Madre adottiva e amore autentico: una storia indimenticabile

La mamma scelta e l’amore vero: una storia indimenticabile

Ginevra arrivò al paesino al calar della sera. Appena aprì il cancello, vide sua madre seduta sul gradino con un gomitolo di lana tra le mani.

— Ginevrina mia! — esclamò la donna, alzandosi a fatica. — Perché non mi hai avvisato? Avrei preparato la tua zuppa preferita, quella agli spinaci!

Ginevra la fissò a lungo, poi le domandò all’improvviso:

— E tu perché non mi hai detto niente?

— Cosa non ho detto? — replicò la mamma, confusa.

Il giorno prima, Ginevra si preparava per un viaggio tanto atteso con gli amici. Insieme a Lorenzo, il suo fidanzato, aveva già fatto le valigie. Ma una chiamata della sorella minore, Agnese, cambiò tutto: sospettavano che la mamma avesse una malattia grave. Senza esitare, Ginevra annullò le vacanze, comprò i biglietti e partì.

— Vuoi che venga con te? — le chiese Lorenzo, preoccupato.

— No, resta qui. Scrivi solo quando puoi. E… mi mancherai — rispose a voce bassa.

Ginevra era forte, riservata. Conosceva già il dolore del tradimento e di un matrimonio fallito. Per questo non aveva ancora parlato ai genitori di Lorenzo. Voleva essere sicura che fosse per sempre.

Il viaggio fu interminabile. Due cambi, lunghe attese e, soprattutto, un presentimento pesante che non la abbandonava. Da due anni tornava al paesino solo di rado. Il lavoro l’aveva portata lontano da casa, e ogni ritorno le spezzava il cuore un po’ di più.

La mamma… non era la sua vera madre. Era la matrigna. Ma Ginevra e Agnese la chiamavano sempre mamma. Perché lei non era semplicemente arrivata nelle loro vite: aveva guarito la famiglia.

Tanti anni prima, la loro madre biologica li aveva abbandonati — tradimenti, feste, indifferenza. Il padre, dopo aver tentato di salvare il matrimonio, tornò dal lavoro all’estero e si prese cura delle figlie da solo. Ma era dura. La casa, due bambine, la scuola, le faccende… Tutto sulle sue spalle.

Poi arrivò Sabrina. Insegnante, madre di tre figli, in un matrimonio complicato. Una sera, il più piccolo dei suoi figli corse dai vicini in lacrime: “Papà sta litigando con la mamma”. Il padre di Ginevra intervenne. E qualche giorno dopo, Sabrina si trasferì da loro.

— E se sposassi zia Sabrina? — chiese alle figlie.

Agnese annuì subito: «Che bello!». Ginevra tacque. Non voleva dividere l’attenzione del padre. Ma tutto cambiò quando si ammalò gravemente. Sabrina non si staccò dal suo letto, vegliandola di notte e curandola di giorno con pazienza.

— Sarai sempre così? — sussurrò Ginevra.

— Forse non potrò mai sostituire la vostra mamma… Ma non vi farò mai del male — rispose Sabrina.

Da quel giorno, tutto fu diverso. Ginevra l’accettò. Non come matrigna, non come un’estranea. Come sua madre.

E ora, dopo tanti anni, era tornata — con il cuore in gola.

— Perché non mi hai detto che stavi male? — chiese Ginevra, cercando di controllare la voce mentre guardava il volto stanco della donna.

— Domani sapremo di più… — mormorò Sabrina. — Ma oggi, Ginevrina, sei a casa. E questa è già felicità.

La famiglia si riunì a tavola come per una festa. Tutti cercavano di nascondere la preoccupazione. Agnese aveva finito l’università e insegnava a scuola. Massimo aiutava il padre nella falegnameria. Stefano studiava per entrare in giurisprudenza. Sofia, la più piccola, sognava di diventare attrice.

E Sabrina… Aveva preso delle capre, imparava a lavorare a maglia e scherzava dicendo che era ora di prepararsi ai nipoti:

— Ho già fatto tre vestitini. Aspettiamo lieti eventi!

A tarda notte, Ginevra rimase in cucina con la mamma. La abbracciò e le accarezzò la mano.

— Domani andrà meglio. Lo sento.

— Siete sempre presi dal lavoro… Forse i nipoti non li vedrò mai — sospirò Sabrina.

— E invece no. — Ginevra prese il telefono e le mostrò una foto con Lorenzo. — Ti presento Lorenzo.

— Che bel ragazzo… E premuroso — borbottò Sabrina, leggendo il suo messaggio: “Come stai? Vuoi che venga?”

Ginevra sorrise. Sì, ora ne era certa: era il momento di parlarne in famiglia. Lui era la sua persona.

L’indomani andarono all’ospedale. I risultati non confermarono nulla. Non c’era nessuna malattia. La mamma scoppiò in lacrime di sollievo, e Ginevra la strinse forte:

— Non sono venuta per niente. Prepareremo ancora vestitini per le nipotine!

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

two × one =

Madre adottiva e amore autentico: una storia indimenticabile