà colpa tua!

E io che centro? Zia Elena è la proprietaria, è andata a riposarsi. Compratevela una villetta vostra.

Dopo questo, non ci metterò più piede, e neanche i miei parenti sbottò Alessandro.

Litigarono per la prima volta. Lui si offend

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