Mamma, che stai facendo?
La mattina è iniziata così: ho sentito le coperte scivolare via lentamente dal mio corpo. Ancora non avevo aperto gli occhi, ma già sapevo di essere rimasta completamente scoperta. Un brivido mi ha percorso la pelle, e subito dopo ho sentito una risatina familiare. Ho socchiuso un occhio e ho visto mia suocera, Rosalba, sghignazzare mentre usciva in fretta dalla nostra camera da letto. «Mamma, che stai facendo?!» ho gridato, ma lei era già sparita dietro la porta, lasciando solo l’eco della sua risata. Mio marito, Matteo, borbottò qualcosa di incomprensibile, ancora mezzo addormentato, e si tirò le coperte addosso senza nemmeno rendersi conto di cosa fosse successo. Io invece sono rimasta lì, fissando il soffitto, cercando di capire come reagire all’ennesima “battuta” di mia suocera.
Sposati da appena un anno, io e Matteo viviamo ancora a casa dei suoi genitori. È una soluzione temporanea, mentre mettiamo da parte i soldi per un appartamento nostro, ma devo ammettere che comincio a dubitare di poter resistere a questa convivenza. Rosalba è una donna gentile, energica e, come dice lei, «con un gran senso dell’umorismo». Peccato che il suo umorismo mi metta spesso a disagio. Quella delle coperte è solo l’ultimo di una serie di episodi che mi fanno sentire fuori posto.
Tutto è iniziato ancora prima del matrimonio. Quando Matteo mi ha presentato ai suoi, Rosalba mi ha subito abbracciata, chiamandomi «figlia» e dicendo che ero ormai parte della famiglia. Ero commossa dal suo calore, ma poco dopo ho capito che per lei i confini personali non esistono. Entrava in camera nostra senza bussare, per «fare due chiacchiere», oppure riordinava i miei vestiti perché «stavano meglio così». Una volta l’ho beccata mentre rovistava nel mio armadio, commentando quali vestiti mi donavano e quali no. Cercavo di prenderla con filosofia – dopotutto, è più grande, ha le sue abitudini, e poi è casa sua. Ma la storia delle coperte è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Mi sono alzata dal letto, mi sono infilata la vestaglia e sono andata in cucina, dove Rosalba era già alle prese con la colazione. Canticchiava tranquilla, soddisfatta di sé. «Buongiorno, Martina!» ha esclamato vedendomi. «Finalmente sveglia! Voi giovani dormite sempre troppo!» E ha riso di nuovo, facendomi capire che alludeva al suo “scherzetto” mattutino. Ho sorriso a denti stretti e ho detto: «Buongiorno, Rosalba. Però, sai, preferirei svegliarmi senza sorprese del genere.» Lei ha scosso la mano. «Suvvia, era solo per ridere! Dovete darsi una mossa!»
Mi sono seduta a tavola, cercando di calmarmi. In fondo sapevo che mia suocera non voleva farmi dispiacere. Per lei, queste cose sono un modo di dimostrare affetto. Ma per me era strano. Io sono cresciuta in una famiglia dove lo spazio personale era sacro. Mia mamma, Gabriella, bussava sempre prima di entrare nella mia stanza e mi aveva insegnato a rispettare i confini degli altri. Qui invece mi sembrava che la nostra camera fosse un luogo pubblico. La cosa peggiore? Matteo non sembrava vedere il problema. Quando gliel’ho raccontato, ha riso e ha detto: «Mamma si annoia, non farci caso.» Ma io non ridevo affatto. Volevo solo che casa nostra – anche se temporanea – fosse un posto dove mi sentissi a mio agio.
Così ho deciso di parlarle chiaramente. Dopo colazione, mentre Matteo era al lavoro, le ho proposto un caffè insieme. Abbiamo chiacchierato in salotto e, dopo averla ringraziata per la sua ospitalità, ho preso coraggio e le ho detto: «Rosalba, apprezzo tantissimo il modo in cui mi hai accolta in famiglia. Però a volte mi metti in imbarazzo quando entri in camera senza bussare o fai cose come quella delle coperte. Per me è un po’ troppo.» Cercavo di essere delicata, ma dentro tremavo.
Con mia sorpresa, non si è offesa. Mi ha guardata stupita, poi ha sospirato: «Martina, non pensavo ti dessero fastidio queste cose. Da noi in famiglia siamo sempre stati così, aperti. Ma se ti dà fastidio, cercherò di fare più attenzione.» Mi ha sorriso, e mi sono sentita sollevata. Forse davvero non voleva ferirmi. Abbiamo parlato ancora un po’, e le ho raccontato com’era la mia famiglia, in modo che capisse il mio punto di vista.
Ora spero che certe situazioni accadano meno. So che Rosalba non cambierà del tutto, è troppo abituata così. Ma credo che possiamo trovare un equilibrio. E ho deciso di parlarne anche con Matteo, perché mi sostenga. Siamo una famiglia, e tutti dobbiamo stare bene. Magari un giorno avremo la nostra casa, e questi “scherzi” saranno solo un ricordo. Per ora, imparo a essere paziente e a ridere delle situazioni imbarazzanti. Anche se, lo ammetto, con le coperte tirate via al mattino la risata ancora mi viene difficile.