Madre Urla: “Mi Hai Tradito!”, Padre Svaniṣce

La madre urlava: «Mi hai tradita!», mentre il padre era semplicemente sparito.

Giorgia dormiva profondamente quando il telefono squillò, strappandola dal sonno. Afferrò il ricevitore, il cuore già in gola.

«Giorgia!» La voce della madre tremava di disperazione. «Vieni subito! Subito!»

«Mamma, cos’è successo?» Giorgia si svegliò del tutto, cercando di calmare l’ansia che saliva. «Avete di nuovo litigato con papà? Lo fate da una vita, arrangiatevi!»

«Non c’è nessuno con cui arrangiarsi!» la madre sbottò, la voce rotta dal pianto. «Non hai più un padre!»

«Mamma… Papà è morto?» Giorgia si bloccò, sentendo il sangue gelarsi nelle vene.

«Vieni e vedrai con i tuoi occhi!» replicò la madre. «Queste cose non si dicono al telefono!»

«Cosa dovrei vedere?» Giorgia era ormai sul punto di urlare dalla confusione.

«Vieni!» E la madre riattaccò.

Tremante, Giorgia iniziò a prepararsi. Sfrecciò verso la casa dei genitori nella periferia di Firenze, senza riuscire neppure a immaginare cosa l’aspettasse.

«Giorgia! Vieni!» La voce della madre al telefono suonava come una campana a martello.

«Che c’è stavolta?» borbottò Giorgia, ancora assonnata, stropicciandosi gli occhi.

«Che c’è stavolta?! Io sono al limite, e tu fai domande!» La madre era sul punto di scoppiare in lacrime.

«Mamma, è sabato, sono le sette del mattino» cercò di dire Giorgia con calma, ma dentro l’inquietudine cresceva. «Ho impegni, i bambini, mio marito. Dimmi cosa succede o non vengo.»

«Non vieni?» La madre sembrò soffocare dall’indignazione. «Non ti importa niente di me! Non ti importa del mio dolore!»

«Mamma, tu e papà litigate da sempre» tagliò corto Giorgia. «Sono stanca di fare da arbitro.»

«Non hai più un padre!» urlò la madre, e la linea si interruppe.

«Che succede?» borbottò il marito di Giorgia, Luca, girandosi dall’altra parte del letto.

«Sembra qualcosa di serio» rispose piano Giorgia, ancora scossa dalle parole della madre. «Devo andare.»

«Sono insopportabili!» sbottò Luca. «Tua madre non capisce che hai una famiglia tua?»

«Luca, non cominciare. I genitori non si scelgono» sospirò lei. «Devo andare. Scusa, ma dovrai gestire i bambini da solo.»

«Come se fosse la prima volta» brontolò lui. «Di’ a tua madre che se ti chiama ancora a quest’ora, chiedo il divorzio.»

Giorgia alzò le sopracciglia sorpresa:

«Sul serio?»

«No, ovvio no» sorrise lui. «Ma una bella spaventata gliela do. Magari capisce.»

«Non capirà» scosse la testa Giorgia, iniziando a prepararsi.

Da quanto ricordava, nella casa dei genitori non c’era mai stata pace. La madre, Elena, urlava sempre, mentre il padre, Marco, stringeva le labbra in una linea sottile. Sembrava impassibile, ma Giorgia sapeva che dentro ribolliva.

Le liti erano iniziate quando Giorgia era ancora a scuola. Prima rare, poi quotidiane. La madre, con la sua voce che squillava come una tromba, creava scenate che arrivavano fino ai vicini del loro palazzo. Persino quelli seduti sulla panchina scuotevano la testa: «Come fa a sopportare? Poveretto.»

Nessuno chiedeva mai come si sentisse Giorgia, la loro figlia, in quell’inferno. All’esterno, sembravano una famiglia perfetta: il padre era un professore universitario, guadagnava bene, la madre si occupava della casa. Ma “occuparsi” era dire troppo. Elena comandava tutti: il marito, Giorgia, persino la domestica che il padre aveva assunto sperando di placarla. Invano.

Un giorno, il padre, esausto da un’ennesima scenata, sbottò: «Cosa ti manca, Elena? Vuoi la luna?» La madre rimase senza parole – aveva osato interromperla! – poi rise e… per un po’, tacque.

Al matrimonio di Giorgia, la madre superò se stessa. Strattonava il padre, faceva commenti, e quando l’animatore chiese a Marco di fare un brindisi, Elena saltò su: «Lo faccio io! A lui non si può affidare niente di importante!» Gli ospiti si scambiarono occhiate, mentre Giorgia moriva dalla vergogna.

Dopo il matrimonio, il padre regalò a Giorgia un appartamento a Firenze, in segreto. «Niente segreti del genere con me, ok?» ridacchiò Luca. «Io scappo al primo litigio.»

Mentre guidava verso casa dei genitori, quei ricordi tornarono a galla. Si preparava alla solita lamentela della madre, alle occhiaie del padre. Ma la realtà fu peggiore.

«Mi ha tradita!» urlò la madre aprendo la porta. «Ho dato tutta la mia vita, e lui… ingrato!»

«Mamma, dov’è papà?» Giorgia la afferrò per le spalle.

«È scappato stanotte!» singhiozzò Elena.

«Come scappato?» Giorgia sentì mancare il terreno sotto i piedi.

«A letto è andato, al mattino sparito! Ha preso le sue cose e se n’è andato!»

«Hai provato a chiamarlo?»

«Certo! Non risponde! Tu chiamalo, a me non risponderà mai!»

Giorgia compose il numero. Il padre rispose subito, la voce stranamente calma: «So cosa vuoi sapere. Ho diritto di non vedere tua madre per il resto della mia vita. Sono alla villa di un amico. Se succede qualcosa, chiamami. Solo con te.»

«Papà, dove sei?» chiese Giorgia, sotto lo sguardo incendiario della madre.

«In campagna. Per ora. Vedremo. Ok?»

«Ok» sussurrò lei.

«Cosa gli hai detto?» urlò la madre. «Al traditore!»

«Mamma, basta! Papà non è un traditore. È stanco delle tue urla.»

«Te l’ha detto lui?»

«No, lo dico io. È in campagna. Tornerà.»

Ma non tornò. La madre scoprì dove fosse, corse lì, picchiò ai cancelli, urlò. Nessuno aprì. Chiamò cento volte, ma lui non rispose. Poi sospettò di un’altra donna. Quando capì che non c’era, si offese ancora di più: «Mi ha lasciata per niente? Sono una coperta da buttare?»

Un giorno Giorgia esplose: «Mamma, non vuole il tuo perdono. Non chiede il divorzio, ti manda i soldi, non ti accusa. Vuole solo pace.»

«Lui ha sofferto?» strillò la madre. «Io ho patito tutta la vita!»

E pianse. Per la prima volta, Giorgia la vide fragile. Forse aveva capito. Era finita.

Due anni dopo, il padre morì. L’amico consegnò il messaggio: «Seppellitemi da solo». La madre rise amaramente. Poi si ammalò. Giorgia la assistette fino alla fine. Una settimana prima, sussurrò: «Avevo tutto… Non l’ho capito.»

Ora Giorgia va spesso al cimitero. Lì, dove riposano i suoi genitori, c’è finalmente silenzio. Troppo tardi, hanno trovato pace.

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