“Ma che, sono diventata vecchia? Debole?” — la voce di mamma tremava per l’offesa. — Ma per carità, sono ancora forte come un cavallo!
“Bianca! Bianchina! Ma quante volte devo chiamarti?” — la voce della madre risuonava in tutto l’appartamento, penetrando perfino attraverso la porta chiusa della cameretta, dove Bianca cercava di far addormentare il suo bambino di tre anni, Mattia.
“Mamma, aspetta cinque minuti! Mattia sta per addormentarsi!” — rispose lei, accarezzando dolcemente la schiena del piccolo.
“Cinque minuti?! Mi sento male! La pressione è alle stelle! Avevi promesso di portarmi le medicine!” — nel tono di mamma comparvero quelle note isteriche che Bianca conosceva fin troppo bene.
Bianca sospirò. Mattia stava quasi dormendo, ma ora aveva riaperto gli occhi e la guardava preoccupato.
“Mamma, la nonna sta piangendo?” — sussurrò lui.
“No, tesoro, non sta piangendo. Dormi, dormi…” — Bianca lo baciò sulla fronte, ma dentro di sé sentiva un groppo. La mamma non stava piangendo, stava urlando. E questo era ancora peggio.
Valentina Rossi era seduta in cucina, con una mano teatrale sul cuore e il respiro affannoso. Vedendo la figlia, scosse la testa con rimprovero.
“Ecco, vedi in che stato mi hai ridotta? Il cuore mi batte come un tamburo, la testa gira! E tu che fai? Perdi tempo con il bambino! Te l’avevo detto: prima le mie medicine, poi il piccolo!”
“Mamma, ma come puoi dire così? Mattia stava per addormentarsi, non posso lasciarlo nel bel mezzo. Poi si sveglia di notte e non dorme più.” — Bianca prese le compresse per la pressione dall’armadietto e le porse con un bicchiere d’acqua.
“E io devo morire, allora?” — Valentina voltò la faccia offesa. — “Una volta non facevi così. Un tempo, appena ti chiamavo, accorrev