Macina del Destino: Come un Regalo di Capodanno Divenne l’Inizio di una Famiglia

**La Macinatrice del Destino: o come un regalo di Capodanno diede vita a una famiglia**

— *Matteo, cos’è questa gigantesca scatola?* — Elisa fissò incredula il pacco ingombrante, avvolto in una carta luccicante decorata con abeti innevati.
— *Apri, dai!* — Matteo si sfregava le mani nervosamente, gli occhi gli correvano da una parte all’altra e le labbra gli tremavano per l’agitazione. — *Penso che ti piacerà.*

Elisa scartò con calma il pacco, strappò il nastro con delicatezza… e si bloccò. Sul fondo della scatola c’era una vecchia macinatrice di metallo, opaca per il tempo trascorso. Sembrava uscita direttamente dalla cucina di una nonna, con la ruggine sulle viti e la manovella che cigolava persino senza essere mossa.

— *È… uno scherzo?* — chiese a bassa voce, quasi incredula, alzando gli occhi verso il marito.
— *No, Elisa… non capisci… Non è una semplice macinatrice. Ha una storia. È…*
— *Aspetta* — lo interruppe lei. — *Prima parliamo dell’altro regalo. Del voucher per la “Villa dei Pini”. Tre settimane di lusso, con trattamenti benessere. Quello lì.*

Matteo impallidì.
— *Come fai a…*
— *Da Francesca. Lavora in contabilità.* — La voce di Elisa era ferma, ma le dita strizzavano un tovagliolo fino a ridurlo in brandelli. — *Il voucher era a nome di Chiara. La tua ex moglie. E a me… una macinatrice antica.*

— *Elisa, ascoltami…*
— *No, Matteo, ora ascolta tu!* — Si alzò di scatto, urtando il bicchiere di spumante che cadde a terra frantumandosi in mille scintillanti schegge. — *Non è una questione di soldi! È una questione di onestà! Perché l’ho scoperto da altri?!*

— *Volevo dirtelo…*
— *Quando? Dopo il suo ritorno? O quando finalmente avrei capito da sola?*

Fuori, i fuochi d’artificio di Capodanno esplodevano nel cielo, illuminandolo a intermittenza, mentre nella loro accogliente cucina l’aria era più pesante di una notte d’inverno.

— *E questa macinatrice…* — Elisa la sollevò dalla scatola — *cos’è? Un consolazione? O un tentativo di placare la coscienza?*

— *Non capisci. È davvero… speciale…*

— *Comunque, Matteo,* — disse Elisa, già sulla soglia della camera da letto — *me ne vado. Per un po’. Devo capire perché sono ancora qui.*

Tre giorni di silenzio. Nessun rimprovero, nessuna lacrima, solo frasi educate, come tra vicini. Elisa passava davanti a quella scatola come davanti a un monumento. Al quarto giorno, cedette. Chiamò l’amica.

— *Francesca, ciao. Dimmi, c’era altro in quella fattura, oltre al voucher?*
— *Ehm… sì, aspetta. Credo ci fossero anche cure, trattamenti. La salute di Chiara è peggiorata molto. Sai cosa è successo alla madre di Matteo, vero?*

— *Cioè… cosa è successo?* — Elisa si irrigidì.

— *Non lo sapevi?* — la voce di Francesca si fece cauta. — *Sua madre ha avuto un ictus un anno fa. Quasi non si alzava più. E Chiara… andava da lei ogni giorno. La nutriva, cambiava le lenzuola, la portava alle visite. Anche quando sua madre finì in ospedale, non abbandonò la suocera. Anche se non era più sua suocera da tempo.*

— *Ma perché non me l’ha detto?*

— *Come avresti reagito? “La mia ex si prende cura di mia madre ogni giorno perché io non riesco”? Sarebbe stato imbarazzante, no? Ma credimi, non c’è amore dietro. Solo umanità.*

Elisa riagganciò. Il mondo le sembrò capovolto. Non sapeva cosa pesasse di più: la rabbia o la vergogna.

Lo sguardo le cadde sulla macinatrice. *”Speciale”*. La prese in mano, la osservò meglio. Sulla parte inferiore, un vitino diverso dagli altri. Lo girò. Uno scatto. All’interno, un comparto segreto con una scatolina di velluto e un biglietto. Con il cuore in gola, Elisa aprì il messaggio.

*”Mia cara Elisa,*

*Perdonami per non averti detto tutto subito. Hai tutto il diritto di essere arrabbiata.*

*Ma la storia di questa macinatrice è più lunga e profonda di quanto sembri. La regalò mia nonna a mia bisnonna, il giorno in cui mio nonno tornò dalla guerra. Era un simbolo di pace, calore, casa. Soprattutto, di perdono e amore.*

*Quando mia madre si ammalò, non sapevo cosa fare. Poi arrivò Chiara. Senza rimproveri. Senza pretese. Con un asciugamano in mano e le parole: “Ti aiuto. È pur sempre stata mia suocera”.*

*Il voucher non è un gesto d’amore. È un ringraziamento. Non te l’ho detto perché temevo che lo avresti visto come una minaccia. Ma ora capisco di aver solo peggiorato le cose.*

*Perdonami.*

*Nella scatolina c’è un anello. Era di mia nonna. Lo lasciò alla donna con cui avrei scelto non solo di vivere, ma di attraversare tutto. Che avrebbe capito che l’amore non sono fiori e cene, ma la scelta di restare quando è difficile.*

*Mi sposeresti di nuovo? Vuoi celebrare con me un vero matrimonio?..*

*P.S. Sul fondo della macinatrice c’è la ricetta dei ravioli della nonna. Ma solo per chi è pronto a prepararli insieme, ridere, litigare, perdonare e tenersi la mano per tutta la vita.”*

Elisa guardò l’anello. Era semplice, con una piccola pietra. Ma in quel momento, era la cosa più preziosa che avesse mai tenuto.

Bussarono alla porta.
— *Elisa? Posso?*
— *Aspetta un attimo.*

Prese il telefono.

— *Chiara? Buonasera. Sono Elisa. Parti domenica, vero… Possiamo vederci prima? Mi serve la tua ricetta. Quella dei ravioli. Dicono che siano magici…*

Un anno dopo. Vigilia di Capodanno.
Nella spaziosa cucina del nuovo appartamento, fuori nevica. Nell’aria, profumo di aneto, alloro e pasta fresca.

— *Elisa, guarda, l’impasto è lievitato!* — chiama Chiara dalla cucina.
— *Arrivo!* — ride Elisa, sistemandosi il grembiule. — *Matteo, prendi il ripieno, per favore.*

L’antica macinatrice luccica sotto le luci delle feste. Sulla mensola, una foto di famiglia: loro tre, e accanto, un’altra immagine, con Chiara che sorride e… un uomo al suo fianco. *Luca. Il dottore del sanatorio.*

— *Tra l’altro, stasera viene* — sorride Chiara, asciugandosi le mani. — *Porterà quella salsa speciale.*
— *Davvero? Spero che la macinatrice lo approvi* — sussurra Elisa.

— *Dicono che abbia carattere* — fa Matteo strizzando l’occhio.
— *Conserva l’amore. E la gratitudine* — aggiunge piano Elisa.

Fuori, le luci brillano, sul fornello bolle il brodo, e nel cuore batte ciò per cui tutto è accaduto: la famiglia. Non sui documenti. Ma nello spirito. NE mentre le risate riempivano la cucina, la vecchia macinatrice sembrò sorridere, come se sapesse che la sua storia non era ancora finita.

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